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Perché la Corte Costituzionale ha bocciato il terzo mandato anche per il Trentino

La Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Provincia Autonoma di Trento che estendeva a tre i mandati consecutivi per la carica di presidenti. Maurizio Fugatti non potrà ricandidarsi per un terzo mandato, e questa sconfitta gli è stata inflitta dagli alleati di Fratelli d’Italia.
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La Corte Costituzionale ha bocciato la possibilità di un terzo mandato anche per i presidenti delle Regioni e Province a Statuto Speciale, Trentino compreso
La Corte Costituzionale ha bocciato la possibilità di un terzo mandato anche per i presidenti delle Regioni e Province a Statuto Speciale, Trentino compreso

La Corte Costituzionale ha bocciato il terzo mandato per i presidenti delle Regioni e Province Autonome, Trentino compreso. Il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti non potrà quindi ricandidarsi nuovamente come aveva sperato di fare con la legge approvata lo scorso aprile proprio per portare il numero di mandati consecutivi da due a tre. Quella norma infatti è stata impugnata dalla presidente del Consiglio e ieri, 6 novembre, la Corte l'ha definitivamente sconfessata.

Si tratta di un duro colpo per il presidente leghista, e adesso rischia di pesare sugli equilibri di Governo in un momento delicato come quello dell'approvazione della Manovra Finanziaria 2026.

I motivi della bocciatura del terzo mandato da parte della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge con la quale la Provincia Autonoma di Trento aveva aumentato il numero di mandati consecutivi per la carica di presidente. La sentenza non è stata ancora depositata e così anche le motivazioni, molto attese non solo da Fugatti ma anche ben oltre i confini provinciali dato che vanno a toccare i presidenti di tutte le Province e Regioni autonome.

Nello specifico, la legge della Provincia di Trento puntava a innalzare da due a tre il numero dei mandati consecutivi che possono essere svolti dal Presidente della Provincia, e da quarantotto a settantadue, anche non continuativi, il numero dei mesi svolti nella carica perché operi la limitazione ai mandati.

Il Governo però ha scelto di impugnare l'atto e di portarlo all'attenzione della Corte Costituzionale allo scopo di stabilire se la norma si fosse spinta oltre i poteri della Regione, e quindi fosse illegittima.

Ora è arrivato il responso: la Corte ha ritenuto illegittime le disposizioni iper violazione del divieto del terzo mandato consecutivo. Per i giudici infatti si tratta di un principio generale dell’ordinamento giuridico della Repubblica, e in quanto tale vincolante anche della potestà legislativa primaria delle autonomie speciali. Una pronuncia in linea con quelle già emesse per leggi analoghe delle Regioni a statuto ordinario.

Dalla Campania al Trentino: terzo mandato bocciato per tutti

Si tratta dell'epilogo di una querelle che parte da lontano, iniziata con la legislatura guidata da Giorgia Meloni. Più volte infatti è arrivata sul tavolo della maggioranza la richiesta della Lega di rivedere il limite del terzo mandato, e il motivo è chiaro: alle ultime regionali Maurizio Fugatti in Trentino è stato eletto con oltre il 51% delle preferenze; Massimiliano Fedriga con più del 64%; Luca Zaia in Veneto può contare su un plebiscito del 76%. Tutti però sono arrivati al secondo mandato, e senza una riforma la loro era è destinata a terminare, e con essa anche il predominio della Lega in queste regioni.

Il partito di Matteo Salvini ha quindi provato a più riprese a portare avanti una modifica delle leggi elettorali regionali in modo da conservare queste roccaforti, scontrandosi sempre non solo con le forze di minoranza, ma anche con gli alleati di Fratelli d'Italia e Forza Italia. La stessa dinamica osservata anche in seno al Partito Democratico tra Elly Schlein e il governatore della Campania Vincenzo De Luca.

È probabile che anche le motivazioni della bocciatura della legge trentina siano analoghe a quelle già depositate la scorsa prima vera per la Campania. Anche in quell'occasione la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il terzo mandato cassando la legge regionale voluta da De Luca. Oggi, i giudici sembrano estendere le medesime perplessità anche alle autonomie speciali.

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