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Precari della scuola

Scuola, il Consiglio d’Europa boccia l’Italia: “Viola i diritti degli insegnanti di sostegno, troppi precari”

In Italia ci sono troppi insegnanti di sostegno precari. Una situazione che compromette i diritti di questa categoria di lavoratori, nonché degli alunni con disabilità. La stangata arriva dal Consiglio d’Europa, che ha giudicato il ricorso presentato dall’Associazione Professionale e Sindacale (Anief) contro l’Italia nel 2021.
A cura di Giulia Casula
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L'Italia viola il diritto degli insegnanti di sostegno "a guadagnarsi la vita con un lavoro liberamente intrapreso" perché "un'elevata percentuale è assunta con contratti precari" e il 30% non ha potuto seguire la formazione necessaria per fare questo lavoro. La stangata arriva dal comitato europeo dei diritti sociali, organo del Consiglio d'Europa, che ha giudicato il ricorso presentato dall'Associazione Professionale e Sindacale (Anief) contro l'Italia nel 2021.

Lo ricordiamo, il Consiglio d'Europa è un ‘organizzazione internazionale a difesa dei diritti umani fondata a Strasburgo nel 1949. Non fa parte dell'Unione europea (anche se i suoi Stati membri vi aderiscono) e non va confuso con il Consiglio europeo (l'organismo che riunisce i 27 leader e capi di governo dell'Ue).

A rischio anche il diritto all'istruzione degli alunni con disabilità

La condizione di precarietà permanente in cui si trovano gli insegnanti di sostegno compromette inevitabilmente anche il diritto a un'istruzione inclusiva degli alunni con disabilità. Il comitato, che ha esaminato la situazione fino al 19 marzo 2025, è giunto alla conclusione che i diritti degli studenti disabili sono stati ostacolati "dalla persistente precarietà degli insegnanti di sostegno e dalla mancanza di formazione di uno su tre".

Nella decisione il comitato europeo dei diritti sociali evidenzia che "il governo riconosce che un gran numero di insegnanti di sostegno hanno un impiego precario", ma che da Roma si "sottolinea che il ricorso a contratti a tempo determinato nel settore dell'istruzione in generale, e nel campo del sostegno in particolare, è in parte inevitabile, data la difficoltà di prevedere in anticipo le esigenze specifiche a causa di numerose variabili quali il numero di alunni con disabilità e bisogni speciali che arrivano e lasciano la scuola, le richieste di trasferimento degli insegnanti, i congedi per malattia, i pensionamenti".

Il governo, si legge, "respinge pertanto con forza l'argomentazione secondo cui vi sarebbe una discrepanza tra il numero di posti assegnati e le esigenze effettive". Il giudizio è negativo ma tutto sommato il comitato riscontra qualche miglioramento, almeno da un punto di vista legislativo. Gli elementi a disposizione "dimostrano un impegno significativo da parte del governo nel soddisfare la richiesta di sostegno per un numero crescente di alunni con disabilità".

Aumentano i docenti di sostegno ma la maggior parte sono precari

Con particolare riferimento ai dati dell'Istat e quelli forniti da Palazzo Chigi, dall'anno scolastico 2010/2011 a quello 2022/2023 gli alunni con disabilità sono cresciuti del 243%, passando da 139mila a 338mila. È aumentato anche il numero dei docenti di sostegno da 94.430 a 234.460 (+248%).

Tuttavia questo incremento è dovuto in larga parte a un aumento dei contratti a termine, passati dal 4,19% del 2010 al 46,18% del 2023. Insomma il numero degli occupati è salito ma non si tratta di lavoro stabile.  "Per l'anno scolastico 2024/2025 è stata istituita una procedura di assunzione straordinaria per contribuire a ridurre la precarietà dell'occupazione degli insegnanti di sostegno", si osserva ma siccome "la nuova procedura non è stata ancora pienamente attuata (il comitato) non ha modo di valutarne l'impatto".

Un insegnate su tre non ha completato la specializzazione

Sul fronte della formazione degli insegnanti il quadro non migliora. "Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dal governo per aumentare l'offerta formativa e semplificarne l'accesso, secondo i dati ufficiali dell'Istat del febbraio 2024, un insegnante di sostegno su tre non ha completato la specializzazione richiesta", conclude il comitato.

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