L’occupazione va male per gli under 25: mai così tanti giovani che non lavorano dalla pandemia

Ci sono circa 4,8 milioni di giovani sotto i 25 anni, in Italia, che non hanno un lavoro: poco meno di 300mila lo vorrebbero ma non lo trovano, gli altri non lo cercano proprio. Per la loro fascia d'età, il tasso di occupazione è il più basso dal 2021 e quello di inattività il più alto dal 2004 (a parte un trimestre nel pieno della pandemia). Sono i dati dell'ultimo rapporto pubblicato dall'Istat.
Da quando è in carica, il governo Meloni ha sempre rivendicato i risultati sul mercato del lavoro, anche quando non erano esattamente merito suo. Dalla fine del 2022 a oggi, il tasso di occupazione è salito di due punti. Circa un milione di persone in più ha un lavoro, e la disoccupazione è scesa a livelli che non si vedevano dal 2007. Il miglioramento è partito prima che il governo entrasse in carica, con il ‘rimbalzo' dell'economia dopo la pandemia. Ma se per i 25-34enni ci sono stati dei passi avanti (altalenanti), i giovanissimi non hanno beneficiato più di tanto della situazione.
Il tasso d'occupazione per gli under 25 è il più basso dalla pandemia
L'Istat tiene conto di tutti coloro che sono in età lavorativa, dai quindici anni in su. Nella fascia d'età 15-24 anni, nel secondo trimestre di quest'anno il tasso di occupazione era al 18,3%, quello di disoccupazione al 20,6%, e quello di inattività (che misura quante persone non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano) al 76,9%.
In alcuni casi, era dal periodo della pandemia da Covid che non si raggiungevano questi numeri. Nel periodo tra l'inizio del 2020 e la primavera del 2021, quindi quattro anni fa, il tasso di occupazione degli under 25 era sempre stato sotto il 18%. Poi era iniziata la prima fase di ripresa economica post-Covid, che aveva portato a raggiungere il 20,5% a inizio 2023 (il dato più alto dal 2010). Dopo una fase relativamente stabile, nell'ultimo anno e mezzo è iniziato un netto calo, ed è tornato leggermente sotto al livello che aveva raggiunto prima della pandemia.
Numero di inattivi ai massimi storici, per i 25-34enni va meglio
Il dato sulla disoccupazione non è quello che preoccupa, in sé: ci sono 278mila giovani in cerca di lavoro, un numero storicamente basso rispetto alla media degli ultimi due decenni. E il tasso del 20,6% è più basso di quelli registrati dalla crisi del 2008 a oggi, anche se nell'ultimo anno è aumentato leggermente.
Il problema principale invece sembrerebbe essere quello degli inattivi. I giovani che non hanno e non cercano lavoro (una categoria in cui vengono conteggiati anche gli studenti) sono il 76,9%. Per trovare un dato più alto bisogna tornare alla primavera del 2020, nel pieno della pandemia. A parte quell'occasione, quello attuale è il picco dal 2004, cioè da quando sono iniziate le rilevazioni dell'Istat.
Sommandoli, anche i numeri assoluti rendono l'idea: ci sono circa 4,8 milioni di giovani tra disoccupati (278mila) e inattivi (4,5 milioni). Un dato che, negli ultimi sei anni, si era superato solo durante la pandemia, a cavallo tra 2020 e 2021.
Allargando lo sguardo anche ai 25-34enni, invece, la situazione migliora. Il tasso di occupazione sale al 69%, in crescita da dopo la pandemia e vicino ai livelli pre-crisi del 2008. La disoccupazione è al 9,5%, in aumento di due decimi rispetto a un anno fa, ma comunque piuttosto bassa rispetto ai dati storici. E anche il tasso di inattivi tende a scendere: è al 23,8%, in calo nell'ultimo anno e più basso rispetto alla media post-2008. Chi affronta le maggiori difficoltà, quindi, sono i giovanissimi.
Il tasso di occupazione in Italia è ancora tra i più bassi in Europa, in crescita al Sud
I numeri generali, come detto, continuano a essere buoni. Nel secondo trimestre del 2025, quindi il periodo tra aprile e giugno, ci sono stati 24,2 milioni di occupati, ovvero 226mila in più rispetto a un anno prima. Il tasso di occupazione nazionale è al 62,6%, ancora molto lontano dalla media europea del 75,8% ma in crescita, soprattutto per le donne, gli over 50 e le Regioni del Sud.
Sono aumentati i dipendenti a tempo indeterminato (+1,9%) e i lavoratori autonomi (+3%), mentre sono scesi i contratti a termine (-7,7%). Sono cresciuti anche i contratti a tempo pieno, per quanto l'Istat faccia notare che il numero di ore lavorate per dipendente, in media, è sceso leggermente (-0,5%).
Per quanto riguarda la disoccupazione, il tasso nazionale è al 6,3%. È solo di qualche decimo più basso rispetto a un anno fa, perché il numero di disoccupati è in fase di "stabilizzazione", secondo l'Istat. Questo dato è molto più vicino alla media europea, che si aggira attorno al 6%.
In particolare, la presidente del Consiglio Meloni ha sottolineato che il tasso di occupazione nelle Regioni meridionali ha raggiunto il 50,1%. Dall'inizio delle serie storiche dell'Istat, nel 2004, non aveva mai raggiunto il 50%. "Abbiamo avuto il coraggio di dire basta alla stagione dell’assistenzialismo, che per troppo tempo ha alimentato l’idea di un Mezzogiorno condannato a restare indietro. Abbiamo investito in infrastrutture, lavoro, merito. Lavoriamo per mettere il Sud in condizione di competere ad armi pari e di dimostrare, finalmente, tutto il suo valore", ha commentato Meloni sui social.