Manovra 2026, come può cambiare la Rottamazione quinquies per aiutare chi non ha pagato le tasse

Alla fine, la rottamazione quinquies delle cartelle fiscali dovrebbe essere parte della manovra 2026. Le anticipazioni delle ultime settimane vanno in questa direzione. Ma rispetto alla proposta annunciata dalla Lega mesi fa (e di cui si parla, in varie forme, da quasi un anno) la misura sarà ridotta, per venire incontro ai conti pubblici. La rottamazione dovrebbe riguardare i debiti accumulati dal gennaio 2020 fino a fine 2023, anche se si potrebbe estendere fino al 31 dicembre 2024.
Lo slogan del Carroccio era questo: 120 rate uguali, per pagare i debiti in dieci anni. La realtà, stando alle indiscrezioni, potrebbe essere più vicina a 96 rate, in otto anni, e con una durata comunque variabile in base all'importo da saldare con il Fisco per mettersi in regola. Restano ancora molti dettagli da definire, e questa settimana è in programma una riunione della maggioranza per iniziare a mettere i primi punti fissi, secondo le anticipazioni del Corriere della sera. Il testo della legge di bilancio è atteso in Parlamento entro il 20 ottobre, poi inizieranno le modifiche in commissione Bilancio al Senato.
Come cambia il numero di rate e la durata della rottamazione quinquies
Anche diversi esponenti della Lega, nelle scorse settimane, hanno ammesso per entrare in manovra la rottamazione quinquies dovrà essere rivista rispetto alle roboanti promesse di Matteo Salvini, messe anche nero su bianco in un disegno di legge depositato dal Carroccio a febbraio. Tra le ipotesi ci sarebbe quella di partire da una base di 96 rate mensili, da saldare quindi in otto anni.
Ma la durata (e quindi il numero di rate) potrebbe anche cambiare in base all'entità del debito: più tempo per chi ha più soldi da versare, meno per chi ha un debito minore con il Fisco, secondo le anticipazioni del Corriere della sera. Questo potrebbe permettere alla Lega di mantenere, solo per alcuni contribuenti, la promessa delle 120 rate.
Un altro punto su cui la Lega ha puntato, nella sua proposta originale, è il fatto che per essere esclusi dalla rottamazione quinquies dopo aver aderito bisognerebbe saltare il pagamento di ben otto rate (anche non consecutive). Insomma, un contribuente potrebbe smettere di versare per ben sette mesi ed essere comunque in regola. Su questo è possibile che arrivi una stretta, riducendo il numero di rate che è possibile saltare: si parla di arrivare fino a due, cosa che renderebbe la misura più restrittiva.
Chi potrà approfittare della misura
Le rate dovrebbero avere tutte lo stesso importo, e anche questa era una proposta lanciata dalla Lega. Oggi le rottamazioni prevedono invece che i primi due pagamenti valgano il 20% del dovuto totale. Il motivo è semplice: molti contribuenti (in media, circa la metà) smettono di pagare le rate dovute prima della fine, quindi imponendo pagamenti più sostanziosi all'inizio lo Stato cerca di massimizzare le somme recuperate.
Secondo i leghisti, però, questo sistema allontana delle persone che potrebbero aderire alla rottamazione, ma non sono interessate a pagare subito un importo così alto. E così potrebbe saltare anche l'idea di un anticipo da far versare almeno a chi ha evaso somme particolarmente alte.
A proposito di chi smette di pagare, si dovrà anche decidere se ammettere alla nuova rottamazione quinquies chi in passato ha aderito a altre iniziative simili, ma poi non ha portato a termine i pagamenti. Questo è stato tra i primi paletti ipotizzati, che porterebbe due vantaggi: limitare la platea, riducendo la spesa per lo Stato; e evitare di dare l'immagine di una misura che fa un favore a chi più e più volte non ha mantenuto gli impegni presi con il Fisco. Si potrebbe scegliere una via di mezzo, impedendo l'ammissione solo a chi ha ancora un'altra rottamazione in corso.