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Medicina 2025, addio test d’ingresso con l’ok della Camera: quando entrano in vigore le novità e cosa cambia

Con l’approvazione del decreto legislativo, alla Camera e al Senato, che modifica l’ingresso alla facoltà di Medicina, il sistema di selezione cambia radicalmente. Le università si preparano ad affrontare un impatto significativo, tra dubbi sul numero di posti e incertezze sulla graduatoria nazionale. La riforma per l’accesso a Medicina entra in vigore dall’anno accademico 2025/2026. Ciò significa che le nuove modalità di accesso saranno applicate a partire dall’autunno 2025.
A cura di Francesca Moriero
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Il decreto legislativo che ridefinisce l'accesso alla facoltà di Medicina sta finalmente prendendo forma. Il provvedimento ha superato l'esame della Commissione Istruzione alla Camera, dopo aver ottenuto anche il via libera definitivo dal Senato ed è ora pronto per essere varato da Palazzo Chigi, segnando una svolta storica nell'ammissione ai corsi di laurea in Medicina, Chirurgia e Odontoiatria. Ma se l'obiettivo dichiarato è quello di favorire una selezione più equa, tra i settori coinvolti ci sono però ancora numerosi punti di incertezza che rischiano ora di influenzare l'efficacia della riforma. Tra aspettative e preoccupazioni, ecco quali sono le principali novità che entreranno in vigore a partire dall'anno accademico 2025/2026. 

Cos'è il semestre filtro per l'ingresso a Medicina: come funziona la selezione

Il cambiamento più rilevante introdotto dalla riforma è il cosiddetto "semestre filtro". Invece di un test di ingresso immediato, la selezione avverrà alla fine del primo semestre, sulla base del voto ottenuto nelle materie seguite in quel periodo e dei crediti accumulati. È un sistema che sposta la valutazione dei candidati, puntando su una forma di selezione "graduale" che terrà conto delle competenze sviluppate in fase iniziale. Sarà quindi un'ulteriore verifica sulle reali capacità degli studenti, ma la novità non è priva di problematiche: il semestre filtro, infatti, potrà essere ripetuto fino a tre volte, ma la rinuncia dovrà essere comunicata prima della formazione della graduatoria, una condizione che potrebbe portare a una gestione più complessa delle iscrizioni. In aggiunta a questo, al momento dell'iscrizione al primo semestre, gli studenti dovranno selezionare almeno cinque sedi universitarie in cui vogliono immatricolarsi a gennaio, qualora risultassero in graduatoria.

Un cambiamento radicale per le università e gli studenti

La novità del semestre filtro potrebbe trasformare radicalmente il percorso universitario per gli aspiranti medici, ma le sue implicazioni sono tutt'altro che chiare; in particolare, la nuova selezione potrebbe portare a una forte disillusione tra gli studenti che, qualora non superassero la selezione, si troverebbero obbligati a scegliere un altro corso di laurea, spesso senza possibilità di recuperare completamente il tempo e i crediti già acquisiti. A questo si aggiunge poi anche l'obbligo di iscriversi a un secondo corso di laurea nell'area delle Scienze della salute per coloro che non superano la selezione, se da un lato favorirebbe un'opzione alternativa, dall'altro solleva interrogativi sulla gestione del sistema e sulle reali opportunità per gli studenti.

Nuove materie e ampliamento dei corsi in lingua inglese

La riforma prevede anche un aggiornamento delle materie oggetto d'esame: oltre alle scienze fisiche, chimiche e biologiche, saranno introdotte anche le scienze biochimiche, arricchendo così il bagaglio di conoscenze richieste agli aspiranti medici. La riforma includerà poi anche i corsi in lingua inglese delle università statali, aumentando così le opportunità di formazione internazionale, ma anche la complessità della selezione, visto che la preparazione in lingua potrebbe risultare un ostacolo per alcuni studenti.

Cosa succede alle università private

Le università private non sono coinvolte dalla riforma e continueranno a mantenere il tradizionale test di ingresso per le facoltà di Medicina e Odontoiatria. Una situazione che non sorprende, ma che potrebbe contribuire ad aumentare le disuguaglianze, con l'accesso a corsi di alta formazione limitato per chi non ha i mezzi economici per affrontare i costi delle università private.

L'incognita della graduatoria nazionale e gli spazi nelle università

Uno degli aspetti che preoccupa maggiormente è la questione della graduatoria nazionale: nonostante il governo abbia infatti annunciato l'intenzione di stabilire una graduatoria su base nazionale, la definizione dei criteri e delle modalità di calcolo è ancora rimandata a un decreto ad hoc. Il rischio di una disomogeneità nei punteggi potrebbe dunque facilmente compromettere l'equità della selezione, tema più volte sollevato anche dai senatori durante il dibattito in commissione. Il senatore Roberto Marti, presidente della Commissione Istruzione al Senato, ha infatti sottolineato l'importanza di una graduatoria che garantisca parità di trattamento su tutto il territorio nazionale, evitando che alcuni atenei siano più "generosi" di altri nei criteri di valutazione. Un altro punto cruciale riguarderebbe poi la gestione degli spazi. Con una previsione di circa 70mila aspiranti medici ogni anno, le università italiane potrebbero trovarsi a dover affrontare un'affluenza eccessiva di studenti, senza avere le strutture adeguate per accoglierli. Questo problema potrebbe complicare ulteriormente l'implementazione del semestre filtro, con il rischio che le università non siano in grado di garantire un’adeguata qualità dell'insegnamento a tutti gli iscritti. Per questo motivo, la frequenza obbligatoria non sarà prevista nel primo semestre, ma il nodo delle infrastrutture resta una questione ancora irrisolta.

Le osservazioni della Commissione Istruzione al Senato

In commissione Istruzione al Senato, sono stati proposti poi alcuni importanti emendamenti, tra cui l'idea di somministrare gli esami relativi al semestre filtro in forma scritta e simultaneamente su tutto il territorio nazionale. Un'idea che mirerebbe a garantire equità nella valutazione, evitando situazioni in cui alcune università possano risultare più "favorevoli" di altre. Il senatore Marti ha dichiarato: "Vogliamo assicurare parità di trattamento e che il sistema di selezione non favorisca chi opera in atenei più morbidi".

Un futuro incerto: la disillusione degli studenti e la questione dei posti

Nonostante le intenzioni di rendere la selezione più equa, le preoccupazioni tra gli studenti restano forti. La possibilità di dover cambiare facoltà dopo il primo semestre potrebbe generare frustrazione e disillusione. Non solo, la domanda di posti nelle facoltà di Medicina è destinata a crescere, e le università italiane rischiano quindi ora di trovarsi impreparate a gestire un numero così elevato di iscritti.

In sintesi, il nuovo sistema di selezione per l'ingresso alla facoltà di Medicina promette di rinnovare il panorama accademico italiano, ma le sue implicazioni pratiche, tra graduatorie incerte, spazi insufficienti e disuguaglianze nelle università private, lasciano aperti numerosi interrogativi su come il sistema verrà effettivamente implementato. Resta da vedere dunque se queste novità riusciranno a risolvere i problemi storici dell'accesso a Medicina o se, al contrario, ne emergeranno di nuovi.

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