video suggerito
video suggerito

Open Arms, Procura di Palermo impugna sentenza assoluzione per Salvini: cosa succede adesso

La Procura di Palermo ha impugnato la sentenza di assoluzione per il vicepremier Matteo Salvini, assolto lo scorso dicembre dall’accusa di sequestro di persone e rifiuto di atti d’ufficio nel processo Open Arms. Il ministro era accusato di aver trattenuto illegittimamente un gruppo di migranti a bordo della nave Ong. Per la Procura comunque “i fatti sono accertati, è solo una questione di diritto”.
A cura di Annalisa Cangemi
26 CONDIVISIONI
Immagine

La Procura di Palermo ha impugnato la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini nell'ambito del processo Open Arms. Il ricorso contro la sentenza che ha assolto il vicepremier e segretario della Lega dai reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio è stata depositata in Cassazione.

Si tratta del cosiddetto "ricorso per saltum" che consente di evitare il giudizio di appello e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte. La Procura ha optato per il ricorso diretto alla Cassazione, che è giudice di legittimità, sostenendo che il verdetto di assoluzione non confuta la ricostruzione dei fatti prospettati dall'accusa, che sono dunque accertati, ma si limita, interpretando male leggi e convenzioni internazionali, a dire che l'Italia non aveva l'obbligo di assegnare alla nave spagnola il porto sicuro (Pos). Inutile dunque sarebbe, per i pm, un nuovo processo d'appello: in sostanza i pm del pool coordinato dal procuratore aggiunto Marzia Sabella ritengono inutile un altro giudizio di merito sui fatti, ma chiedono una pronuncia sul diritto. Ora la palla passa alla Suprema Corte.

Dopo un lungo processo davanti al tribunale di Palermo in cui era accusato di aver trattenuto illegittimamente a bordo della nave della ong Open Arms un gruppo di 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo nell'agosto del 2019, impedendo all'imbarcazione l'approdo a Lampedusa, Salvini, il 20 dicembre scorso, era stato assolto, perché, hanno scritto i giudici, “il fatto non sussiste”. La motivazione della sentenza è stata depositata a giugno.

Il ministro Salvini si difende: "Difendere i confini non è reato"

"Difendere l'Italia e i suoi confini non è un reato", ha commentato sui social, il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, a proposito del ricorso in Cassazione della Procura di Palermo contro la sua assoluzione sul caso Open Arms.

"Su Open Arms non c'è alcuno scontro tra politica e magistratura – ha aggiunto poi in una nota – e infatti ringrazio il tribunale di Palermo e sottoscrivo tutte le 268 pagine che motivano la mia totale assoluzione, arrivata dopo decine di udienze e anni di approfondimenti".

Secondo l'avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini, "La sentenza del Tribunale di Palermo è completa e puntuale in fatto ed ineccepibile in diritto".

Da Piantedosi solidarietà a Salvini

"Mi dispiace molto per questa notizia, mi ha colpito molto nel rispetto profondo dei passaggi giudiziari. Mi dispiace umanamente e personalmente e anche professionalmente, io ho vissuto quella stagione da capo di gabinetto di Salvini. Me ne sento ancora più partecipe e rivendico l'azione che fu fatta per contrastare l'immigrazione illegale che non è tanto diverso dalle mafie", ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a margine del convegno ‘Parlate di Mafia' a Roma. "Mi ritengo moralmente imputabile anche io", ha aggiunto.

Ong: "Fiducia nella Procura di Palermo"

"I fatti sono stati ampiamente riconosciuti e ricostruiti nel processo di primo grado. Attendiamo di ricevere la notifica e di leggere il ricorso, ma abbiamo piena fiducia nel lavoro della procura di Palermo". È il primo commento a caldo di Open Arms alla notizia del ricorso della procura palermitana in Cassazione contro la sentenza di assoluzione emessa nei confronti di Matteo Salvini.

Le origini del caso Open Arms e del processo a Matteo Salvini

Il processo Open Arms era partito il 15 settembre 2021: in tutto, fino alla sentenza di dicembre, ci sono state 24 udienze. La vicenda ha avuto inizio il 1 agosto 2019, quando la nave Ong aveva recuperato 124 migranti in mare, e aveva chiesto l'assegnazione di un porto sicuro all'Italia e a Malta, ricevendo in risposta il divieto di ingresso in acque italiane dall'allora titolare del Viminale, Matteo Salvini appunto. Qualche giorno dopo, il 9 agosto, gli avvocati della Ong avevano presentato ricorso al tribunale dei minori chiedendo lo sbarco dei migranti non ancora maggiorenni. Poche ore dopo la nave umanitaria aveva soccorso un altro gruppo di persone, 39 in tutto. Nel frattempo era arrivata la sospensione da parte del Tar del Lazio del divieto di ingresso disposto dall'allora ministro dell’Interno.

A quel punto la Open arms aveva deciso di fare un esposto alla Procura di Agrigento, perché nonostante fosse arrivata la decisione del giudice amministrativo, Salvini insisteva con lo stop all'ingresso nelle acque italiane per la nave umanitaria. A bordo la situazione era precaria, con i naufraghi in condizioni igienico-sanitarie difficile da 18 giorni. Alcuni, vedendo le coste italiane in lontananza, avevano anche provato a raggiungere Lampedusa a nuoto, mettendo a rischio la loro vita.

Alla fine, il 20 agosto, l'allora procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio aveva deciso di salire sulla nave per constatare le condizioni fisiche e psichiche dei migranti, dichiarando poi che la situazione era "esplosiva". Era partito quindi il sequestro dell'imbarcazione, disponendo lo sbarco dei migranti e avviando accertamenti. Poco dopo la procura di Agrigento iscriveva il ministro dell'Interno Salvini nel registro degli indagati per sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio in concorso con il suo capo di Gabinetto Matteo Piantedosi.

26 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views