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Monti: “Lega e M5S stanno annacquando il loro antieuropeismo. Di Maio sembra un raffinato borghese”

In un’intervista concessa al quotidiano La Stampa, l’ex presidente del Consiglio Mario Monti sostiene che l’antieuropeismo di Salvini e Di Maio si stia annacquando: “Salvini ha usato toni moderati rispetto agli standard”, mentre Di Maio sarebbe “un raffinato borghese, con una compiuta articolazione intellettuale, mosso dal desiderio di essere e apparire moderato”.
A cura di Charlotte Matteini
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Dalla Brexit al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, fino a Luigi Di Maio e Matteo Salvini. È un'intervista a tutto tondo sugli eventi del 2017, quella resa dell'ex presidente del Consiglio Mario Monti al quotidiano La Stampa. "È cambiato tutto in dodici mesi, è stato un gioco interessante della Storia", ha spiegato il professore. "Dopo la Brexit trattavano l’Europa come un ronzino atteso da un concorso equestre, si pensava il peggio per l’Unione e si temeva che l’Italia potesse deragliare una volta arrivata al referendum di dicembre, presentato come un giudizio di Dio. Dopo la vittoria del ‘no' – che auspicavo – non è successo nulla", ha proseguito Monti.

"Il mondo e l’Europa migliorano dal punto di vista economico, mentre la situazione globale, strategica e geopolitica, si complica", sottolinea l'ex presidente del Consiglio, rilevando inoltre  che "c’è molta acqua nel vino degli euroscettici". Palese il riferimento al Movimento 5 Stelle, rappresentato a Cernobbio dal candidato presidente in pectore Luigi Di Maio, il quale ha sostenuto che M5S non ha intenzione di uscire dell'Euro, nonostante gli annunci e le richieste dii referendum avanzate nel corso degli anni.

‘Il risultato è un ritrovato vigore del progetto continentale che lui (Mario Monti, ndr) fa risalire agli choc vissuti dal mondo anglosassone, la Brexit e l’elezione di Trump', "due eventi a cui abbiamo assistito sgomenti", chiosa Monti, aggiungendo: "Noi abbiamo dimostrato di essere dei ‘purosangue', di saper resistere alle difficoltà. I guai maggiori, ora, li stanno vivendo altri Paesi. Guai strutturali e non facilmente risolvibili", come quelli britannici. O Politici e sociali, come quelli americani, "con l’economia e finanza che divergono dalla politica e il razzismo che si è riattizzato".  

Questo mélange di sensazioni è apparso dominante al Forum lariano, l’universo anglosassone che zoppica, il vecchio continente in odore di rilancio, l’Asia – soprattutto la Cina – che si offre come leader e mediatore. Un contesto dinamico, dove l’Italiano tranquillo, Paolo Gentiloni, archivia con orgoglio «la crisi peggiore» e i rivali lo sfidano davanti al gotha nazionale di industria e finanza con parole rassicuranti per conquistare scampoli di consenso. «Anche Salvini ha usato toni moderati rispetto agli standard», ammette Monti ripensando al discorso del leghista di ieri. Di Maio? «Un raffinato borghese, con una compiuta articolazione intellettuale, mosso dal desiderio di essere e apparire moderato». Sono loro, gli annacquatori del calice euroscettico. «Sarebbe stato bene che li avessero ascoltati gli osservatori internazionali che erano qui nei giorni precedenti», sospira il professore: «Avrebbero un’idea diversa di quanto accade da noi». Ci vorrà un’altra occasione. Il Forum è un porto di mare (sul lago) e il viavai è inevitabile e continuo. 

"Cosa succederà tra un anno?", domanda il cronista della Stampa a Monti, che risponde: "Avremo archiviato il grande ciclo elettorale cominciato nel 2016 e andremo verso il rinnovo del parlamento e delle istituzioni comunitarie del 2019. Pertanto, il gioco principale sarà l’Europa, previsione rafforzata dal 60% di probabilità che Francia e Germania tentino un rilancio dell’integrazione. L’Italia, beninteso, dovrà partecipare.

"Siamo in pericolo?". Monti replica: "Intanto è stato un bene che non ci siano state elezioni anticipate, avremo subìto l’attesa del disastro elettorale, che non c’è stato, in Olanda e Francia. Il prossimo settembre sarà un momento irripetibile".

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