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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Oltre cento Ong denunciano una “carestia di massa” in atto nella Striscia di Gaza: cosa sta succedendo

Oltre cento organizzazioni umanitarie denunciano una “carestia di massa” in atto nella Striscia di Gaza, dove migliaia di civili vengono colpiti mentre cercano cibo. L’Australia e altri 28 Paesi chiedono la fine immediata della guerra.
A cura di Francesca Moriero
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A Gaza si continua a morire di bombe e di fame. La crisi umanitaria nella Striscia ha raggiunto ormai proporzioni catastrofiche: secondo un appello congiunto firmato da 111 organizzazioni non governative, tra cui Medici Senza Frontiere, Oxfam, Caritas e Amnesty International, è in corso ormai da tempo una "carestia di massa" che minaccia la sopravvivenza di quello che resta della popolazione civile: "Le persone che aiutiamo stanno letteralmente scomparendo", si legge nel documento, che chiede un cessate il fuoco immediato, l’apertura dei varchi terrestri e il libero accesso agli aiuti. La denuncia si accompagna a nuovi dati allarmanti: solo nelle ultime 24 ore, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 63 persone, 26 erano in cerca di aiuti. In due giorni, 33 persone, tra cui moltissimi bambini, sono morte di fame. Dall’inizio della guerra, i morti palestinesi sono oltre 59mila, più della metà donne e minori, secondo il ministero della Salute di Gaza.

Ong denunciano "carestia di massa" in corso a Gaza: 21 bambini morti di fame in 72 ore

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La denuncia che arriva poi dall'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani è netta: più di mille palestinesi sarebbero stati uccisi dall'esercito israeliano dalla fine di maggio mentre cercavano di accedere agli aiuti umanitari. Molte delle vittime si trovavano vicino ai centri della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), l'rganizzazione sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti, sulla cui trasparenza stanno emergendo gravi interrogativi. Secondo le Ong, migliaia di tonnellate di cibo, acqua e medicine rimangono bloccate dentro e fuori Gaza, senza possibilità di distribuzione a causa delle restrizioni israeliane. "Gli aiuti ci sono, ma non possiamo consegnarli", spiegano. Intanto, in uno degli ultimi ospedali funzionanti di Gaza, martedì sono stati certificati i decessi per malnutrizione di 21 bambini, in 72 ore.

Israele sotto accusa globale: "Uccidere affamati è indifendibile"

L’indignazione internazionale sembra finalmente crescere: "Le sofferenze dei civili a Gaza hanno raggiunto nuove profondità", si legge in una dichiarazione firmata da 29 Paesi, tra cui Regno Unito, Italia, Francia, Canada, Giappone e Nuova Zelanda. Il documento chiede che Israele consenta un flusso continuo di aiuti e garantisca la sicurezza degli operatori umanitari. "Uccidere civili in cerca di cibo è indifendibile", ha dichiarato anche l’ONU. A Canberra, intanto, il governo australiano ha espresso pubblicamente “l’angoscia” dei cittadini di fronte al disastro umanitario. La ministra degli Esteri Penny Wong ha chiesto la fine immediata della guerra, poco dopo che decine di manifestanti pro-Palestina erano stati espulsi dal parlamento federale.

Londra, Parigi e l’ipotesi del riconoscimento dello Stato di Palestina

Anche sul piano diplomatico, la guerra sta provocando fratture: in Gran Bretagna, per esempio, numerosi ministri del governo Starmer chiedono il riconoscimento immediato dello Stato palestinese: "Se non ora, quando?", ha dichiarato un esponente del governo al Guardian, denunciando l’assenza di un vero processo di pace. David Lammy, ministro degli Esteri, ha promesso che il Regno Unito "farà la sua parte" per arrivare a una soluzione a due Stati, ma ha ribadito che il riconoscimento deve avvenire “nel momento di massimo impatto”. Intanto, la Francia e Arabia Saudita stanno organizzando una nuova conferenza internazionale all’ONU per definire i piani post-bellici a Gaza e valutare un eventuale riconoscimento formale dello Stato palestinese. Il segretario alla Salute britannico Wes Streeting è intervenuto in Parlamento definendo “intollerabili” gli attacchi israeliani agli operatori sanitari e ai civili in cerca di cibo.

Iran minaccia Israele, gli USA trattano a Roma

Mentre sul campo il conflitto prosegue senza sosta, si moltiplicano le iniziative diplomatiche: il presidente iraniano Masud Pezeshkian ha dichiarato che Teheran sarebbe pronta a una risposta militare se Israele dovesse riprendere attacchi sul suo territorio. "Le nostre forze sono in stato di massima allerta", ha dichiarato ad Al Jazeera. Intanto, a Roma, è previsto un incontro domani tra l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, il ministro israeliano degli Affari Strategici Ron Dermer e un alto rappresentante del Qatar. Sul tavolo ci sarebbe una nuova proposta statunitense per un cessate il fuoco di 60 giorni e il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza.

Condanne anche dal mondo cattolico: "La politica israeliana è moralmente ingiustificabile"

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Dopo una visita nella Striscia, anche il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha definito nei giorni scorsi “moralmente ingiustificabile” la condotta di Israele a Gaza. Un'accusa pesante, che si aggiunge alla lunga lista di condanne internazionali; il segretario generale dell’ONU Guterres ha ammonito: "Le ultime linee di vita nella Striscia stanno crollando".

In questo scenario sempre più disperato, l’unica certezza è che il tempo a disposizione per salvare vite sta per scadere. E la comunità internazionale non può più permettersi di restare a guardare.

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