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Perché i lavoratori senza green pass non rischiano il licenziamento

Nel decreto legge varato ieri dal governo, che estende l’obbligo di green pass a tutti i lavoratori dal 15 ottobre, viene prevista una sanzione chiara a livello disciplinare in caso di violazione: la sospensione fino al 31 dicembre 2020 senza stipendio. In nessun caso, però, il lavoratore potrà essere licenziato per non aver presentato il green pass.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I sindacati lo avevano detto, uscendo da Palazzo Chigi dopo il vertice di mercoledì pomeriggio: il governo gli ha garantito che non si sarebbe arrivati in nessun caso al licenziamento. E così sarà. Il green pass obbligatorio per tutti i lavoratori scatterà a partire dal 15 ottobre, per effetto del decreto varato ieri in Consiglio dei ministri che prevede anche una serie di sanzioni – disciplinari e pecuniarie – per chi si presenterà sul posto di lavoro senza avere la certificazione verde. Per i dipendenti pubblici la mancanza di green pass equivale ad un'assenza ingiustificata, alla quinta scatta la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Per i dipendenti privati il discorso è praticamente identico, solo che può scattare anche dalla prima violazione.

Al sesto comma dell'articolo tre del nuovo decreto, in merito all'utilizzo del green pass per i lavoratori privati, si legge:

I lavoratori di cui al comma 1, nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione verde COVID-19 o qualora risultino privi della predetta certificazione al momento dell’accesso al luogo di lavoro, sono sospesi dalla prestazione lavorativa, al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro, e, in ogni caso, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Per il periodo di sospensione non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato.

A risolvere ulteriormente i dubbi ci ha pensato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervenuto ieri nel tardo pomeriggio in conferenza stampa insieme ai colleghi di governo Speranza, Brunetta e Gelmini: "È un provvedimento che lascia discrezionalità, ci fermiamo prima dell'obbligo vaccinale che rappresenterebbe un'ulteriore polarizzazione e creerebbe un muro tra chi vuole vaccinarsi e chi no – ha spiegato – La norma è scritta per individuare una fattispecie totalmente nuova di sanzione per evitare che ci sia il licenziamento per chi non utilizza il green pass". Per questo motivo "la sanzione è la sospensione", ma "finita questa stagione si riprenderà nella dinamica ordinaria e ognuno riprende il proprio posto di lavoro". La sospensione, infatti, decade con la fine dello stato d'emergenza fissata per il 31 dicembre 2020. Il ministro Orlando ci ha tenuto a sottolineare che "chi deve fare il tampone per lavorare ha diritto a un trattamento diverso, a un prezzo calmierato". Le sanzioni previste, invece, "comportano sospensioni" ma senza "nessun nesso con le attuali procedure che attengono alle sanzioni disciplinari". Insomma "sono misure non agganciate a percorsi che portano al licenziamento".

Il ministro del Lavoro ha chiarito anche alcuni punti su cui erano stati sollevati da subito alcuni dubbi: "In merito ai controlli il decreto dà già delle indicazioni, altri chiarimenti saranno affidati alla normativa secondaria se saranno necessarie implementazioni", ha spiegato. E poi ha aggiunto: "Anche l'abitazione è considerata in alcuni casi un luogo di lavoro e quindi la certificazione è richiesta, dovrà chiederla chi fa entrare i lavoratori in casa", parlando ad esempio di colf, badanti, idraulici e altri lavoratori che entrano dentro le abitazioni private.

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