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Meloni chiude il caso Cavo Dragone: “Parlava di cybersicurezza. In questa fase bisogna misurare le parole”

Meloni chiude il caso scoppiato per le parole dell’ammiraglio Cavo Dragone, in merito a un possibile “attacco preventivo” contro la Russia: “Circoscriverei le parole l’ammiraglio Cavo Dragone a quello di cui stava parlando, perché stava parlando di cybersicurezza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Io penso che siamo in una fase nella quale bisogna misurare molto bene le parole, bisogna evitare tutto quello che può generare confusione, che può spaventare, che può far surriscaldare gli animi. Detto questo, però circoscriverei le parole l'ammiraglio Cavo Dragone a quello di cui stava parlando, perché stava parlando di cybersicurezza". Sono le parole pronunciate dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante un punto stampa al termine della sua partecipazione vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo.

"Io – ha aggiunto – l'ho letta nel senso di dire la Nato è un'organizzazione difensiva, come poi stamattina è stato ribadito nuovamente. Chiaramente oltre a difenderci dobbiamo anche riuscire a fare meglio prevenzione parlando di cybersicurezza quindi comunque bisogna fare attenzione anche a come si leggono delle parole che in ogni caso bisogna essere molto attenti a pronunciare, mettiamola così".

Con queste dichiarazioni Giorgia Meloni vuole mettere la parola fine sul caso aperto dalle affermazioni dell'ammiraglio Cavo Dragone, chiedendo "attenzione anche a come si leggono parole che bisogna anche essere molto attenti a pronunciare". La polemica è scoppiata dopo un'intervista dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone rilasciata al Financial Times lo scorso 18 ottobre, in cui il presidente del comitato militare Nato ha evocato la necessità di “attacco preventivo” contro la Russia. Poi lo stesso militare ha provato a ritrattare, chiarendo meglio le sue posizioni: "Nell’intervista al Financial Times, così come in altre dichiarazioni, ho fatto riferimento specificatamente alle minacce ibride di cui siamo quotidianamente oggetto, evidenziando come sia importante e necessario mantenere un approccio flessibile e assertivo, senza alimentare ovviamente processi escalatori", aggiungendo poi che "La Nato, come sempre ribadito, rimane infatti un’alleanza difensiva".

Meloni avvisa Salvini: "Decreto aiuti all'Ucraina entro l'anno"

A proposito del decreto che proroga l'invio di armi a Kiev, Meloni ha confermato che ci sarà, e arriverà sul tavolo di una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri prima della fine del 2025. La premier lancia un messaggio chiaro alla Lega, che anche oggi è tornata a mettere in dubbio la necessitàdi prolungare il sostegno militare all'Ucraina per il prossimo anno. Il capogruppo al Senato del Carroccio, Massimiliano Romeo, ha sottolineato che "Un conto è difendere l'Ucraina, altra cosa è alimentare una guerra: su armi a lungo raggio siamo contrari. In questa fase serve un provvedimento che guardi alle garanzie di sicurezza dell'Ucraina nell'ambito del piano di pace degli Stati Uniti. Una semplice proroga rischia di non essere allineata al percorso negoziale". Mentre il vicepremier e leader della Lega Salvini ha commentato così: "A leggere il giornale stamattina sembra che qualcuno abbia voglia di fare nuove guerre, io non ho voglia di nuove guerre. L'Italia non ha interesse a dichiarare guerra a nessuno, anzi abbiamo interesse a riaprire ponti, magari prima di altri, che per logiche locali invece hanno altri tipi di ragionamenti".

"Finché ci sarà la guerra" non verrà meno l'impegno del governo, ha ribadito Meloni. Il fatto che il provvedimento sia stato eliminato dall'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani "è solo una questione logistica".

La presidente del Consiglio, dopo aver partecipato al vertice del Consiglio di cooperazione dei paesi del Golfo a Manama, nella capitale del Bahrein – summit durante il quale ha parlato della necessità di una soluzione due popoli due Stati e di appoggiare con ogni sforzo il piano di pace di Donald Trump in Medio Oriente – ha spiegato che non c'è nessuna intenzione di una marcia indietro da parte dell'esecutivo sugli aiuti al presidente Zelensky: il decreto "non è contro la pace".

"Chiaramente noi lavoriamo per la pace ma finché ci sarà una guerra faremo quello che possiamo fare come abbiamo sempre fatto per aiutare l'Ucraina a difendersi". E ancora: "Il decreto entro la fine dell'anno viene fatto in ogni caso perché serve". N

el frattempo l'Italia sta portando avanti anche un altro tipo di aiuto a Kiev, con la fornitura di generatori di corrente. "Ci sono delle aziende italiane che producono dei generatori di dimensione sufficiente, perché noi sappiamo che la Russia predilige attaccare le infrastrutture strategiche che servono alla popolazione civile. Chiaramente l'inverno" peggiora la situazione "e quindi ci stiamo dedicando anche a questo per aiutare la popolazione civile".

Sulla situazione che si e' determinata in Ucraina, definita da Trump "un vero e proprio disastro" la presidente del Consiglio ha detto che per la soluzione del conflitto "c'è oggettivamente una disponibilità da parte ucraina, da parte statunitense, da parte europea ma a oggi non da parte russa".

"Bisogna continuare a lavorare per una pace giusta e duratura". Insomma, "sapevamo dall'inizio che sarebbe stato difficile". E la premier proprio per questo motivo ha inviato il suo consigliere Fabrizio Saggio a Bruxelles all'incontro tra rappresentanti dei Paesi Ue al tavolo con il nuovo capo negoziatore di Kiev, Umerov.

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