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Pensioni, Tridico: “Creiamo fondo per il futuro dei giovani: abbiamo 2 anni per riformare Quota 100”

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in un’intervista torna a parlare di pensioni e, affermando di avere ancora due anni a disposizione per riformare Quota 100, pensa alla creazione di un fondo integrativo pubblico per le pensioni del domani, quelle dei giovani che oggi si inseriscono nel mondo del lavoro tra instabilità e insicurezze.
A cura di Annalisa Girardi
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"Quota 100 è stata una misura sperimentale. Abolirla, dopo solo un anno, sarebbe stato inopportuno, con la frustrazione di legittime aspettative. Allo scadere naturale si può pensare a una revisione complessiva del sistema che abbia l’ambizione di essere strutturale, fermo restando che Quota 100 in sé costituisce già uno scivolo temporaneo per ammorbidire lo scalone per molti che non sono coinvolti dalle altre forme di anticipazione, dopo la riforma del 2011": così il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, in un'intervista con il Messaggero, parla di pensioni e Quota 100, la riforma cavallo di battaglia della Lega che è stata criticata da più parti.

Anche molte istituzioni internazionali si sono espresse negativamente contro il provvedimento del Carroccio sulle pensioni e in sessione di bilancio si è discusso se abolirlo: alla fine, però, Quota 100 rimarrà fino al 2021, per cui ci sono ancora due anni, afferma Tridico, in cui bisognerà ragionare con le parti sociali in che termini apportare le modifiche. Ma di che correzioni si sta parlando? In che modo il Paese, dopo anni in cui si è cercato di tagliare la spesa previdenziale, dovrebbe riformare le risorse destinate alle pensioni? Secondo Tridico la risposta è da intendersi sul concetto di spesa: "Dire che l'Inps ha la spesa pensionistica più alta dell’Unione Europea è sbagliato, perché all’interno di quel 15% del Pil c’è sia assistenza, finanziata dalla fiscalità generale, che previdenza, finanziata dai contributi, oltre ad un enorme peso dell’Irpef per circa 58 miliardi: soldi che rientrano nelle casse dello Stato. Per questo sarà importante separare la previdenza dall’assistenza, rendendo contabilmente trasparente il bilancio dell’istituto".

La riforma delle pensioni secondo Tridico

Per il presidente dell'Inps sarà necessario "mettere a frutto soprattutto l’analisi della prossima commissione sui lavori gravosi, superando le età di pensionamento uguali per tutti". Tridico pensa ad un sistema di coefficienti che tengano conto della gravosità del lavoro e permettano di prevedere un'età di uscita dal lavoro per ogni categoria. "Il minatore avrà un indice di gravosità più alto e quindi potrà uscire prima. Certo ci dovrà essere un’età minima, la stabilirà il legislatore". Tridico quindi precisa che, dal momento in cui si applica il metodo contributivo, questo tipo di uscita vedrebbe comunque  la naturale penalizzazione legata al contributo, ma sottolinea come sia necessario tenere in considerazione un altro aspetto.

"Si può pensare ad una correzione di una norma che reputo ingiusta, cioè l’incremento dell’aspettativa di vita con effetti sui requisiti di pensionamento per tutti, anche su chi è già vicino alla pensione. Si dovrebbero neutralizzare gli effetti degli incrementi sull'età di pensionamento, da una determinata età in poi, ad esempio da 60 anni: in modo che l’aumento dell’aspettativa di vita sia bloccato per le singole coorti di lavoratori. Per ogni anno di nascita una certa aspettativa, che poi non cresce più. Così si dà certezza".

I finanziamenti alla riforma

La proposta del presidente dell'Inps è quindi una riforma strutturale. Per questo, precisa Tridico, non sarà a costo zero. "Però si potranno usare intanto le risorse non spese per Quota 100. Secondo nostre stime, comunque prudenti, nel 2019 avanzano circa 1,6 miliardi di cui solo 1,1 sono stati conteggiati nel decreto “salva conti” di luglio. Nel 2020 potremo avere 2,5 miliardi".

Tridico commenta poi quanto da lui ipotizzato sulla creazione di un fondo integrativo pubblico. E parla di sostegno alle pensioni del futuro, quelle che spetteranno ai giovani di oggi che entrano nel mondo lavorativo tra incertezze e instabilità: "Il ministero del Lavoro sta pensando ad una legge delega nella quale inserire un fondo che sostenga, in modo anticiclico, le pensioni del futuro. Soprattutto quelle dei giovani con carriere non continue". L'idea, spiega Tridico, è quella di permettere a coloro che percepiscono redditi bassi o instabili di avere una pensione integrativa, uno strumento per adeguare la pensione obbligatoria per quei periodi in cui i contributi versati sono stati minori.

"Sarà possibile ad esempio anche aprire a una posizione per un figlio. E si potrebbe pensare che i periodi di versamento aiutino a raggiungere i requisiti della pensione anticipata. Il fondo avrebbe anche la funzione di canalizzare le risorse del fondo nell’economia del Paese e non all’estero. Un ruolo fondamentale potrebbe essere svolto da Cassa Depositi e Prestiti, che per sua natura conosce le necessità dell’economia italiana e del suo sistema produttivo e sarebbe, quindi, in grado di indirizzare tali investimenti laddove ve ne sia più bisogno e in quei settori che presentano le maggiori opportunità di crescita e di rendimento", spiega il presidente dell'Inps.

Secondo Tridico oggi solo il 25% dei lavoratori aderisce a fondi integrativi di questo tipo, e si tratta specialmente di uomini provenienti dal Centro-Nord del Paese con redditi medio-alti. E aggiunge: "Il gestore amministrativo saremmo noi e questo permetterebbe di abbattere i costi di gestione che nel caso degli altri fondi sono molto elevati e vanno ad ridurre i rendimenti".

"Reddito di cittadinanza? Risultati straordinari"

Tridico interviene anche in materia di reddito di cittadinanza, la misura cardine del programma elettorale del Movimento Cinque Stelle, definendolo un "passaggio necessario per ridare dignità alle persone in stato di povertà". Il presidente dell'Inps afferma che, trattandosi di una riforma strutturale, c'è bisogno di lasciar passare il giusto tempo per poter effettivamente vedere i suoi effetti: "Ma a mio parare più di 1 milione di domande accolte, con oltre 2,5 milioni di persone coinvolte, è già un risultato straordinario. Se consideriamo il numero di poveri raggiunti rispetto alla platea prevista, dopo solo sei mesi siamo già a un tasso di espansione superiore all’80%, con una forte correlazione tra povertà e sussidi".

E annuncia che la misura pentastellata ha ridotto il coefficiente Gini (cioè l'indice della disuguaglianza fra le persone) di 1,2 punti, e l'intensità della povertà di circa 8 punti. "Un trasferimento netto di 7,2 miliardi di euro verso i poveri, verso gli ultimi, verso chi ha reddito zero o poco più, è una delle più grandi e più giuste azioni re-distributive fatte nel paese. Quanto alle politiche attive, di per sé non creano posti di lavoro. Certo, possono favorire l’incontro tra domanda e offerta, ma poi per creare lavoro servono investimenti produttivi", conclude Tridico.

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