Perché il Ponte sullo Stretto rischia di perdere tutti i finanziamenti Ue e che speranze restano a Salvini

Il Ponte sullo stretto di Messina rischia di ritrovarsi senza finanziamenti europei. Dopo anni di pressioni del governo Meloni, e in particolare del ministro dei Trasporti Salvini e della Lega, che in Ue avevano spinto per inserire il Ponte tra i progetti prioritari (che potrebbero essere pagati in parte dall'Ue), le regole sono cambiate. A confermarlo è stata la stessa Commissione europea. E ora il leader del Carroccio dovrà puntare su altre strade, che pongono una serie di ostacoli: gli altri fondi europei però potrebbero essere difficili da raggiungere, oppure usarli potrebbe significare togliere soldi alle Regioni o alle spese per il sociale.
Il piano del governo Meloni per ottenere fondi Ue per il Ponte
In Europa, alcuni progetti di infrastrutture dei trasporti – ferrovie, ponti e così via – sono considerati particolarmente importanti perché fanno parte della rete Ten-T, o Trans-European Transport Network. Si tratta di un'iniziativa lanciata nel 2013 e aggiornata negli ultimi anni: prevede nove ‘corridoi' che colleghino il territorio di tutta l'Ue in ogni direzione. In parte questi corridoi sono già ‘coperti' dai mezzi di trasporto, e in parte invece vanno completati.
Un corridoio particolarmente significativo per l'Italia è quello cosiddetto "scandinavo-mediterraneo", che va dal nord della Finlandia al Sud Italia e poi a Malta. In questo corridoio, dopo lunghe pressioni, l'anno scorso la Lega è riuscita a far inserire anche il progetto del Ponte sullo stretto. Non a caso a febbraio Salvini esultava: "Il Ponte ce lo chiede l’Europa, perché non è il ponte Messina-Villa San Giovanni: è il corridoio Ten-T Palermo-Reggio-Roma-Milano-Berlino-Helsinki".
Questo era stato considerato un successo per due motivi. Il primo, più strettamente politico: l'Unione europea riconosceva che il Ponte è un progetto importante per il continente. Il secondo ben più pratico: c'è un apposito fondo dell'Ue, chiamato Cef (Connecting Europe Facility), che serve proprio per finanziare i progetti inseriti nella rete Ten-T e vale quasi 34 miliardi di euro.
Insomma, il fatto che il Ponte fosse all'interno di questa rete apriva la possibilità, per il governo italiano, di chiedere un aiuto economico all'Europa passando tramite questo fondo. E infatti un primo sostegno è arrivato, a ottobre, per quanto contenuto: 25 milioni di euro per la progettazione della rete ferroviaria che dovrebbe passare sul ponte.
Il cambio di rotta della Commissione Ue e l'esclusione del Ponte
Pochi giorni fa, però, una doccia fredda per il progetto del Ponte. La Commissione europea ha presentato il nuovo bilancio per il periodo 2028-2034, e ci sono diverse novità. Una di queste riguarda anche il Cef (cioè il fondo con i soldi usati per finanziare i progetti della rete Ten-T): quelle risorse si potranno utilizzare solamente per le infrastrutture che attraversano più di un Paese. Il Ponte, quindi, è tagliato fuori.
Lo ha confermato una portavoce della Commissione: "Il Ponte sullo stretto di Messina, essendo un progetto interamente situato in Italia, non può essere finanziato attraverso il programma Cef". Insomma, se il governo aveva puntato su quelle risorse per alleggerire il costo del Ponte – che secondo le stime dovrebbe richiedere almeno 13 miliardi di euro nei prossimi anni – ora rischia di dover rinunciare.
La notizia ha fatto esultare il comitato Invece del ponte, che si oppone all'opera: "Il dato di fatto è che la Commissione europea ha azzerato la strategia finanziaria finora perseguita dal governo", ha scritto in una nota. "Altro che ‘sostegno europeo': qui siamo di fronte a una bocciatura formale, nero su bianco". Dal Movimento 5 stelle, la senatrice siciliana Barbara Floridia ha commentato: "Di fronte a questa realtà dei fatti, riteniamo che il governo debba darsi una calmata, perché il progetto esecutivo non c'è, i nodi ingegneristici, ambientali e geofisici non sono sciolti, e ora pure sugli stanziamenti risultano opacità".
Le opzioni che restano a Salvini
Il governo Meloni, e il ministro Salvini in particolare, dovrà abbandonare quindi l'idea di pagare almeno una parte del Ponte con il fondo europeo Cef. La Commissione, va detto, ha lasciato aperto uno spiraglio: il progetto rientra comunque nella rete Ten-T, e quindi potrà ricevere soldi da altre fonti Ue, come "i fondi nazionali" o "il Fondo europeo per la competitività". Sullo sfondo, poi c'è sempre l'opzione di conteggiare le spese per il Ponte come spese per la difesa, approfittando dei benefici contabili per l'Europa riserverà al riarmo nei prossimi anni.
Le alternative citate dalla Commissione sono tutt'altro che sicure o facili da raggiungere. Il comitato Invece per il ponte le ha definite "strade nuove e tutte in salita". Il "Fondo europeo per la competitività", ad esempio, nascerà solo nel 2028 e per adesso il suo funzionamento non è ancora chiaro. Non si sa, quindi, quante possibilità ha il Ponte di ricevere dei finanziamenti da qui.
I "fondi nazionali" invece sono i soldi che l'Ue eroga a ciascun Paese: l'Italia ha ricevuto 75 miliardi di euro per il periodo tra il 2021 e il 2027, ad esempio, in parte (42,6 miliardi) pagati interamente dall'Europa e in parte co-finanziati. Questi fondi spesso servono per finanziare iniziative regionali e locali; in generale, sono impiegati per iniziative in ambiti come l'inclusione sociale, la lotta alla povertà infantile e il sostegno a giovani e indigenti. Il rischio quindi sarebbe di togliere risorse a progetti sociali oppure alle Regioni – soprattutto quelle del Sud, che ne sono le maggiori beneficiarie – oppure per pagare il Ponte.
Resta, come detto, l'opzione militare. Inserire il progetto del Ponte tra le infrastrutture a uso militare, in modo da farlo contare come spesa per la difesa. Un tentativo che il governo Meloni porterà avanti in ogni caso, a prescindere dai fondi europei, ma che potrebbe diventare ancora più importante se questi ultimi saltassero. Insomma, per un progetto che ha già accumulato mesi e mesi di ritardo (l'ultima previsione per il via libera al progetto definitivo è "entro la fine di luglio", e questa settimana si vedrà se sarà rispettata o meno), ora anche i finanziamenti diventano un ostacolo.