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L’accordo con l’Albania è già un flop: Meloni parlava di 3mila posti per i migranti, ma saranno solo mille

Dopo la firma dell’accordo per portare in Albania una parte dei migranti salvati dalle navi italiane nel Mediterraneo, la premier Meloni aveva annunciato strutture pronte ad accogliere fino a 3mila persone sul suolo albanese. Ma dal bando della gestione dei centri emerge che i posti disponibili saranno poco più di mille.
A cura di Marco Billeci
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La distanza tra la propaganda del governo e la realtà riguardo all'accordo Italia-Albania sui migranti sta tutta in un numero: duemila. Meloni e i suoi ministri hanno ripetuto più volte che i centri albanesi – dove dirottare gli stranieri, salvati dalle navi italiane nel Mediterraneo – avrebbero potuto ospitare fino a 3mila persone al mese, 36mila in un anno. Ora si scopre che in realtà i posti disponibili saranno un terzo di quanto annunciato, poco più di mille. Circa duemila in meno, appunto, rispetto ai proclami dell'esecutivo.

Il dato emerge dal bando di gara, pubblicato dal ministero dell'Interno, per la gestione delle strutture che verranno allestite in territorio albanese e che dovrebbero essere operative entro il prossimo maggio, nel pieno della campagna elettorale per le elezioni europee. Si tratta di tre differenti siti, per le diverse fasi dell'iter dedicato ai migranti sbarcati in Albania. Il primo è quello nel porto di Shengjin, destinato alle procedure d'ingresso. Da lì, gli stranieri verranno portati in un centro a Gjader, dove rimarranno per i 28 giorni, teoricamente necessari all'esame della domanda di protezione internazionale, con la procedura accelerata. Infine, chi vedrà respinta la propria richiesta di asilo sarà trasferito, sempre a Gjader, nel Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr).

I veri numeri dei migranti in Albania

Da Shengjin i migranti dovrebbero transitare velocemente, senza pernottare, giusto per il tempo dell'identificazione e la raccolta delle domande di asilo. Poi dovrebbero essere immediatamente trasferiti a Gjader. Per calcolare i posti a disposizione, dunque, bisogna prendere in considerazione i due complessi che saranno costruiti, nell'ex area militare dell'entroterra albanese. Nel testo del bando per la gestione delle strutture, si specifica che il Centro destinato all’accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale potrà accogliere, una volta a regime, al massimo 880 migranti. Il Cpr invece avrà una capienza massima di 144 migranti. Nella più ottimistica delle ipotesi, quindi, gli stranieri ospitati in contemporanea nei centri sul suolo albanese potranno essere 1024, altro che 3mila.

Eppure, il 6 novembre 2023, nel giorno della firma a palazzo Chigi del protocollo con il premier albanese Edi Rama, Giorgia Meloni si era detta sicura: "Le due strutture potranno accogliere inizialmente fino a 3mila persone". E aveva proseguito: "Io intendo che con questo progetto a regime questi numeri possano essere considerati mensili e quindi il flusso complessivo annuale possa arrivare fino a 36mila persone, che si alternano". Nei mesi successivi, Meloni ha più volte ribadito queste cifre come obiettivo del piano.

I dubbi sui  calcoli di Meloni

Ancora prima dell'uscita del bando, che ridimensiona i numeri dell'accordo tra Italia e Albania, molti esperti avevano messo in dubbio la validità dei calcoli della premier, ritenendo poco plausibile un ricambio completo ogni mese, delle persone presenti nei centri del Paese balcanico. Da un lato, infatti, si dubita che le procedure accelerate possano sempre concludersi senza intoppi, nei tempi previsti dalla legge.

Soprattutto, è considerato incerto il destino di coloro a cui verrà negata la protezione. Questi dovrebbero essere portati nel Centro di Permanenza e Rimpatrio di Gjader e da lì trasferiti in Italia. Ma i Cpr italiani sono già pieni di stranieri che il nostro Paese non riesce a rimpatriare, per mancanza di accordi con gli Stati di origine. È  quindi molto concreta l'ipotesi che i tempi si allunghino e le persone rimangano più tempo del previsto a "occupare" gli spazi del sito di Gjader.

Ora è evidente che le già traballanti stime di 36mila soggetti l'anno trasportati dalle navi italiane in Albania sono destinate a essere riviste al ribasso, nel momento in cui emerge che i posti effettivi a disposizione sono molti meno di quanto proclamato. Peraltro, nel bando per la gestione dei centri si parla di capienza massima "a regime", lasciando intendere che, almeno in una prima fase, i numeri potrebbero essere ancora inferiori.

Fonti del Viminale consultate da Fanpage.it si limitano a far notare come nel testo del protocollo firmato da Meloni e Rama si parli di "fino a un massimo" di 3mila migranti (per la precisione il testo recita: "Il numero totale dei migranti presenti sul territorio albanese […] non potrà essere superiore a 3mila"). In sostanza, la precisazione sembra un'implicita ammissione del fatto che le cifre reali saranno assai più basse. Insomma, l'accordo Italia-Albania servirà forse a Meloni come bandiera da sventolare nella campagna elettorale per il voto Ue. Ma rischia di essere molto meno utile ad affrontare in maniera efficace il tema dell'immigrazione.

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