Manovra 2026

Nicita (Pd): “Questa manovra è la lista della spesa del governo Meloni, non c’è nulla per gli italiani”

Con Fanpage.it il senatore del Pd, Antonio Nicita commenta il contenuto della manovra e il suo giudizio è tutt’altro che positivo. La definisce “una lista della spesa” del governo che “non fa nulla per il Paese”. Dall’altra parte la discussione sulla legge di bilancio è un’opportunità per le opposizioni, che hanno presentato diversi emendamenti congiunti, per mettere a terra “un vero programma elettorale comune” in vista delle prossime politiche.
Intervista a Antonio Nicita
Senatore del Partito democratico
A cura di Giulia Casula
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Le risorse messe a disposizione per questa manovra sono poche: mancano misure forti per gli investimenti e per le imprese, che evidentemente non sono avvertite come particolarmente urgenti, sebbene in questo momento l'Italia cresca meno di tutti in Europa. Il giudizio che il senatore del Partito democratico, Antonio Nicita dà a Fanpage.it sulla prossima legge di bilancio è tutt'altro che positivo. Un provvedimento che definisce  "una lista della spesa" che raccoglie le richieste dei partiti "ma non fa nulla per il Paese".

Nicita, che siede in Commissione bilancio, è critico nei confronti di quanto fatto dal governo su sanità, a fronte di numeri allarmanti che mostrano un quadro ben diverso da quello descritto dalla maggioranza:"Siamo il fanalino di coda della spesa sanitaria europea". E pure sulla scuola pubblica: "Non c'è nulla da parte del governo e noi vorremmo insistere, anche perché sono investimenti infrastrutturali che fanno crescere il PIL".

Tra gli emendamenti di cui è primo firmatario, uno prevede il definanziamento del Ponte sullo stretto e la restituzione del Fondo di sviluppo e coesione a Calabria e Sicilia. Un'altra proposta si concentra sulla digital tax, un'imposta sul traffico internet. Inoltre, sulla scia dello scandalo che ha coinvolto il Garante della Privacy, i senatori dem hanno presentato un emendamento alla manovra, che chiede la modifica delle modalità di elezione dell'Authority e l'immediata decadenza dell'attuale collegio.

Lei ha definito la manovra una “lista della spesa”, una legge “senza visione”. Perché? 

Innanzitutto perché mobilita pochissime risorse. Sono circa 18 miliardi. In un momento nel quale sta finendo il Pnrr, noi avremmo bisogno di aumentare la spesa per investimenti, proprio perché siamo il Paese che sta crescendo meno di tutti in Europa. Non abbiamo misure forti per gli investimenti, non abbiamo misure di sostegno per le imprese e anche le misure territoriali, che dovrebbero essere fatte per accompagnare il Pnrr, non ci sono. È una lista della spesa che raccoglie semplicemente i desiderata delle campagne elettorali dei diversi partiti di maggioranza, ma non fa nulla per il Paese. Tant'è vero che anche la Commissione europea prevede una crescita pari a zero.

La discussione sulla manovra sta entrando nel vivo. Tra gli emendamenti segnalati dal Partito democratico ce n’è uno a sua firma, che chiede di liberare le risorse del Fondo di sviluppo e coesione per il Mezzogiorno, ora assegnate al Ponte sullo Stretto (più o meno 4 miliardi) e restituirle a Sicilia e Calabria. In cosa andrebbero spesi quei soldi secondo lei? 

Come sapete sul Ponte non abbiamo ancora completato l'iter autorizzativo.  Al di là di quello che si pensi di quest'opera, di fatto siamo di fronte ad un progetto che non è nella fase esecutiva e che anzi, secondo la Corte dei conti presenta una serie di rilievi critici significativi proprio dal punto di vista amministrativo. Questo cosa significa? Che delle risorse che abbiamo impegnato come Paese sul Ponte la parte significativa deriva proprio dai Fondi di sviluppo e coesione, proprio tra l'altro nella gran parte dalla Sicilia e dalla Calabria. Queste risorse, che sono state sottratte alle Regioni, non saranno subito impegnate sul Ponte. Ricordo che i fondi di coesione hanno un orizzonte 2021- 2027, quindi il nostro ragionamento è: in attesa che si capisca cosa succede al Ponte, queste risorse mettiamole subito, facciamole ritornare in Sicilia, in Calabria, per le opere che erano previste: cioè completamento di autostrade, di infrastrutture ferroviarie, infrastrutture sanitarie e così via. Fondamentalmente investimenti infrastrutturali e di sostenibilità economica ed ecologica.

Qui negli studi di Fanpage, il capogruppo dei 5s al Senato, Patuanelli ha parlato di prove generali di alleanza a proposito delle proposte che avete deciso di presentare assieme con le altre opposizioni. Non è la prima volta che vediamo Pd e 5s avvicinarsi su certi temi, mentre su altri (come la politica estera) emergono divisioni. Crede che queste possano essere le basi per un vero programma comune, visto che alle elezioni mancano meno di due anni?

Proprio con Patuanelli io siedo in Commissione Bilancio. Dal punto di vista concreto delle iniziative nel Parlamento, nelle Commissioni, in Aula, davvero le questioni sulle quali vi è una differenza di valutazione – gli esteri sono una di queste – sono veramente poche. Noi lavoriamo tantissimo insieme, ci votiamo reciprocamente gli emendamenti. In alcuni casi come avviene in questa legge di bilancio abbiamo fatto uno sforzo in più individuando alcuni temi che sono comuni. Da questo punto di vista anche per le esperienze precedenti di Governo che vi sono già state, noi siamo molto più uniti dal punto di vista della condivisione della visione politica rispetto a quello che può emergere dalla stampa. Sicuramente ci sono alcuni temi sui quali non ci sono esattamente le stesse visioni. D'altra parte questo non è vero neanche nel Governo che ci sta governando in questo momento. Basta pensare al diverso approccio sull'Ucraina da parte di alcuni partiti di maggioranza e la Lega, per esempio, che è molto più vicina purtroppo, alle posizioni della Russia. Io penso che anche questa legge di bilancio sia un ulteriore passo in più verso la formazione anche di un vero e proprio programma di governo comune.

Parliamo di sanità. Avete denunciato i tagli in manovra mentre Meloni rivendica gli aumenti dei finanziamenti al Ssn. Dove sta la verità?

Sono vere tutte e due le cose. L'ha detto Gimbe molto bene. Il governo ha messo 19 miliardi, complessivamente, perché alcuni di questi soldi sono soldi che vengono dagli anni precedenti. D'altra parte Gimbe fa vedere che se noi lo rapportiamo al PIL siamo in debito di 17 miliardi. Quindi diciamo stiamo decrescendo rispetto a quello che è l'importo di spesa sanitaria rispetto al PIL. Quindi dove sta la verità? La verità sta nel fatto che l'incremento delle risorse del Governo non è sufficiente a più che compensare la spinta inflattiva. Basta pensare che noi con la spesa sanitaria paghiamo macchinari e paghiamo diagnosi, cioè paghiamo delle cose che risentono dell'effetto inflattivo. Inoltre, una parte significativa di questo incremento della spesa sanitaria riguarda semplicemente i rinnovi contrattuali, che vanno inseriti nella spesa, ma che non producono più servizi di per sé. Quindi la verità è che noi stiamo decrescendo, siamo il fanalino di coda della spesa sanitaria europea. Pensate, noi torneremo, di qui a tre anni, sotto il 6% del PIL, che è una cifra più bassa di quella per esempio della Grecia. Per dire, la Germania spende il 10% del proprio PIL e ricordo che il PIL tedesco è quattro volte maggiore di quello italiano. Negli ultimi tre anni sono venuti meno 17 miliardi nella sanità e abbiamo i problemi che vedete. Non solo le liste d'attesa ma un problema proprio di gestione complessiva sul quale dovremmo in qualche modo trovare una soluzione tutti assieme.

Tra le vostre proposte ce ne sono alcune che riguardano la scuola pubblica (penso ad esempio all’incremento del fondo per l’edilizia scolastica). La maggioranza invece, è tornata a strizzare l’occhio agli istituti privati con un buono da 1500 euro per chi vi iscrive i figli. Le che ne pensa? 

Noi intanto investiamo sull'edilizia scolastica semplicemente perché è stata tagliata una parte rilevante che era già scritta nel Pnrr. Voi sapete che noi abbiamo dei dati un po' allarmanti sulla scuola. Soltanto la metà delle scuole italiane per esempio ha un servizio mensa e o una palestra. Noi vorremmo che le scuole fossero aperte tutto il giorno, che fossero luoghi di attrazione. Per fare questo dobbiamo mettere in sicurezza le nostre scuole, sia dal punto di vista energetico che di connettività digitale, ma proprio anche come luogo in cui i ragazzi possono stare più tempo. Su questo non c'è nulla da parte del Governo e noi vorremmo insistere anche perché sono investimenti infrastrutturali che fanno crescere poi il PIL. Dal punto di vista invece, del rapporto con la scuola paritaria, guardate noi da quando c'è stata la riforma Berlinguer abbiamo sempre valutato la questione della parità della scuola tra pubblico e privato. Qui il tema è che ci vuole una pari dignità. Quando si parla di libertà di scelta, va benissimo, ma dobbiamo garantire che la scuola pubblica abbia sempre uno standard sotto il quale non si deve scendere. Non si tratta di avviare una polemica su quanti soldi dare o sui voucher alle famiglie. Il tema è mettere tutti nelle stesse condizioni. Poi nello stesso tempo, questo Governo aveva già speso nel 2025 quasi 800 milioni per le scuole private. Una cifra assolutamente diciamo in linea con quelle che sono le aspettative e le esigenze. Io credo che anche questa sia più una forma di proposta di propaganda politica verso un mondo che non una prospettiva di soluzione. Noi siamo pronti a discutere di tutto ma non penso che questa proposta arriverà fino in fondo così come è stata formulata.

Un altro suo emendamento prevede l’introduzione di un’imposta (già soprannominata digital tax) sul traffico internet e sulla raccolta pubblicitaria online. Ci spiega meglio come funzionerebbe?

Questa è una sorta di di tassazione di scopo perché finalizzata alla creazione di un fondo nazionale per l'innovazione digitale e  per il pluralismo digitale, cioè per sostenere sia l'editoria sia la stampa digitale più piccola, libera, che ha bisogno di un forte sostegno, anche per il giornalismo giovane e indipendente, e che serve anche a contrastare la disinformazione. Quello che si immagina è che si fissi una soglia in termini sia di possibile traffico internet dei contenuti (pensiamo alle partite di calcio, per esempio, che attraggono molto traffico) sia in relazione alla quantità di pubblicità raccolta e fatturata in Italia. Il maggiore di questi due indicatori può essere utilizzato per fissare un valore della tassa, che noi non fissiamo nel nostro emendamento. Demandiamo all'Agcom di individuare una soglia che serva anche a far sì che non danneggi i piccoli e quindi sia parametrata per le grandi piattaforme, e iniziamo anche a restituire al contesto internazionale quello che è un deficit di tassazione dopo i dazi di Trump. Come sapete Trump si è molto concentrato sui beni ma ha dimenticato i servizi e noi proprio sui servizi digitali siamo deficitari di circa 100 miliardi nei confronti degli Stati Uniti. Quindi alla fine è una piccola misura che però serve a far partire delle risorse, a dare il segnale che vogliamo costruire anche un fondo sul pluralismo digitale.

Un'ultima cosa, in queste settimane il Garante della privacy è stato travolto dalle polemiche che poi sono culminate con le dimissioni del segretario generale. Voi avete presentato un emendamento che riguarda anche questo. Ci dice di più?

Noi abbiamo presentato in legge di bilancio un emendamento su questo. La situazione l'avete vista. Al di là del servizio, ci sono una serie di questioni che hanno a che fare con la chiarezza delle istituzioni. Noi abbiamo proposto attraverso un emendamento di innalzare il quorum per eleggere i rappresentanti di questo organismo, passando da una maggioranza relativa in Parlamento ai una di due terzi, proprio per far sì che le nomine siano condivise e che possano essere il più possibile indipendenti. Abbiamo previsto la decadenza nel momento in cui venga approvato questo emendamento, con il rinnovo del Garante. Alla luce dei fatti che sono emersi anche alla maggioranza, noi chiediamo oggi di votare il nostro emendamento.

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