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Migranti, ogni posto nei centri in Albania è costato più di 150mila euro: quanto ha speso il governo

I 400 posti del Cpr di Gjader, in Albania, sono costati 153mila euro ciascuno. Per farli funzionare per appena cinque giorni, lo scorso anno, sono serviti 114mila euro al giorno. ActionAid e UniBari hanno analizzato quanto ha speso davvero il governo Meloni per l’operazione Albania.
A cura di Luca Pons
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I 400 posti nel Cpr di Gjader, in Albania, sono costati più di 150mila euro l'uno, quando una struttura simile in Italia aveva richiesto circa 20mila euro a posto. E nel 2024, nei cinque giorni in cui i centri per migranti sono stati davvero operativi, sono costati 570mila euro.

Era piuttosto evidente fin dall'inizio che la realizzazione dei centri in Albania – trasformati in Cpr dopo un lungo scontro con i giudici – fosse un'operazione che sarebbe costata moltissimo portando pochi risultati. Ma ora uno studio di ActionAid realizzato con l'Università di Bari ha messo in chiaro quali sono state davvero le spese sostenute per l'iniziativa del governo Meloni, finora. I risultati, che sono pubblicati online, mostrano che l'operazione Albania è "il più costoso, inumano e inutile strumento nella storia delle politiche migratorie italiane". E la reazione delle opposizioni non si è fatta attendere, con la segretaria del Pd Schlein che ha detto a Meloni di "chiedere scusa agli italiani".

Quanto è costato costruire i centri migranti in Albania

Partendo dalle strutture: a marzo di quest'anno, il Cpr di Gjader aveva una capienza di 400 posti. Per costruire tutti i centri, cioè quello di Gjader e anche quello di Shengjin, dove le persone migranti ricevono la prima accoglienza dopo lo sbarco ma non soggiornano, sono serviti 74,2 milioni di euro di contratti. In molti casi, assegnati con l'affidamento diretto. La media è di 153mila euro spesi per ciascun posto letto in Albania. Per dare un'idea della sproporzione, lo studio riporta anche quanto è costato realizzare il Centro di trattenimento per richiedenti asilo (Ctra) a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento: circa un milione di euro per50 posti, con una media di 21mila euro ciascuno.

I posti nei centri albanesi sono costati oltre sette volte tanto, in media, ma erano necessari per carenza di sistemazioni in Italia? Il report sottolinea che sottolinea che in Italia ci sono undici Cpr e tre Ctra attivi, per un totale di 2.555 posti. Di questi, a causa di ritardi nella realizzazione, proteste e danneggiamenti, solo 1.164 sono effettivamente disponibili. E alla fine dello scorso anno ben 263 di questi erano vuoti. Quindi non solo ci sarebbero stati oltre mille posti da ‘recuperare' dalle strutture già esistenti, ma anche molti che erano vuoti e pronti da utilizzare. Per spiega Fabrizio Coresi, esperto di migrazioni per ActionAid , in questa situazione pensare di costruire un altro Cpr in Albania è "del tutto irrazionale e illogica".

Per operare i centri, l'anno scorso 114mila euro al giorno

Poi c'è la questione dei costi per far funzionare effettivamente le strutture. Come è noto, il primo anno dei centri in Albania è stato travagliato. Partiti con grande ritardo rispetto agli annunci, i primi tentativi di utilizzarli sono sempre stati bloccati dai giudici, perché i centri non rispettavano il diritto italiano e europeo. Dunque, le poche persone che sono state trasferite a Gjader ci sono rimaste per pochissimo tempo prima di essere riportate in Italia, perché la loro detenzione non era stata convalidata dalla magistratura.

Il risultato è che nel 2024 l'ente che gestisce i centri, la cooperativa Medihospes, è stata effettivamente operativa per cinque giorni. Il costo pagato dalla Prefettura di Roma, però, è stato di 570mila euro. In media, si parla di 114mila euro al giorno per detenere venti persone nel periodo tra la metà di ottobre e la fine di dicembre. Sempre per quei cinque giorni di effettiva operatività, le spese sono comunque state di 528mila euro per ospitalità e ristorazione del personale della polizia.

Schlein: "Meloni chieda scusa gli italiani"

L'attacco delle opposizioni dopo la rivelazione sui costi dei centri in Albania è partito dal Pd. La segretaria dem Elly Schlein ha dichiarato: "Giorgia Meloni deve chiedere scusa agli italiani", perché le cifre sono "un insulto anche a quei milioni di persone che oggi si trovano in difficoltà". Non solo l'operazione Albania "viola i diritti fondamentali dei migranti", ma ha un costo esorbitante, ha insistito Schlein ricordando che Meloni ha "passato anni a blaterare contro i famosi 35 euro al giorno per l'accoglienza". Invece i 114mila euro al giorno spesi nel 2024 sono "quasi 5 volte tanto il reddito medio di un italiano".

Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha commentato che il Cpr di Gjader "si rivela uno strumento inutile, costoso e secondo noi anche illegittimo". I cittadini, ha aggiunto, "si dovrebbero ribellare a un governo che brucia centinaia di milioni di risorse degli italiani, invece che spendere soldi nella sanità e nella scuola. Tutto questo perchè Meloni deve fare il verso a Trump".

Il sistema dei Cpr non funziona: flop nei rimpatri

Lo studio si concentra anche sui risultati dei centri, e dei Cpr in generale. Chi li sostiene e vuole espanderli, cioè il governo Meloni, afferma che rendano più efficace le politiche di rimpatrio. Eppure, nel 2024 solo il 41,8% delle persone che sono entrate in un centro di detenzione poi sono state rimpatriate. È la percentuale più bassa registrata dal 2014. Il sistema di detenzione nel complesso è costato 96 milioni di euro, più che nei sei anni precedenti sommati.

Molte delle persone trattenute (il 45%) erano richiedenti asilo, e tra di loro uno su cinque non aveva ricevuto nessun provvedimento di allontanamento che gli ordinava di lasciare l'Italia: erano semplicemente persone che avevano fatto richiesta di asilo, in attesa di avere un riscontro dalle autorità. E infatti, se da una parte sono aumentate le detenzioni, dall'altra ha dovuto intervenire più spesso la magistratura: nel 29% dei casi i giudici hanno deciso la liberazione di chi era stato imprigionato.

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