Riforma della Giustizia approvata al Senato, ci sarà il referendum: quando si potrebbe votare

Il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma della giustizia: con 112 voti a favore, 59 contrari e nove astenuti, è arrivata la seconda approvazione che serviva per varare la riforma costituzionale. Tra le novità la separazione delle carriere, uno sdoppiamento del Csm e la nascita della Corte disciplinare per i magistrati. "Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani", ha celebrato Giorgia Meloni sui social. "Ora la parola passerà ai cittadini".
Infatti, anche se il Parlamento ha dato il via libera, il percorso della riforma non è finito. Visto che non c'è stata la maggioranza dei due terzi si svolgerà un referendum per approvare o bocciare il testo. Sarà un referendum costituzionale, quindi senza quorum: chi prenderà più voti tra il Sì e il No vincerà, a prescindere dall'affluenza. La data del voto potrebbe essere nella primavera 2026, forse in una domenica tra marzo e aprile.
Cosa cambia con la separazione delle carriere nella riforma della giustizia
La norma che ha dato il nome alla riforma, almeno a livello giornalistico, è la separazione delle carriere. In Italia i magistrati si dividono tra quelli ‘requirenti', cioè che conducono le indagini penali – i pubblici ministeri, o pm – e quelli ‘giudicanti' nei tribunali, cioè i giudici. Si tratta sempre di magistratura, ma di due carriere diverse.
Oggi la legge prevede che sia possibile una volta sola, nei primi dieci anni di attività professionale, passare da una carriera all'alta. Una scelta che viene fatta da una percentuale bassissima dei magistrati. La riforma della giustizia separa del tutto i due settori: non sarà più possibile fare nemmeno un passaggio, dopo aver deciso quale carriera seguire.
Questo avrà un effetto limitato, visto che come detto sono pochi i magistrati che scelgono di cambiare carriera. Ma il cambiamento porterà con sé anche una riforma degli organi che regolano la magistratura. Non ci sarà più un solo Consiglio superiore della magistratura, ma due: uno per i pm e uno per i giudici.
Come verranno scelti i membri del Csm
Un altro cambiamento sostanziale riguarda il modo in cui sono scelti i membri dei due Csm. Saranno estratti a sorte, due terzi di loro verranno dalle fila della magistratura, mentre un terzo da un elenco stilato dal Parlamento. Togliere ai pm e ai giudici la possibilità di eleggere i propri rappresentanti, secondo le intenzioni dichiarate dal centrodestra, avrebbe l'obiettivo di togliere peso alle correnti della magistratura.
Le novità sulla Corte disciplinare nella riforma della giustizia
In più, i Csm non si occuperanno più di questioni disciplinari come avviene oggi. Questa funzione verrà assegnata a un nuova Corte disciplinare, che deciderà sui casi che riguardano sia pm, sia giudici. La Corte sarà composta da quindici magistrati, di cui sei estratti tra i giudici, tre tra i pm, tre da un altro elenco stilato dal Parlamento e altri tre nominati dal presidente della Repubblica.
Verso il referendum sulla giustizia, quando si voterà
La riforma della giustizia è stata approvata, ma non ha raggiunto la maggioranza dei due terzi. Per questo, ora, le opposizioni potranno chiedere che si svolga un referendum per confermare o bocciare la legge. Cosa che faranno certamente, come annunciato già da mesi. Gli scontri sul tema sono già iniziati da parecchio: il governo ha parlato anche della recente decisione della Corte dei Conti sul ponte sullo Stretto come di un attacco rivolto alla destra proprio contro la riforma della giustizia.
È ancora presto per sapere quanto si voterà. Dal momento in cui la legge viene pubblicata in Gazzetta ufficiale – non ancora in vigore – ci sono tre mesi per richiedere il referendum. Sarà la Corte di Cassazione a decidere se la richiesta è legittima, entro 30 giorni. A quel punto toccherà al presidente della Repubblica indire il referendum: altri 60 giorni di tempo. Il referendum dovrà tenersi di domenica, in un giorno tra il cinquantesimo e il settantesimo dall'annuncio del capo dello Stato.
Insomma, mettendo tutto in fila: tre mesi per fare richiesta, un mese per il via libera della Cassazione, due mesi per la decisione del presidente della Repubblica, che dovrà fissare il referendum dopo circa due mesi. Se i tempi si allungassero al massimo, si potrebbe arrivare fino ad agosto 2026. Ma la cosa più probabile è che il referendum si terrà in primavera, cercando di evitare l'estate, quando l'attenzione alla politica è storicamente più bassa.
Scontro in Aula, Scarpinato (M5S) attacca Berlusconi
Acceso lo scontro in Aula al Senato, durante le dichiarazioni di voto e anche durante e dopo la votazione stessa. Interrotto più volte Roberto Scarpinato, ex magistrato e senatore del M5s, che ha attaccato: "Ci sono molti italiani, anche di destra, che non se la bevono che Berlusconi, Dell'Utri, Cosentino, D'Alì, Formigoni, Verdini e altri sono stati vittime di persecuzione dei magistrati". Il presidente La Russa è stato costretto a richiamare all'ordine più senatori, soprattutto in Forza Italia.
I gruppi si sono schierati come avvenuto nelle ultime votazioni: a favore il centrodestra, contro le principali forze dell'opposizione. Andrea Giorgis (Pd) ha criticato la "arroganza politica" della "maggioranza illiberale", che non ha accettato compromessi con la minoranza. Licia Ronzulli (FI) ha esultato: "Siamo orgogliosi di aver realizzato il sogno di Silvio Berlusconi, che ha creduto fino all'ultimo giorno in questa riforma". Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d'Italia, è stato l'ultimo a intervenire in Aula e ha anche replicato a Scarpinato: "Alcuni di questi signori, tra cui Silvio Berlusconi, sono stati assolti dopo anni e anni di processi che hanno causato la caduta di due governi. Così come il secondo governo Prodi cadde per un'azione giudiziaria finita nel nulla".
Ha votato a favore Carlo Calenda, di Azione, mentre si è astenuto Italia viva. Matteo Renzi ha spiegato in dichiarazione di voto: "La montagna ha partorito un topolino. Noi siamo favorevoli da sempre alla separazione delle carriere, ma in questo Paese c'è già: lo 0,3% dei magistrati in media cambia carriera ogni anno. Questa riforma non cambia niente per i cittadini, dà un modo a Meloni di farci discutere per sei mesi sul piano ideologico".