Manovra 2026

Manovra, Piccolotti a Fanpage.it: “Carta Valore è un bonus classista, esclude i ragazzi più in difficoltà”

L’onorevole Elisabetta Piccolotti (Avs), in un’intervista a Fanpage.it, rilancia la raccolta firme per la proposta di legge contro le classi pollaio, e commenta le misure per la scuola previste in legge di Bilancio: “La Carta Valore per i neo-diplomati? È una misura classista”.
A cura di Annalisa Cangemi
30 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Alleanza Verdi Sinistra ha presentato a settembre una proposta di legge di iniziativa popolare per ridurre il fenomeno delle aule sovraffollate, le cosiddette "classi pollaio", quelle composte da più di 28 alunni. La proposta è stata depositata presso la Corte di Cassazione a settembre, e ora è necessario raccogliere almeno 50mila firme, perché il testo arrivi in Parlamento.

Secondo i dati forniti dal Ministero, nell'anno in corso, le classi che superano il limite consentito sono l’1,96% del totale, che è pari a 317.668 classi distribuite su tutto il territorio nazionale. La deputata di Avs Elisabetta Piccolotti, nella redazione di Fanpage.it, spiega il senso della proposta che fisserebbe a 20 il tetto di studenti per classe (il limite scenderebbe a 18 se ci sono ragazzi con disabilità). Per coprire le spese, Avs intende utilizzare anche le risorse destinate al fondo per le scuole private, che andrebbero così destinate alla scuola pubblica: "Lo stanziamento per le scuole private è arrivato a 750 milioni, è una cifra record che non c'è mai stata in Italia. Valditara l'ha aumentata proprio quest'anno, con un aumento di 50 milioni rispetto all'anno precedente. Noi prevediamo di usarne 500 e investirli nella scuola pubblica, rispettando così il dettato costituzionale, perché la Costituzione dice che si possono organizzare scuole private ma senza oneri per lo Stato".

Piccolotti commenta anche le ultime novità per la scuola che sono incluse nella legge di Bilancio 26: lo stop alle supplenze brevi di docenti esterni alle medie e alle superiori, e il ritorno di un bonus Cultura per i neo diplomati, che con il governo Meloni prende il nome di Carta Valore. Quest'ultima misura è molto contestata, perché prevede l'esclusione degli studenti che hanno frequentato corsi professionali per parrucchiere o meccanico, o quelli che sono stati bocciati, perché la carta è destinata a chi consegue il diploma di scuola superiore non oltre l'anno di compimento dei 19 anni di età. Per Piccolotti il bonus è una misura "classista".

Tetto massimo di 20 alunni per classe, che diventano 18 se ce ne è uno disabile e 16 se ce ne sono di più. Perché una proposta di legge di iniziativa popolare contro le classi pollaio?

Le classi sovraffollate impediscono di fare una didattica di qualità. Per fare una didattica innovativa, individualizzata, che si faccia carico dei bisogni di ognuno e che in qualche modo punti anche a sviluppare lo spirito critico degli studenti, servono gruppi classe più piccoli. Da molti anni, dal 2008, noi abbiamo in Italia classi con 30, 31, 27, 28, studenti, a volte con un numero addirittura illegale di ragazzi con disabilità, e questo impedisce ai docenti di fare un lavoro qualitativamente importante. Noi vogliamo risolvere questo problema e per farlo basta una norma semplice: abbassiamo il numero minimo di alunni necessari a comporre una classe e fissiamo anche il tetto massimo, portandolo a 20. Questo ha diversi benefici. Innanzi tutto protegge le aree interne soggette a spopolamento, perché significa salvare migliaia e migliaia di classi. E attraverso una norma che abbiamo inserito sul dimensionamento, significa anche salvare dei plessi delle scuole, impedendone l'accorpamento. Dall'altro lato nelle grandi aree metropolitane significa avere classi che garantiscono il benessere psicologico degli studenti e anche la qualità della didattica.

Parliamo di copertura finanziaria: dove prenderete le risorse? 

Non servono tantissimi soldi, perché la curva demografica disegna una riduzione del numero complessivo degli studenti, quindi in tendenza basterebbe addirittura prima o poi mantenere le risorse che abbiamo oggi. Negli anni in cui invece serve un aumento, noi prendiamo queste risorse principalmente dal fondo che oggi è destinato alle scuole private paritarie. Sono 750 milioni, è una cifra record che non c'è mai stata in Italia. Valditara l'ha aumentata proprio quest'anno, e noi prevediamo di usarne 500, perché questa è la cifra che oggi è destinata alle scuole primarie e secondarie pubbliche. Gli altri 250, che noi invece intendiamo lasciare nel fondo, sono quelli destinati alle scuole dell'infanzia. Questi non li tocchiamo, perché sappiamo purtroppo che in tante aree del Paese non ci sono scuole dell'infanzia pubbliche e quindi metteremmo in difficoltà le famiglie.

Per formare classi meno sovraffollate serviranno più insegnanti, e in questo momento sappiamo che molte cattedre sono coperte da supplenti precari. Bisogna quindi ampliare gli organici?

Il governo sta tagliando il numero dei docenti, noi invece vogliamo al contrario cogliere l'occasione della riduzione del numero dei bambini per potenziare la scuola e la didattica. Con la nostra proposta di legge gli organici resterebbero sostanzialmente gli stessi. Naturalmente c'è da risolvere anche il problema del precariato, perché bisogna fare le assunzioni. Ci sono tantissime cattedre vacanti e scoperte già oggi. Il ministero non fa le assunzioni che deve fare perché i precari costano di meno e quindi c'è dietro una logica di risparmio delle risorse. Le riforme del ministero dell'Istruzione, quando la destra è al governo in Italia, le fa il ministero delle Finanze, non le fanno pensando alla didattica, alla pedagogia, alla dignità del lavoro dei degli insegnanti. Tanto che Giorgetti quest'estate ha detto che grazie all'inverno demografico possiamo tagliare sull'istruzione. Ecco, noi seguiamo tutta un'altra logica.

A proposito di precari, nell’ultima versione della manovra un articolo contiene una stretta sulle supplenze brevi: per sostituzioni inferiori a 10 giorni alle medie e alle superiori i dirigenti scolastici dovranno avvalersi di personale interno. L’obiettivo è contenere la spesa pubblica e ottimizzare le risorse. Cosa non va in questa proposta?

Già oggi c'è una norma che indica in via prioritaria l'utilizzo dell'organico interno, in particolare quello del potenziamento. per coprire queste supplenze. Però non era una norma così rigida da escludere del tutto il personale esterno. Io credo che la norma rigida provocherà dei problemi, ci saranno casi in cui le scuole avranno delle difficoltà a coprire queste supplenze. Non c'è solo un tema di aggravio di lavoro, ma spesso potrà succedere di non avere all'interno dell'organico di potenziamento delle persone disponibili, se c'è un numero di supplenze da coprire troppo ampio. Quindi è una norma pensata per risparmiare, come al solito, che però rischia di creare dei problemi alle scuole. Ma è possibile anche che ci siano classi che si troveranno sostanzialmente scoperte o che per dieci giorni perderanno le lezioni. Credo che come al solito il Governo dimostri una logica miope: non gli importa granché di come stanno, cosa imparano, che servizio di qualità ricevono gli studenti italiani, gli importa di tagliare e risparmiare.

A proposito sempre di legge di Bilancio, si discute molto di un articolo che introduce di nuovo un bonus Cultura per i neo-diplomati, una Carta Valore, che però esclude molto studenti. Restano fuori coloro che vengono bocciati, e sappiamo che i ragazzi che finiscono le superiori in 5 anni sono poco meno di tre su quattro, circa il 73% secondo i dati INVALSI. È giusto escludere una grossa fetta di neo-diplomati dalla misura?

L'idea che lo Stato si comporti come il genitore che fa il regalo il giorno della della Maturità ai propri figli secondo me è un'idea davvero sbagliata. Noi non dobbiamo fare regali o bonus agli studenti, noi dobbiamo garantire il diritto all'accesso alla cultura per tutte le giovani generazioni. Libri, concerti, teatri, musei sono forme di arricchimento della formazione delle giovani generazioni. Il fatto che siano spesso molto costosi, che non ci siano biglietti scontati o gratuiti, costituisce una barriera, che noi dovremmo rimuovere. Sostenere, in maniera sottile, che i ragazzi che hanno delle difficoltà a scuola, non abbiano diritto a leggere o andare al cinema, a partecipare ad un concerto o visitare un museo, è un po' classista, perché spesso i ragazzi che hanno maggiori difficoltà vengono da famiglie più deboli culturalmente, socialmente ed economicamente. Quindi negargli queste risorse è anche un controsenso. Il governo è convinto che una parte dei ragazzi vada lasciata a se stessa, vada dimenticata, perché è destinata a fare la manovalanza a basso costo in qualche luogo di lavoro precario. Per noi invece la cultura è emancipazione, quindi soprattutto chi è più in difficoltà ne avrebbe maggior bisogno.

Onorevole, il governo ha azzerato l’educazione sessuale in classe fino alle medie, che in Italia non è materia obbligatoria, la ministra Roccella e il ministro Valditara hanno dichiarato che a decidere sull’educazione sessuale devono essere i genitori. Perché secondo lei questo impianto è sbagliato?

È tutto sbagliato, ed è tutto frutto di una logica fondamentalista e oscurantista. La verità è che la maggioranza non vuole che i ragazzi siano informati sulla loro salute sessuale e riproduttiva, che siano formati a gestire le relazioni sessuo-affettive nel rispetto reciproco, che siano coinvolti in attività di demolizione degli stereotipi di genere. Non vogliono perché sono bigotti. Fanno queste continue campagne contro l'Islam, con questo sfondo razzista fortissimo, però si comportano anche loro come degli estremisti religiosi. Negano alle giovani generazioni le informazioni sulla contraccezione, sulle malattie sessualmente trasmissibili. Dire alle giovani, a prescindere dalla famiglia di provenienza, che sono libere, che sono uguali, hanno pari diritti rispetto loro compagni maschi, che possono dire di no di fronte alle avances sessuali di un uomo, piegare tutto questo ai ragazzi e alle ragazze che vanno nelle nostre scuole, è fondamentale per combattere la violenza di genere e i femminicidi, che purtroppo contiamo a decine ogni anno nel nostro Paese. Loro non vogliono perché hanno invece un'idea conservatrice del mondo. Pensano che dobbiamo restare al Medioevo.

La posizione del governo è che non esiste una correlazione provata tra l’educazione sessuo-affettiva obbligatoria a scuola e il contrasto ai femminicidio. E cita i Paesi nordici, dove ci sono molti casi di femminicidi e l'educazione affettiva è materia curricolare da anni. Come si risponde a quest'obiezione?

Innanzitutto ci vuole tempo per cambiare la cultura di un Paese, quindi queste valutazioni andranno fatte in termini così decisivi e perentori fra molti anni, non è ancora il momento. I femminicidi sono compiuti anche da persone di 60 anni di 50 anni che magari l'educazione sessuale a scuola non l'hanno fatta nemmeno. Quindi questa strumentalizzazione dei dati che fa spesso il governo non mi convince. La seconda questione riguarda le alternative all'educazione sessuale, cioè le alternative ad una battaglia culturale contro il maschilismo, la violenza di genere. Perché il governo fin qui ha proposto solo il reato di femminicidio, che non crediamo abbia degli effetti di alcun tipo. Certo, è una battaglia simbolica importante delle femministe, ma per fermare un assassino non servono sicuramente differenziazioni delle pene. L'ottica securitaria panpenalista della destra non produce alcun risultato. Tutto quello che richiede capacità di formazione, educazione, investimento sulla qualità delle relazioni sociali, non viene fatto perché costa e perché naturalmente per farlo, bisogna anche avere il coraggio di sfidare una certa cultura maschilista e patriarcale che in questo Paese è largamente diffusa. Ecco il governo non vuole sfidare né maschilisti né il patriarcato, che tra l'altro sostiene che non esista.

30 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views