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Quali sono le banche italiane più sicure secondo la Bce

La Banca centrale europea conferma la solidità delle banche europee, con l’Italia in primo piano grazie a Credem, Mediolanum e Intesa Sanpaolo. Per il 2026-2028, l’attenzione sarà su rischi geopolitici, incertezze economiche, cyberminacce e resilienza operativa.
A cura di Francesca Moriero
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In un periodo in cui le tensioni internazionali e l'incertezza economica pesano sempre di più sull'equilibrio finanziario globale, la Banca centrale europea ha fatto il punto sullo stato di salute delle banche del continente. Lo ha fatto attraverso il consueto esame annuale, lo Srep, una sorta di "check-up" che misura quanto ogni banca sia solida e quanto capitale debba tenere da parte per affrontare eventuali imprevisti.

Il messaggio emerso dall'edizione 2025 è rassicurante: nonostante il clima internazionale complesso, le banche europee continuano a mostrare capitali robusti, liquidità abbondante e utili consistenti. È su questa base positiva che si inserisce anche il quadro delle banche italiane, che nel confronto con il resto d'Europa spiccano per stabilità e, in alcuni casi, per performance di eccellenza.

Il podio italiano: Credem, Mediolanum e Intesa Sanpaolo

Dai nuovi valori P2R pubblicati dalla Vigilanza Bce emerge un quadro molto positivo anche per l'Italia. Credem si conferma la banca italiana percepita come meno rischiosa: per il 2026 dovrà tenere da parte solo l'1,25% di capitale aggiuntivo, uno dei valori più bassi in tutta Europa. In pratica, significa che la Bce la considera particolarmente solida, grazie alla qualità dei suoi prestiti, alla prudenza nella gestione e a una governance stabile; non solo prima tra le banche italiane, dunque, ma anche tra le migliori in assoluto nell'Unione bancaria.

Subito dietro, in un piccolo gruppo di banche che la Bce giudica "virtuose", troviamo Banca Mediolanum, con un requisito dell'1,50%, e Intesa Sanpaolo, che si attesta all'1,65%, in leggero miglioramento rispetto agli anni precedenti.

Nel complesso, la maggior parte delle banche italiane presenta valori di capitale richiesti dalla Bce che rientrano in fasce considerate tranquille. Un segnale chiaro: per l'autorità europea non ci sono problemi strutturali nel sistema bancario italiano, che viene visto come stabile e ben gestito.

Lo scenario europeo: requisiti stabili e meno interventi correttivi

Guardando al quadro complessivo, la Vigilanza Bce conferma poi che:

  • il requisito medio di capitale Cet1 resta stabile all'11,2%;
  • il requisito medio del P2R si mantiene all'1,2%;
  • la guidance non vincolante scende dall'1,3% all'1,1%, un segnale di riduzione delle aree di vulnerabilità individuate.

Interessante anche un altro punto: rispetto allo scorso anno, la Bce ha imposto circa il 30% in meno di misure qualitative, quelle più "intrusive", legate a governance, rischio di credito e adeguatezza patrimoniale; cosa significa? In parole povere, significa che le banche stanno gestendo meglio i propri rischi e i propri controlli interni, quindi la Bce ha avuto meno motivo per intervenire e chiedere correzioni.

Le priorità 2026-2028

Secondo la presidente della Vigilanza, Claudia Buch, nei prossimi tre anni le banche dovranno concentrarsi su alcuni punti chiave per restare solide e affidabili. In particolare dovranno fare attenzione a:

  • Rischi geopolitici: il mondo è instabile e i conflitti o le tensioni internazionali possono creare problemi anche alle banche.
  • Incertezze economiche: anche qui, l'economia globale è imprevedibile e le banche devono essere pronte a reagire a possibili crisi o rallentamenti.
  • Minacce informatiche: gli attacchi hacker sono sempre più sofisticati e frequenti, quindi servono sistemi di sicurezza molto forti.
  • Resilienza operativa e sistemi IT: le banche dovranno cioè garantire che i loro sistemi informatici funzionino sempre, anche in caso di problemi o imprevisti.

In sostanza, la Bce chiede alle banche di essere più preparate, più sicure e più resistenti, perché lo scenario in cui operano è "difficile e cambia velocemente".

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