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Papa Francesco ringrazia le Ong che salvano i migranti in mare

Il Pontefice ringrazia le organizzazioni che salvano i migranti in mare, accusando chi le ostacola di compiere dei “gesti di odio”. Secondo Papa Francesco, soccorrere chi rischia di morire “è un dovere”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Davanti al memoriale dei morti in mare, a Marsiglia, Papa Francesco ringrazia le Ong che salvano i migranti. Il Papa ha parlato direttamente alle organizzazioni che "vanno in mare", attaccando coloro che "tante volte lo impediscono". Si tratta di "gesti di odio travestiti da equilibrio". E chissà che al governo italiano non siano fischiate le orecchie, dopo la battaglia per fermare l'apporto delle Ong nel Mediterraneo. Salvare le vite in mare "è un dovere", ricorda il Papa. "Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce – continua il Pontefice – non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell'indifferenza. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà".

"Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore – ricorda Papa Francesco – E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana". E aggiunge: "Davanti a noi si pone un bivio. Da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall'altra l'indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà".

"Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre – continua il Pontefice – no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti". E ricorda ancora: "Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie".

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