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Le Regioni che rischiano la zona arancione e rossa: cosa cambierebbe con le nuove regole del governo

I dati sulle terapie intensive e le aree mediche sono sostanzialmente stabili. C’è chi è più vicino alla zona rossa e chi meno, ma con le nuove regole del governo cambierebbe comunque molto poco.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo ha deciso di tenere in piedi il sistema a colori delle Regioni, nonostante si fosse discusso di superarlo o mantenere solo la zona rossa. Sono arrivate delle modifiche importanti, ma – almeno per ora – continueremo a dividere l'Italia tra la zona bianca, gialla, arancione e rossa. Anche questa settimana ci sono alcune Regioni che sono più vicine a determinate soglie, ma a essere decisivi saranno – come sempre – i dati del giovedì sera, analizzati dal monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità del venerdì. Poi il ministro Speranza firma eventuali ordinanze, come quella che ha portato le Marche in zona arancione da oggi. Per fare un'analisi della situazione attuale ripartiamo, ancora una volta, dai dati.

Le Regioni a rischio zona arancione e zona rossa

Per capire chi rischia di cambiare colore bisogna guardare due indicatori: l'occupazione di posti letto in terapia intensiva e quella in area medica. Ogni sera Agenas li aggiorna sul portale dedicato. Vediamo i più recenti:

  • Abruzzo: 19% terapia intensiva, 38% area medica
  • Basilicata: 4% terapia intensiva, 26% area medica
  • Calabria: 13% terapia intensiva, 34% area medica
  • Campania: 10% terapia intensiva, 30% area medica
  • Emilia Romagna: 16% terapia intensiva, 27% area medica
  • Friuli Venezia Giulia: 24% terapia intensiva, 37% area medica
  • Lazio: 21% terapia intensiva, 32% area medica
  • Liguria: 15% terapia intensiva, 37% area medica
  • Lombardia: 12% terapia intensiva, 25% area medica
  • Marche: 21% terapia intensiva, 32% area medica
  • Molise: 8% terapia intensiva, 23% area medica
  • Provincia autonoma di Bolzano: 12% terapia intensiva, 26% area medica
  • Provincia autonoma di Trento: 23% terapia intensiva, 28% area medica
  • Piemonte: 16% terapia intensiva, 28% area medica
  • Puglia: 14% terapia intensiva, 26% area medica
  • Sardegna: 16% terapia intensiva, 23% area medica
  • Sicilia: 15% terapia intensiva, 37% area medica
  • Toscana: 17% terapia intensiva, 26% area medica
  • Umbria: 9% terapia intensiva, 33% area medica
  • Valle d'Aosta: 9% terapia intensiva, 31% area medica
  • Veneto: 14% terapia intensiva, 23% area medica

Le soglie da non superare per non finire in zona arancione sono il 20% in terapia intensiva e il 30% in area medica, mentre per la zona rossa sono rispettivamente 30% e 40%. Ad avvicinarsi al colore più scuro, ad oggi, sono ben poche Regioni: il Friuli Venezia Giulia – con 24% e 37% – è ancora il più vicino. In generale, però, è da segnalare una sostanziale stabilità nell'occupazione dei posti letto in ospedale. In altre parole: dopo il calo dei contagi da Covid ci si aspetta anche un calo delle ospedalizzazioni, la situazione, perciò, dovrebbe migliorare e non peggiorare.

Perché per chi è vaccinato non cambierà nulla in ogni caso

Il governo non ha cancellato i colori delle Regioni, ma, nell'ultimo decreto, ha deciso che in zona rossa le restrizioni varranno solo per i non vaccinati. Insomma, esattamente come succede già oggi in zona gialla e arancione il sistema si basa sul super green pass. Perciò, in ogni caso, il lockdown leggero della zona rossa sarebbe evitato. Le Regioni tirano un sospiro di sollievo, visto che il rischio di scivolare nella fascia più scura è ben presente in diversi casi. Per i cittadini che hanno la certificazione verde rafforzata, perciò, non cambierebbe nulla.

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