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Caso Almasri

Piantedosi paragona Almasri a Cecilia Sala e dice che il governo ha fatto le stesse valutazioni

Il ministro dell’Interno torna a difendere l’operato del governo nella liberazione del torturiere libico Almasri e paragona il suo caso a quello Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran lo scorso dicembre e liberata a gennaio: “Abbiamo fatto le stesse valutazioni, ma per Sala c’è stato plauso unanime”.
A cura di Giulia Casula
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Nella liberazione del torturiere libico Almasri, il governo ha agito come nel caso di Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran lo scorso dicembre e liberata una ventina di giorni dopo, a gennaio. A dirlo è stato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha difeso la gestione del caso Almasri, per cui sia lui che il Guardasigilli Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano sono stati indagati.

Piantedosi ha negato che il governo sia stato ricattato dalla Libia, dove Almasri è stato rimpatriato una volta liberato."Non siamo stati soggetti a ricatti da parte di nessuno, nessuno ci aveva materialmente ricattato, è stato un giudizio prognostico", ha chiarito questa mattina ospite a Coffee Break su La7.  La valutazione fatta nel caso del generale libico accusato di crimini internazionali "è stata di dire ‘cosa può succedere'" nel caso non fosse stato rilasciato ma trattenuto in territorio italiano, in termini di "ritorsioni per gli interessi italiani e dei cittadini italiani".

Si è fatta una "riflessione in chiave prognostica" ma "che ha alimentato la discussione". Cosa che non è accaduta con Cecilia Sala. "Era la stessa valutazione – ha sostenuto il ministro – che abbiamo espresso sul caso  Sala, vicenda nella quale si trattava di restituire all'Iran una persona accusata di reati gravi" per arrivare alla liberazione della nostra connazionale detenuta nelle carceri iraniane.

"Anche in quel caso si trattava, di fronte a un'iniziativa giudiziaria di carattere internazionale, una persona all'Iran, un Paese che non è certo un paese alleato dell'Italia o dell'Occidente, di restituire una persona che era accusata di reati molto gravi. Anche quello fu in qualche modo restituito con le stesse dinamiche, gli stessi meccanismi", ha proseguito. "Tutto si poteva fare, ma siccome si trattava della Libia in qualche modo bisognava fare qualcosa", ha detto, difendendo le ragioni del governo. "Per me è centrale il tema della sicurezza degli italiani, poi tutto si può fare meglio. Ma mi azzardo a dire che tanti altri, anzi quasi tutti, al posto nostro avrebbero fatto la stessa cosa", ha aggiunto.

In realtà, si è trattando di due casi ben diversi, essendo Sala una giornalista italiana e Almasri un generale accusato di torture, stupri e altri reati commessi ai danni dei detenuti nelle prigioni da lui gestite. Come ha sottolineato anche la dem Antonella Forattini "il riferimento fatto oggi dal ministro Piantedosi al caso Cecilia Sala è del tutto fuori luogo: parliamo infatti di una vicenda che nulla aveva a che vedere con la Corte penale internazionale e che non è in alcun modo paragonabile al caso del torturatore Almasri", ha dichiarato.  "Ancora una volta il ministro cerca di trovare giustificazioni al ricatto al quale il governo ha deciso di cedere. Cambiare continuamente le carte in tavola, rendere sempre più confusa e opaca la ricostruzione dei fatti e costruire una verità a posteriori e su misura per coprire un atto grave che ha fatto perdere credibilità al Paese", ha proseguito.

Per la capogruppo del Pd nella Giunta per le autorizzazioni della Camera (che oggi si riunisce sul caso Almasri "è grave e irrispettoso nei confronti del Parlamento che queste nuove versioni arrivino tramite interviste televisive e non nelle sedi istituzionali, come la Giunta per le autorizzazioni o l'aula – dove invece avrebbe dovuto riferire la verità", ha detto. "Non comprendiamo perché il ministro non abbia detto subito ciò che il governo ha poi inserito nelle memorie depositate. Continuare a modificare la narrazione li ha resi poco credibili e imbarazzanti. Il Parlamento merita chiarezza e rispetto: chiediamo che il governo si assuma fino in fondo le proprie responsabilità e dica una volta per tutte la verità sul caso Almasri", ha concluso.

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