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Crisi di Governo 2022

Quali provvedimenti non saranno approvati a causa della crisi di governo e perché il Pnrr rischia

Il ministro D’Incà, del Movimento 5 Stelle, ha diffuso un dossier che contiene tutti i provvedimenti, le riforme e i ddl necessari per il Pnrr che rischiano di restare fermi per via della crisi di governo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Cosa succederebbe alle riforme e alla tabella di marcia del Pnrr in caso di crisi di governo? In queste ore se lo stanno chiedendo in molti, ma soprattutto si stanno preoccupando i sindaci – come dimostra la lettera aperta diretta oggi a Draghi – e i presidenti di Regione, che conoscono perfettamente l'importanza di quei fondi in arrivo dall'Europa. Per ottenere i soldi, però, l'Italia deve rispettare i patti e portare a termine una serie di riforme entro la fine del 2022. E se non ci riuscisse potrebbe perdere parte dei fondi, o magari finirebbe per ritardarne l'arrivo.

Nelle ultime ore c'è un ministro particolarmente preoccupato dalla questione: Federico D'Incà, uno dei tre pentastellati, che fino all'ultimo minuto giovedì scorso ha provato a mediare per evitare che il suo partito non votasse la fiducia. Oggi, durante il Consiglio nazionale del Movimento – riunito per decidere, in sostanza, se restare o no al governo – dal ministro per i Rapporti con il Parlamento è stato diffuso un dossier che comincia così: "Le eventuali dimissioni del governo potrebbero condurre a uno scenario estremamente critico relativamente all’iter dei principali provvedimenti, già presentati alle Camere, con particolare riguardo a quelli relativi alle riforme abilitanti per raggiungere gli obiettivi del Pnrr entro dicembre 2022 e a quelli di conversione dei decreti-legge attualmente pendenti in Parlamento".

"Una crisi di governo ed un eventuale scioglimento delle Camere inciderebbero anche sull’adozione dei decreti legislativi attuativi di riforme già approvate dal parlamento come le riforme della giustizia e del codice degli appalti che rappresentano specifici impegni Pnrr – si legge ancora – Tale situazione impedirebbe, inoltre, l’adozione di provvedimenti molto attesi dai cittadini come le misure relative al salario minimo e al contrasto della povertà. Si creerebbe, peraltro, anche una situazione di incertezza sull’adozione di misure volte a mitigare gli effetti dell’incremento dei costi dell’energia e dei carburanti".

Insomma, quello di D'Incà è un messaggio politico: il Movimento 5 Stelle non deve abbandonare assolutamente il governo, dice neanche tanto tra le righe. E poi dà la lista delle motivazioni: la riforma della giustizia, il ddl sulla concorrenza, la riforma del fisco – che non è però vincolante per il Pnrr – e le riforme che sarebbero arrivate sul tavolo del governo nelle prossime settimane, da quella in materia di alloggi universitari e alla riforma degli istituti professionali. E ancora: i decreti attuativi per le riforme di processo civile, penale e codice degli appalti vanno approvati entro fine anno. Per finire: da convertire ci sono il decreto Infrastrutture e il decreto Semplificazioni.

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