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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

“Lavoro ce n’è, chi perde il reddito di cittadinanza se lo trovi da solo”: il ‘piano’ del governo

Il sottosegretario Durigon ha spiegato che il governo farà il possibile per incrociare le esigenze, ma chi perde il reddito di cittadinanza perché può lavorare deve “cercarsi un posto” da solo perché “le offerte non mancano”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Cosa verrà fatto per chi perde il reddito di cittadinanza? Cosa succederà a tutte quelle centinaia di migliaia di famiglie che non avranno più il sostegno a partire dal primo agosto perché i percettori sono abili al lavoro? Sono ormai settimane che queste domande, fondamentalmente, non trovano risposte. O quando le trovano sono molto vaghe, come il "sistema di incrocio tra domanda e offerta" di cui ha parlato qualche giorno fa la ministra Calderone. Oggi, invece, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha spiegato chiaramente qual è il piano del governo Meloni: "Vale la regola della Naspi – ha detto il leghista intervistato da Repubblica – finita la disoccupazione, bisogna cercarsi un posto".

Con la manovra il governo ha deciso di abolire il reddito di cittadinanza dopo sette mesi nel 2023 per chi può lavorare: "Il sistema ha fallito, è evidente a tutti – ha continuato Durigon – Noi lo togliamo solo a chi può lavorare e si adagia nella sua condizione attuale. La vera sfida non è dare un sussidio, ma il lavoro". Secondo il sottosegretario "le offerte non mancano, visto che le aziende cercano 500 mila lavoratori". Il dovere del governo è "cercare di fare il possibile per incrociare queste esigenze con i profili dei percettori". E anche qui: non si sa bene cosa significhi, in concreto, fare il possibile per "incrociare". Nel frattempo, però, centinaia di migliaia di famiglie saranno sicuramente in difficoltà.

Le novità annunciate da Durigon, però, non finiscono qui. C'è anche un'estensione dell'utilizzo dei contratti a tempo determinato almeno fino a 24/36 mesi e nessuna opzione che venga valutata l'introduzione del salario minimo.

Sulle pensioni, invece, il sottosegretario ha promesso una riforma più ampia con la resa strutturale di Quota 41 e la messa a sistema delle vie d'uscita dal lavoro. Su Opzione donna – su cui il governo non ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale – Durigon invece si è difeso: "Ricevo tante mail, so che c'è un disagio. Stiamo cercando di trovare coperture per ripristinare i vecchi requisiti di uscita a 58-59 anni senza limiti di figli o altro, almeno per sei mesi. In ogni caso le donne saranno beneficiate dalla riforma complessiva delle pensioni che vogliamo mettere in campo".

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