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Manovra 2026

Supplenze brevi, per i sindacati lo stop ai docenti esterni non fa risparmiare. Gilda: “Solo danni ai ragazzi”

Dal 2026 arriva una stretta sule supplenze brevi, cioè quelle fino a 10 giorni: le assenze nei posti comuni della scuola secondaria di primo e secondo grado dovranno essere coperte solo con personale interno. Vito Carlo Castellana (Gilda degli insegnanti) a Fanpage.it: “Leso il diritto allo studio dei ragazzi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Vito Carlo Castellana, commenta in un'intervista a Fanpage.it le novità che riguardano il mondo della scuola contenute nella legge di Bilancio 2026.

Tra le norme dell'ultima versione della manovra 2026, alla Carta Valore, un bonus destinato ai neodiplomati under 19, che potrà essere erogato per l'acquisto di per libri, cinema, teatri, concerti, musei, corsi di formazione e attività culturali, una delle misure che più sta facendo discutere è la stretta sulle supplenze brevi, ovvero l'articolo che, in un ottica di risparmio della spesa pubblica, impone ai dirigenti scolastici di utilizzare solo l'organico interno alle scuole per sostituire gli insegnanti assenti per un periodo massimo di dieci giorni. Questo vale per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Per la scuola primaria e per il sostegno, invece, si potrà continuare a ricorrere alle supplenze esterne, a discrezione del dirigente scolastico.

La norma della legge di Bilancio modifica l'articolo 1 comma 85 della legge 107 del 2015, la cosiddetta ‘Buona Scuola' introdotta dal governo Renzi, che dava la possibilità ai presidi di effettuare le sostituzioni dei docenti assenti per la copertura di supplenze temporanee fino a dieci giorni chiamando il personale dell'organico dell'autonomia. Fino ad ora questa era una facoltà dei dirigenti scolastici, non un obbligo. Ora invece alle scuole medie e alle superiori non si potrà  più fare affidamento sui supplenti esterni, per periodi di sostituzioni inferiori a dieci giorni.

Gli eventuali risparmi di spesa che deriveranno da questa norma potranno essere destinati per il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, fino al massimo del 10% del fondo. Non mancano però le polemiche, perché la norma potrebbe causare problemi organizzativi alle scuole che potrebbero ricadere sui ragazzi.

Come giudicate la nuova norma sulle supplenze brevi contenuta in manovra?

Innanzi tutto riteniamo la questione delle supplenze brevi sia un falso problema. Il governo non fa altro che infierire sulla categoria meno assenteista della pubblica amministrazione. E poi chi ha pensato a questa stretta non sa come funzionano le scuole.

Cosa intende?

Già oggi le scuole non chiamano supplenti esterni per periodi così brevi, aspettano almeno 15 giorni per fare le nomine. Hanno introdotto in manovra una norma che di fatto era già contemplata dal regolamento delle supplenze. La legge 107, la cosiddetta Buona Scuola – che ha introdotto posti di potenziamento, che insieme ai posti comuni e ai posti di sostegno formano l'organico dell'autonomia – prevede già la copertura prioritaria delle supplenze brevi con i docenti facenti parte dell'organico dell'autonomia. Anche se in particolare i posti di potenziamento in teoria sono stati istituiti al fine di supportare l'offerta didattica, già oggi in molti casi vengono impiegati anche per le sostituzioni dei docenti assenti. Tra l'altro i posti di potenziamento a disposizione delle scuole sono pochissimi e del tutto insufficienti. Ci sono scuole che hanno un solo posto di potenziamento e scuole che non ne hanno nemmeno uno.

E secondo lei questa norma in manovra produrrà dei risparmi di spesa?

No, è una stretta solo formale, non produrrà alcun risparmio. Perché le scuole hanno risorse molto scarse da impiegare per le supplenze, e i dirigenti scolastici, per evitare di incorrere in danni all'erario, fanno delle nomine di docenti esterni solo nei casi di assenze di almeno 15 giorni. Altrimenti quando possono, si astengono dalle nomine. E quindi a scuola i ragazzi, in caso di assenze dei docenti, la maggior parte delle volte vengono invitati a entrare un'ora dopo rispetto al normale orario delle lezioni oppure escono un'ora prima. Alla scuola dell'infanzia per esempio succede che i bambini vengano smistati in altre classi.

Visto che è un falso problema, non prevedete dunque un carico di lavoro aggiuntivo per i docenti dell'organico dell'autonomia delle medie e delle superiori?

La situazione nelle scuole è drammatica già oggi. Il punto è che questa norma potrebbe nuocere al diritto allo studio dei ragazzi. In questo momento, lo dicevamo, i dirigenti scolastici non fanno le nomine per le supplenze brevi, anche senza la prescrizione più stringente che è prevista in manovra. Cercheranno sicuramente d'ora in poi di nominare il meno possibile, proprio per rispettare l'indicazione di tagliare le spese. Con il risultato che i ragazzi perderanno ulteriormente ore di lezione, entrando dopo o uscendo prima da scuola.

Ma perché secondo lei vogliono introdurre questa stretta?

La verità è che negli ultimi anni hanno visto esplodere le spese legate alle supplenze brevi.

Perché?

Quest'esplosione è legata ai concorsi PNRR1 e PNRR2 e ora ci sarà anche il PNRR3. I docenti che sono stati assunti l'anno scorso con il primo concorso sono stati assunti con contratto a tempo determinato. Questi contratti a termine sono stati conteggiati tra le supplenze brevi. Poi, se l'abilitazione è stata conseguita entro il 31 dicembre, il loro contratto è stato trasformato in tempo indeterminato. Quindi il budget che era stato assegnato per le supplenze brevi è lievitato. Ma di fatto quest'intervento non servirà a niente, creerà solo danni ai ragazzi, il diritto allo studio rischio di essere leso.

Secondo lei può esserci anche un danno per i precari, che avranno meno opportunità di lavoro?

Sicuramente ci saranno meno chiamate per loro. Ma non è così che si disincentiva il precariato, semplicemente abolendo quei posti e diminuendo per i supplenti la possibilità di essere chiamati a scuola per un lavoro. Spostando semplicemente un docente di potenziamento su una supplenza non si risolve nulla, e rischia di trasformare l'insegnamento in un semplice ‘accudimento', in una vigilanza: se un docente di potenziamento insegna diritto non può sostituire per un mese il docente di italiano.

Ancora oggi non si sa che fine abbia fatto la Carta docente, la piattaforma ufficiale risulta ancora bloccata. Ci sono novità?

La notizia positiva per l'anno 2025/2026 è l'allargamento della platea ai precari con contratti al 30 giugno, oltre alla possibilità di comprare da quest'anno anche abbonamenti per i mezzi di trasporto con il bonus. Ma nessuno ci dice quando aprirà questa piattaforma, né quale sarà l'importo per quest'anno. Al momento ci risulta che stanno ancora facendo i conti, e il ministero sta aggiornando la piattaforma, con le ultime novità.

A quanto risulta la somma sarà inferiore a 500 euro, perché la platea si è allargata ma non le risorse complessive a disposizione. 

La Carta, che serve per comprare computer, tablet, stampanti, non avrà un valore fisso di 500 euro, perché l'importo dovrebbe essere stabilito di anno in anno con decreto del ministero dell’Istruzione, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quindi se si allarga la platea, ma non si aumentano le risorse complessive per la misura, l'importo del bonus scende. Si aspetta comunque un decreto ministeriale che definirà l'importo effettivo del bonus per quest'anno e le modalità di erogazione e di utilizzo.

Avete fatto delle stime sull'ammontare del bonus?

Presumiamo ci sarà un taglio del 15-20%, sarà in tutto di circa 400-450 euro. Ma ricordiamoci che quella somma, 500 euro, era stata indicata con la legge 107 nel 2015, dieci anni fa. Nel frattempo l'inflazione ha eroso quella cifra. Oggi con meno di 14 euro non si può acquistare più nemmeno un libro. Nel 2015 un libro poteva costare anche 7 euro. Se non credono più in questa misura per l'auto-formazione dei docenti, perché non spostano quelle risorse altrove? Per esempio potrebbero spostare quelle risorse in busta paga. Hanno stabilito che gli acquisti di hardware e software si possono fare ogni quattro anni. Ma anche se venissero confermati i 500 euro di prima, significa che il docente deve mettere mano al portafoglio per compare un nuovo computer.

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