Patuanelli: “La Manovra della destra non aiuta nessuno, al governo interessa solo la spesa militare”

Taglio dell'Irpef, salari più alti, fondi alla sanità, un aiuto maggiore alle famiglie e all'industria. Questi sono alcuni dei punti da cui parte l'opposizione negli emendamenti alla legge di bilancio 2026. E sono, di fatto, delle "prove generali" per arrivare compatti "alle prossime elezioni politiche". Ne ha parlato a Fanpage.it Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 stelle in Senato, membro della commissione Bilancio che sta lavorando sulla manovra, ma anche ex ministro dello Sviluppo economico nel secondo governo Conte.
Patuanelli ha lanciato sì le proposte dell'opposizione unita, ma non ha risparmiato critiche a quelle del governo. Soprattutto perché la legge di bilancio è "per nessuno", non porta benefici e non avrà un impatto sulla crescita del Paese. Secondo l'ex ministro, è perché al governo interessa una sola cosa: tenere i conti in ordine per "chiedere all'Europa lo scorporo dai conti del bilancio di tutte le spese militari".
Nella legge di bilancio avete presentato 16 emendamenti scritti con gli altri partiti dell'opposizione. C'è qualcosa, in particolare, che sperate di riuscire a portare a casa?
Intanto speriamo di dare un segnale forte di visione comune dei problemi del Paese. Su 16 temi puntuali ci sono le firme dei capigruppo di quattro forze politiche di opposizione: Movimento 5 stelle, Partito democratico, Alleanza Verdi-Sinistra e Italia Viva. Credo che sia un segnale importante del percorso che stiamo cercando di fare in vista delle prossime elezioni politiche.
In particolare segnalo la carenza totale di sostegno al mondo dell'industria e dell'impresa. Un Paese che non cresce, in cui gli imprenditori non hanno certezze di accompagnamento agli investimenti da parte del governo. Il primo elemento che sottolineo è il ritorno a Transizione 4.0, che è stato un grande piano industriale triennale per il Paese con i crediti d'imposta. Perché tornare all'iper ammortamento e al super ammortamento significa tagliare fuori circa il 45% delle imprese italiane. E sono proprio le micro e piccole imprese che non riescono a fare gli ammortamenti perché non hanno capienza. Quindi è come tagliare fuori lo scheletro produttivo del Paese.
Poi certamente il tema dell'Irpef è importante. Io non credo che questa sia una manovra per ricchi: è una manovra per nessuno. Perché abbassare l'aliquota dal 35% al 33% per una piccola fascia di reddito non dà nessun beneficio a nessuno. Noi crediamo invece che si debba alzare la no tax area. La proposta comune con le altre forze politiche prevede di portarla fino a 15mila euro, noi abbiamo un altro emendamento solo del Movimento 5 stelle che alza la no tax area a 20mila euro. Ha un costo di 12 miliardi, ma è coperto puntualmente nella nostra proposta.
Negli emendamenti comuni si parla di salario minimo, di tasse, di pensioni… Sono delle prove generali per un'alleanza vera e propria alle prossime elezioni?
Certamente è questo lo spirito con cui l'abbiamo fatto, a prescindere da chi è poi il primo firmatario di questi emendamenti. Abbiamo deciso tra l'altro di non fare una cosa che si fa molto spesso, cioè presentare tutti lo stesso emendamento. Abbiamo presentato invece un unico emendamento firmato da tutti. Questo è un segnale politico per dire al Paese: "Guardate che c'è un'alternativa che si sta costruendo sul merito delle cose, non la volontà di stare tutti assieme solo per battere la destra, ma il provare a stare assieme per costruire un'idea di Paese diversa".
Un'idea che si basa su quattro grandi pilastri. Imprese e Irpef (che riguarda anche i salari) li ho già citati. Poi c'è il grande tema delle famiglie: non si fanno figli, per chi li fa hanno un costo elevato, il carrello della spesa aumenta e quindi aumentare l'Assegno unico familiare è fondamentale.
E infine la sanità. I dati ci mostrano che sempre più italiani rinunciano alle cure, rinunciano alla prevenzione sanitaria, perché non hanno i soldi per farlo, perché le liste d'attesa sono infinite e bisogna rivolgersi alla sanità privata che costa. È una specie di patrimoniale al contrario, si fa pagare di più ai poveri rispetto ai ricchi. E quindi, un incremento forte il Fondo sanitario nazionale; questo non basta, serve capire dove ha fallito la regionalizzazione del sistema sanitario e probabilmente tornare a una visione nazionale della sanità pubblica, però certamente senza risorse qualsiasi altra cosa è impossibile.
Soldi alla sanità, no tax area per l'Irpef… Ci sono diverse proposte costose. Dove si trovano i soldi?
Gli emendamenti unitari hanno tre tipologie di copertura. Il primo è una spending review più seria, non orizzontale come quella che fa il governo tagliando una percentuale di tutti i ministeri, ma andando a vedere dove si possono recuperare veramente risorse.
La lotta all'evasione fiscale, perché si parla tanto di grandi armi di distrazione di massa come la patrimoniale, ma oggi noi vediamo un ritorno forte dell'evasione fiscale, dopo una stagione in cui le entrate tributarie aumentavano – perché col sistema di crediti di imposta era più conveniente fatturare piuttosto che non farlo.
E poi c'è il tema dei SAD, i sussidi ambientalmente dannosi, che hanno un valore di decine e decine di miliardi all'anno. Per una visione progressista del Paese, bisogna investire nell'ambiente e non investire in ciò che fa male all'ambiente. Quindi è necessario intervenire.
Per quanto riguarda gli emendamenti del Movimento 5 Stelle, a queste coperture si aggiunge il tema degli extraprofitti bancari, energetici e della difesa. E poi l'abrogazione di alcune cose che costano al Paese. La quinta rottamazione ha un costo molto elevato, noi proponiamo di abrogarla e anche da questo ritroviamo delle risorse.
In Italia la crescita economica nei prossimi anni sarà molto bassa – lo dicono tutte le previsioni nazionali e internazionali. L'industria, in particolare, è in crisi da più di due anni in modo quasi costante. La colpa è della situazione internazionale, che è difficile, o c'è una responsabilità del governo in questo?
Credo che ci sia una forte responsabilità del governo. Abbiamo il maggior calo della produzione industriale in Europa, fatta salva la Germania. La crescita in Italia sarà la più bassa in Europa per i prossimi tre anni, quindi torniamo ad essere fanalino di coda, dopo che siamo stati invece la locomotiva della crescita fino al 2022. Dal dopo-Covid, per due anni, siamo stati il Paese che è cresciuto di più in Europa grazie proprio alle politiche messe in campo dal Governo Conte due.
Se non si fa un piano industriale per il Paese, se non si dà una prospettiva di certezza normativa alle imprese, se la tanto decantata sburocratizzazione e semplificazione non ha prodotto assolutamente nessun risultato, se non c'è una visione industriale del Paese, il risultato poi è questo. I 33 mesi di calo di produzione industriale su 36 di governo Meloni dicono molto bene qual è il danno prodotto da questo governo.
Questa è la sorpresa in negativo più alta che ho avuto da questo governo. Alcune cose da questo governo me le aspettavo, ma che non ci fosse una una vicinanza concreta della destra e del centrodestra al mondo degli imprenditori onestamente non me l'aspettavo. Credo che questo sia un tema, anche in vista delle prossime elezioni, che andrà chiarito molto bene agli imprenditori che pensavano di avere qualche risposta dal governo Meloni e invece hanno avuto grandissime delusioni.
Ha detto che questa è una delle manovre "peggiori della storia repubblicana", che è "la più inutile e vuota". Perché?
Banalmente perché sul tema della crescita non incide minimamente. Quando si discutono i documenti preliminari alla manovra si danno due dati, il programmatico e il tendenziale. Il tendenziale indica quale sarebbe la crescita se non ci fosse la legge di bilancio. E il governo dice che la crescita per il 2026 sarebbe dello 0,7%. La crescita programmatica indica che effetto ha la legge di bilancio. La crescita sarà sempre dello 0,7%. Quindi l'effetto sulla crescita di questa legge di bilancio è zero. Ed è la prima volta che nel documento programmatico di bilancio viene indicato questo dato.
La realtà è che la volontà di questo governo è rientrare dalla procedura europea di infrazione per extra deficit. Lo vuole fare perché in questo modo potrà, dall'anno successivo o probabilmente già dal 2026, chiedere all'Europa lo scorporo dai conti del bilancio di tutte le spese militari. Perché ormai l'Europa e l'Italia in particolare ha deciso che siamo in un'economia di guerra, in un'economia che deve investire sulle armi, e che quindi quella è la strada a prescindere dai contesti internazionali.
Credo che sia una cosa molto grave e pericolosa. Perché se l'Italia avesse chiesto di scorporare le spese sanitarie, le spese per l'investimento dell'industria, le spese per i sostegni al reddito, avrebbe probabilmente avuto ricevuto un no, ma avrebbe fatto quello che deve fare uno Stato: pensare agli interessi del proprio Paese, dei propri cittadini; e invece ci siamo appiattiti soltanto sulle spese militari.