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Naufragio di Cutro, il presunto scafista condannato a 20 anni di carcere e 3 milioni di multa

Venti anni di reclusione e tre milioni di multa: è la condanna inflitta dal gup di Crotone a Gun Ufuk, il cittadino turco di 29 anni accusato di essere uno degli scafisti responsabili della strage di Cutro.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il giudice per le udienze preliminari presso il tribunale di Crotone ha confermato la pena a 20 anni di carcere – già diminuita di un terzo col rito abbreviato – per il giovane turco Gun Ufuk, accusato di essere uno degli scafisti del caicco Summer Love, che si è schiantato sulle coste calabre di Cutro quasi un anno fa, il 26 febbraio 2023.

Confermata le richieste del pubblico ministero Pasquale Festa, rispetto alle quali però il gup Elisa Marchetto ha aumentato la multa, che passa così da 2,1 milioni a 3 milioni di euro. Oltre alla ingentissima pena pecuniaria il 29enne Ufuk dovrà risarcire le parti civili, parenti delle vittime, ministero e Regione Calabria per importi ancora da determinare.

Nel tragico naufragio dell'anno scorso hanno perso la vita 94 migranti di cui oltre 30 minorenni, mentre un ‘altra decina risulta dispersa. Il giovane doveva rispondere di naufragio colposo, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte di conseguenza. Alle stesse imputazioni sono soggetti altri tre presunti scafisti, un turco e due pakistani, per i quali sta andando avanti il processo ordinario presso il Palazzo di giustizia crotonese.

Prima della lettura della sentenza di primo grado, l'imputato aveva preso la parola in udienza per spiegare che lui era "solo il meccanico della barca ed ho barattato il pagamento del viaggio con il compito di macchinista per riparare il motore. Non ho mai guidato la barca. Mi dispiace tanto per il dolore causato ai familiari delle persone morte".

Ufuk ha aggiunto che è stato costretto a scappare dalla Turchia per motivi politici. "Ero stato arrestato – ha detto – perché considerato di fare parte del movimento che aveva condotto il tentato golpe del 2016. Nel 2019 sono stato in carcere per otto mesi perché criticavo Erdogan e le sue politiche. Quando sono uscito per due anni ho dovuto presentarmi alla polizia ed ho tuttora il divieto di uscire dalla Turchia. Per chi è considerato golpista non è facile vivere in Turchia. Siamo discriminati dalle autorità e non riusciamo a trovare lavoro. Per questo ho deciso di partire, ma non avevo i soldi necessari e così ho accettato di fare il meccanico della barca che doveva arrivare sulla costa italiana e tornare. Mi ha fatto conoscere – ha concluso – gli organizzatori del viaggio Bayram, mio amico, che era il comandante della barca e che è morto nel naufragio".

"È una sentenza che restituisce una verità monca, ricorreremo in appello. Nel frattempo attendiamo di conoscere le motivazioni per conoscere il ragionamento logico tenuto dal tribunale. Chiaramente non siamo soddisfatti di questo esito, ci aspettavamo una scelta più coraggiosa da parte di questo tribunale e confidiamo che ciò avvenga in appello", ha commentato l'avvocato Salvatore Falcone, difensore di Gun Ufuk.

"È riduttivo ritenere che Ufuk sia l'unico responsabile della morte di tutte queste persone, la verità verrà ricercata ad ampio raggio, guardando a 360 gradi alla responsabilità di tutte le persone che dovevano essere coinvolte, ognuno per le proprie funzioni, e che purtroppo non lo sono state. Mi riferisco chiaramente ai soccorsi che non vi sono stati e a un rimpallo ignobile e abominevole di responsabilità tra il governo italiano e l'agenzia Frontex", ha aggiunto il legale al termine dell'udienza.

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