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Migranti, Papa Francesco: “Non c’è emergenza né invasione, chi lo dice fa propaganda allarmista”

La gestione delle persone migranti che arrivano in Europa non è una “emergenza” e tantomeno una “invasione”, perché “chi rischia la vita in mare non invade, ma cerca accoglienza”, ha detto Papa Francesco. Ci sono delle “obiettive difficoltà”, ma la soluzione deve essere “assicurare un ampio numero di ingressi legali” e “garantire l’integrazione”.
A cura di Luca Pons
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"C'è un grido di dolore che più di tutti risuona, e che sta tramutando il mare nostrum in mare mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità. È il grido soffocato dei fratelli e delle sorelle migranti". Lo ha affermato Papa Francesco intervenendo, a Marsiglia, alla chiusura della rassegna Incontri mediterranei.

Il Papa ha incontrato anche il presidente francese, Emmanuel Macron, mentre nel pomeriggio tornerà a Roma. Il suo discorso – il secondo dopo quello di ieri – si è concentrato sulla questione degli arrivi di persone migranti, e ha detto che nella situazione attuale non c'è né un'emergenza né un'invasione, ma una questione da affrontare mettendo al primo posto la dignità umana e puntando sulla collaborazione e la responsabilità a livello europeo. Perché se non si lavora oggi sull'accoglienza e l'integrazione, e invece si preferisce mantenere il proprio benessere e respingere, non ci sarà futuro.

"Vari porti mediterranei si sono chiusi. E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: ‘invasione' ed ‘emergenza'", ha detto il pontefice, contestando poi entrambi i termini: "Chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza. Quanto all'emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un'urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi".

Le persone che arrivano in Europa dopo una lunga migrazione "non vanno viste come un peso da portare", ha aggiunto. "La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire un naufragio di civiltà. Il futuro, infatti, non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato". La soluzione "non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un'accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d'origine".

Per affrontare il tema, quindi, serve "sapiente lungimiranza" e "responsabilità europea" nonostante le "obiettive difficoltà", ha sottolineato il Papa. "Il Mediterraneo grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano opulenza, consumismo e spreco, mentre dall'altro vi sono povertà e precarietà. Certo, sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà nell'accogliere, proteggere, promuovere e integrare persone non attese. Però il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, bensì la salvaguardia della dignità umana".

Anche perché, ha sostenuto Papa Francesco, "tentare ora di salvare sé stessi si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un'imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni". L'integrazione, infatti, "prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà", mentre l'assimilazione "non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi" e così "aumenta le distanze e provoca la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze".

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