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Morte di Silvio Berlusconi

Paglia (SI): “Eredi di Berlusconi pagheranno solo 280 milioni, va alzata l’imposta di successione”

Il responsabile economia di Sinistra Italiana, intervistato da Fanpage.it, sottolinea che l’Italia è “l’unico Paese occidentale di primo piano ad avere una tassa di successione ridicola”. Nella maggior parte degli altri Paesi europei gli eredi di Silvio Berlusconi avrebbero pagato miliardi di euro, in Italia “solo 280 milioni”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dopo la morte di Silvio Berlusconi si è aperta la partita della sua eredità. Tutti gli occhi sono puntati sul testamento del Cavaliere, ma quanto pagheranno i figli allo Stato per la tassa di successione? Conti alla mano, circa 280 milioni di euro, a fronte di un patrimonio che sfiora i 7 miliardi. Troppo poco secondo il responsabile economia di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia, che intervistato da Fanpage.it ha sottolineato come, nella maggior parte delle altre democrazie occidentali, gli eredi di Berlusconi avrebbero pagato dieci volte tanto.

Dopo la morte di Berlusconi siete tornati a parlare della tassa di successione, perché?

Perché in Italia sarebbe utile cogliere questa occasione per fare un ragionamento: siamo l'unico Paese occidentale di primo piano ad avere una tassa di successione ridicola, senza avere neanche un'imposta patrimoniale reale oltre a quella sugli immobili. Non abbiamo alcun tipo di imposta che vada a riequilibrare le disuguaglianze.

Quanto vale la tassa di successione per il patrimonio di Silvio Berlusconi?

Non abbiamo un'idea precisa degli asset complessivi, ma se prendiamo la stima di Forbes di sette miliardi di euro, in Italia siamo intorno ai 280 milioni di euro di imposta. Il 4%, dando per scontato che l'intero patrimonio vada agli eredi in linea diretta.

E all'estero come funziona?

Ricordo il caso della Corea del Sud, quando morì il principale azionista della Samsung e gli eredi pagarono un'imposta di successione da 11 miliardi di euro, senza che questo provocasse un particolare dibattito nel Paese. Era la legge e tutti hanno pensato fosse corretto rispettarla. Tra l'altro, in Corea l'imposta è del 50%, particolarmente alta considerati gli standard del mondo occidentale, ma in Europa siamo tra il 30 e il 40%.

È un valore massimo però, non si applica a tutti

Certo, in nessun Paese l'imposta è piatta, dal Regno Unito alla Francia. Quelle sono percentuali che si applicano a chi ha beni che superano le decine di milioni di euro. In tutti questi Paesi, chi ha un'eredità che va ai familiari stretti e vale fino a un milione di euro è prevista l'esenzione. Ed è ovviamente corretto. Però quando si tratta di successioni che coinvolgono patrimoni ultramilionari o miliardari, come nel caso di Berlusconi, la legge prevede un calcolo diverso.

Quando si fanno questi ragionamenti spesso c'è chi vi accusa di volere un esproprio

Ma è un principio liberale, non certo socialista. Il merito individuale con la morte cessa. Negli Stati Uniti sono gli stessi grandi magnati che in vita dichiarano di non voler lasciare ai figli nulla di più di una buona dotazione patrimoniale, sufficiente ad avviare la loro vita e non a vivere di rendita.

Negli Stati Uniti però funziona diversamente

Gli Stati Uniti hanno un sistema di fondazioni tali per cui i grandi ricchi non pagano mai la tassa di successione, ma non è che mettere tutti i propri soldi in una grande fondazione equivalga a tenerli. Semplicemente nella cultura americana, anche quando si tratta di fare del bene, si preferisce il privato allo Stato. Si preferisce affidare il welfare a un'associazione caritatevole, ma se ad esempio Berlusconi avesse donato tutto a una fondazione, gli eredi oggi sarebbero presidenti e andrebbero in giro per il mondo a fare discorsi, non sarebbero proprietari di asset imprenditoriali miliardari.

Però se Berlusconi ha costruito autonomamente il suo impero imprenditoriale, perché deve restituire i frutti del suo lavoro allo Stato?

Non li restituirebbe allo Stato ma alla comunità. Qualsiasi ricchezza non è mai frutto delle proprie capacità individuali, ma è accumulata in virtù del fatto che vivi in un Paese, ne sfrutti le condizioni, la capacità di lavoro dei dipendenti, le risorse che ti mette a disposizione. Le grandi storie di accumulazione sono storie di imprese collettive. E chi sta in alto viene sempre premiato molto più di chi sta in basso. Ma una volta che abbandoni il paradiso in terra che ti sei costruito, è giusto che quelle risorse vengano rimesse a disposizione della collettività, almeno in parte. Poi stiamo parlando di otto miliardi, pure se fossero tassati al 50% agli eredi ne resterebbero altri quattro.

Cosa ne pensa invece della narrazione fatta di Berlusconi in questi giorni? C'è chi parla di beatificazione

Credo sia stata del tutto irrispettosa della storia del nostro Paese. È vero che è morto un grande protagonista della storia politica ed economica italiana, ma è altrettanto vero che è stata una delle personalità più discusse e controverse del nostro Paese. Non si può pensare di imporre un processo di beatificazione unilaterale da parte di chi in questo momento è al governo. Serviva più consapevolezza del fatto che non c'era e non ci sarà mai un giudizio condiviso su Berlusconi e su quello che ha rappresentato.

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