Statali, aumenti fino a 480 euro al mese: come cambia la busta paga e per chi, il piano del Governo

Il governo ha stanziato 190 milioni di euro per intervenire su uno dei nodi più spinosi della Pubblica Amministrazione centrale: le forti disparità nei compensi accessori tra i diversi ministeri. A partire da giugno, i dipendenti dei dicasteri con retribuzioni più basse potranno infatti ricevere aumenti in busta paga fino a 480 euro al mese, nel tentativo di riequilibrare le condizioni economiche e contrastare la fuga di personale verso le amministrazioni più generose. Alla base della misura c'è il tentativo di porre fine a una contraddizione storica: a parità di ruolo e stipendio base, i lavoratori pubblici percepiscono trattamenti complessivi molto diversi a seconda del ministero di appartenenza. Questo perché oltre allo stipendio tabellare, ogni amministrazione distribuisce un salario accessorio, fatto di bonus, premi, incentivi, che dipende dalle risorse disponibili nel proprio bilancio. Il risultato è un sistema squilibrato, in cui le agenzie fiscali possono arrivare a riconoscere oltre 6.700 euro l'anno in premi, mentre ministeri come quello della Giustizia restano indietro di centinaia di euro al mese. Il nuovo intervento punta dunque ad avvicinare tutti a quella soglia, riducendo un divario che ha danneggiato l'efficienza e l'equità della macchina pubblica.
Il piano del governo per gli stipendi statali: 190 milioni per riequilibrare
Il governo ha, infatti, inserito nella manovra un finanziamento straordinario da 190 milioni di euro, destinato ad armonizzare i salari accessori nei ministeri. I fondi saranno ripartiti tra le amministrazioni che oggi riconoscono trattamenti inferiori rispetto alle agenzie fiscali, con l’obiettivo di avvicinare gli importi medi dei premi accessori. Secondo il piano elaborato dal ministero della Pubblica amministrazione guidato da Paolo Zangrillo, l'adeguamento porterà un incremento medio del 3,15% sul complesso delle retribuzioni, che si sommerà al già previsto aumento del 6% ottenuto col rinnovo del contratto collettivo per il triennio 2022-2024. Per l'attuazione della misura sarà necessario un Dpcm concertato con il Ministero dell'Economia, e i nuovi importi saranno definiti attraverso la contrattazione integrativa con i sindacati.
Chi guadagna di più: la tabella degli aumenti
Le simulazioni condotte sulla base dei dati della Ragioneria dello Stato e pubblicate dal Messaggero offrono un quadro chiaro delle variazioni previste. Gli aumenti saranno calcolati su 12 mensilità e varieranno sensibilmente in base al ministero di appartenenza:
- Ministero della Giustizia: +480 euro al mese (massimo previsto)
- Infrastrutture e Trasporti: +465 euro
- Interno: +401 euro
- Ambiente: +310 euro
- Lavoro: +283 euro
- Affari Esteri: +240 euro
- Università e Ricerca: +176 euro
- Difesa: +244 euro
- Cultura: +78 euro
- Made in Italy: +83 euro
- Istruzione e Merito: +169 euro
- Salute: +3 euro
Al contrario, nessun aumento spetterà ai dipendenti dei ministeri dell'Economia e del Turismo, i cui salari accessori risultano già superiori alla soglia di riferimento, che è quella media delle Agenzie fiscali (pari a circa 6.724 euro annui, cioè 560 euro al mese).
Il nodo delle disuguaglianze sistemiche
L'iniziativa del governo rappresenterebbe sostanzialmente un tentativo di sanare uno dei tanti squilibri che affliggono la PA italiana, dove il principio di equità spesso si infrange contro le regole di finanza interna e l'autonomia gestionale dei ministeri. L'operazione, per quanto significativa, non sarà però certo risolutiva: come sottolineato anche nel dossier tecnico, i 190 milioni stanziati non basteranno a colmare integralmente tutte le disparità. I sindacati, infatti, chiedono che il fondo venga ulteriormente aumentato nelle prossime leggi di bilancio. Nonostante ciò il decreto potrebbe comunque rappresentare un primo passo verso la parificazione, seppur parziale, delle condizioni di lavoro nella macchina statale e potrà forse arginare, almeno in parte, la fuga di personale dai ministeri meno remunerativi.