video suggerito
video suggerito
News su migranti e sbarchi in Italia

Cosa prevede il protocollo tra Italia e Albania per i centri migranti e cosa succede ora

Il governo Meloni ha approvato il ddl che passerà al Parlamento per ratificare l’accordo tra Italia e Albania. Il protocollo d’intesa con Tirana impegna il governo italiano a costruire due centri migranti in territorio albanese: ora il Parlamento potrà discutere dei costi e benefici del progetto, prima di approvarlo.
A cura di Luca Pons
41 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato un disegno di legge che ha lo scopo di ratificare l'accordo tra il governo italiano e quello albanese. L'obiettivo di questo protocollo d'intesa, annunciato da Giorgia Meloni e dal primo ministro di Tirana Edi Rama a inizio novembre, prevede che in Albania vengano costruiti due centri migranti per trattenere fino a 3mila persone. Le due costruzioni, così come la gestione delle persone al loro interno, ricadrebbero sotto giurisdizione italiana, e sarebbe il governo italiano a pagare tutte le spese dell'iniziativa. In sostanza, quindi, per il governo è un progetto per portare alcune persone migranti in Albania e spostare lì il ‘problema' della loro accoglienza, almeno temporaneamente.

Dopo le proteste delle opposizioni, il governo Meloni aveva deciso che l'accordo sarebbe stato sottoposto alla ratifica del Parlamento: proprio a questo serve il disegno di legge varato ieri. Così, i parlamentari potranno discutere dell'iniziativa e poi votare per approvarla. Il ddl presentato dal governo aiuta anche a spiegare per bene cosa c'è nel protocollo d'intesa tra Italia e Albania, e che effetti dovrebbe avere.

Innanzitutto, in Albania diventerà possibile svolgere le procedure accelerate di frontiera (la registrazione, la presentazione della domanda d'asilo…). Le due strutture che l'Italia costruirà a sue spese saranno una come un hotspot e l'altra come un Centro di permanenza per il rimpatrio (o Cpr). In Albania potranno essere portate le persone soccorse dalle autorità italiane, come Guardia costiera o Guardia di finanza, e non quelle salvate dalle ong che operano nel Mediterraneo. In più, c'è un aspetto cruciale: ci potranno andare solo le persone soccorse in acque internazionali. Per i salvataggi in acque italiane sarà obbligatorio portare i migranti in un centro italiano.

Ci sono poi gli aspetti tecnici. Una volta arrivate nei centri albanesi, le persone migranti avranno gli stessi diritti che avrebbero in Italia, come quello a un avvocato che segua la loro situazione. La comunicazione, però, avverrà con tutta probabilità a distanza, in videochiamata. Nei centri albanesi ci sarà un nucleo di polizia penitenziaria italiana, coordinato dalla Questura di Roma. Chi commette un reato all'interno delle strutture sarà giudicato secondo la legge italiana, a meno che non sia un reato ai danni di un cittadino dell'Albania o dello Stato albanese.

Nel suo comunicato dopo il Consiglio dei ministri, Palazzo Chigi ha evitato di sottolineare quali saranno i costi dell'accordo con l'Albania. Alcuni elementi sono già noti, e gli altri lo saranno quando il testo del ddl sarà pubblicato. Per il momento si sa che l'Italia rimborserà alcune spese al governo albanese (l'utilizzo di mezzi e personale di Tirana, i costi sanitari per i servizi non forniti dalle autorità italiane…) versando 16,5 milioni di euro all'anno, ogni anno.

In più ci saranno i costi di costruzione. Il governo Meloni si è impegnato a edificare i due centri migranti, oltre a pagare vitto, alloggio e servizi per i detenuti. Ma dovrà anche pagare il personale italiano che risiederà in Albania e quindi dovrà avere un surplus di stipendio perché si troverà in missione.

41 CONDIVISIONI
933 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views