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Manovra 2026

Sanità, Gimbe boccia la Manovra 2026: “Per infermieri e medici solo briciole”

La fondazione Gimbe ha analizzato la legge di bilancio 2026, che “delude le aspettative”, perché la percentuale di Pil investita in sanità continuerà a scendere. Per i professionisti sanitari ci sono solo “briciole”. Insomma “nonostante gli annunci” la situazione non cambia. Mentre il governo continua a trovare soldi per altri settori, come la difesa, non si impegna allo stesso modo per il Ssn.
A cura di Luca Pons
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La legge di bilancio 2026, per quanto riguarda la sanità, è "deludente". Lo ha detto la fondazione Gimbe, che ha analizzato le misure inserite nel testo ufficiale della manovra in arrivo al Parlamento. L'obiettivo del rapporto, si legge, "verificare se, al di là delle cifre assolute manovra rappresenti davvero un’inversione di tendenza" oppure "se si tratti dell’ennesima illusione contabile, che abbaglia con numeri altisonanti abilmente combinati". La risposta  è la seconda: per medici e infermieri ci sono "briciole", mentre il boom dei finanziamenti si fermerà dopo appena un anno.

"Nonostante gli annunci e le cifre altisonanti la legge di bilancio delude le legittime aspettative di professionisti sanitari e cittadini", ha detto Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe. "Le scelte politiche appaiono in continuità con quelle degli ultimi quindici anni anni", quando "tutti i governi hanno definanziato il Ssn e nessuno ha avviato un piano strutturale di rilancio del finanziamento pubblico, accompagnato da una coraggiosa stagione di riforme".

Un dato resta "difficile da accettare", per Gimbe: "la capacità del governo di trovare le risorse per altri settori strategici, come la difesa", e non per il "rafforzamento del Ssn, pilastro della nostra democrazia".

Quanti soldi in più ci sono per la sanità

Le risorse dedicate al Fondo sanitario nazionale (Fsn) sono state al centro degli attacchi delle opposizioni negli ultimi anni. Stando alle stime inserite nella legge di bilancio, il Fsn arriverà a 143,1 miliardi di euro nel 2026, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 miliardi nel 2028. Al governo "va riconosciuto il merito" di un "rilevante incremento dal 2025 al 2026: ben 6,6 miliardi, di cui 4,2 già stanziati nelle precedenti manovre", ha commentato il presidente Cartabellotta.

Il primo problema, però, è che i soldi già stanziati in passato sono già usati per il rinnovo dei contratti collettivi del personale sanitario. Quelli della manovra 2026 servono per finanziare nuove misure. A coprire "il divario tra fabbisogni sanitari e risorse disponibili" dovranno quindi essere le Regioni, "con una coperta che ogni anno si accorcia sempre di più".

Il secondo problema è che l'aumento improvviso di finanziamenti si fermerà dopo il 2026. Per il triennio 2026-2028 ci sono 7,7 miliardi di euro. In percentuale del Pil, il contributo statale alla sanità salirà nel 2026 al 6,16%. Poi calerà al 6,05% e, nel 2028, andrà sotto la soglia del 6% al 5,93%.

L’andamento dei fondi per la sanità in rapporto al Pil nei prossimi anni
L’andamento dei fondi per la sanità in rapporto al Pil nei prossimi anni

Il governo Meloni ha previsto che invece, nel complesso, le risorse per la sanità valgano il 6,5% del Pil nel 2026 e il 6,4% nel 2027 e 2028. Chi pagherà la differenza tra queste due stime (quella dei fondi per la sanità in generale e quella dei soldi messi dallo Stato), che vale oltre 25 miliardi di euro in tre anni? Di nuovo le Regioni, che "presentano conti sempre più in rosso".

Insomma, "l'auspicata inversione di rotta, ancora una volta, è rimandata alla prossima legge di bilancio", ha commentato Cartabellotta.

Perché assunzioni e aumenti di stipendio a medici e infermieri non bastano

Nella manovra ci sono molte misure che riguardano la sanità. Anche troppe – tra più di 900 milioni di euro per i privati a vario titolo, soldi per la prevenzione, per le tariffe dei ricoveri acuti, per il piano nazionale per la salute mentale e altro ancora. Il risultato è che "le risorse risultano disperse in numerosi rivoli", con "importi così limitati da rischiare di non produrre effetti concreti". Cosa che "mira a non scontentare nessuno" ma "priva la manovra di una visione strategica".

Uno dei punti su cui il governo ha insistito di più è il personale, con la promessa di circa 7mila assunzioni (soprattutto di infermieri) e aumenti di stipendio. Ma per Gimbe un "piano di assunzioni" non si può davvero immaginare fin quando "resta in vigore il tetto di spesa per il personale sanitario" e non si migliora la "scarsa attrattività di alcune specialità mediche e, soprattutto, della professione infermieristica". Tanto che, nel breve periodo, "l’unica ipotesi realistica per colmare la carenza di infermieri è un piano straordinario di reclutamento dall’estero".

E se gli aumenti previsti in manovra – 3mila euro all'anno lordi per i medici, 1.630 euro all'anno per gli infermieri, 490 euro per i dirigenti sanitari non medici – devono servire per rendere più attrattive le professioni sanitarie, per Cartabellotta non bastano. "Si tratta solo di briciole. Importi di tale entità non saranno sufficienti ad arrestare l’emorragia di medici dal pubblico né a rendere più appetibile la professione infermieristica per le nuove generazioni".

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