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Migranti, Tajani alla Camera difende l’accordo Italia-Albania: “A ratificarlo sarà il Parlamento”

L’accordo tra Italia e Albania dovrà essere approvato dal Parlamento, con un ddl di ratifica. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha svolto un’informativa alla Camera: “Il governo non si sottrae al dialogo”, ha detto Tajani.
A cura di Luca Pons
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Alla Camera è passata la risoluzione della maggioranza sull'intesa Italia-Albania sui migranti con 189 sì e 126 no. Il testo, tra le altre cose, impegna il governo ad "adottare ogni iniziativa necessaria, anche tramite un disegno di legge di ratifica, per un'efficace e urgente attuazione del Protocollo" con l'Albania sui migranti.

Ok anche alla parte di risoluzione presentata dalle opposizioni (tranne M5s) su cui il governo ha dato parere favorevole con una piccola riformulazione. I sì in questo caso sono stati 317, nessun contrario. La Camera ha però votato contro la premessa della risoluzione, votata separatamente.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto alla Camera per la sua informativa sull'accordo tra Roma e Tirana siglato dal governo Meloni, e ha annunciato che in Parlamento arriverà anche un disegno di legge per la ratifica, a differenza di quanto era stato fatto sapere in un primo momento. Il protocollo d'intesa porterà l'Italia a costruire due centri migranti in territorio albanese, uno per la prima accoglienza e uno per le persone in attesa di rimpatrio. Al massimo le persone ospitate potranno essere 3mila, in tutto, e chi viene detenuto nel centro per i rimpatri potrà restarci fino a 18 mesi.

Il progetto è che ci siano "una struttura per la prima assistenza" e un'altra in cui "sarà svolta la domanda di protezione internazionale e, per chi non ne ha i requisiti, le procedure per il rimpatrio". L'intera procedura sarà gestita dalle autorità italiane, seguendo le normative italiane, e infatti anche i costi (per costruire le strutture, per il personale, ma anche per eventuali contenziosi legali e per l'attività di vigilanza delle autorità albanesi) saranno a carico dell'Italia.

Nei centri in Albania i migranti potranno restare fino a 18 mesi

Nei centri, ha garantito Tajani potranno esserci solo "i richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera, cioè persone non vulnerabili provenienti da Paesi sicuri o migranti che abbiano presentato domanda d'asilo e abbiano ricevuto un diniego". Queste persone potranno restarci al massimo per 28 giorni. Ma ci saranno anche "le persone in attesa di rimpatrio", che, come da norme italiane, potranno restare nel centro albanese fino a 18 mesi. Non ci potranno essere "soggetti vulnerabili", come bambini e donne incinte.

Le persone potranno essere portate in Albania solo da navi delle autorità italiane. Quindi non si potrà chiedere alle Ong che fanno soccorso nel Mediterraneo di viaggiare fino al porto albanese. In più, potranno essere accolte solo le persone soccorse in acque internazionali, e non nelle acque territoriali italiane, come oggi avviene nella maggior parte dei casi.

"Tra le opposizioni c'è chi ha parlato di Guantanamo italiana, di deportazione, o ha ricordato l'accordo tra Regno Unito e il Ruanda", ha detto Tajani, per quanto le critiche sono arrivate anche dal Consiglio d'Europa. "Ma basta ricordare che la commissaria europea Ylva Johansson ha detto che l'accordo non viola il diritto comunitario. Il cancelliere tedesco Scholz ha detto che la collaborazione con i Paesi esterni all'Ue è necessaria e ha affermato che l'Albania sarà presto un Paese membro dell'Ue".

L'annuncio di Tajani: "Ci sarà ratifica in Parlamento"

Il ministro ha poi parlato del ruolo del Parlamento. Le opposizioni avevano accusato il governo di volerlo escludere, approvandolo senza un passaggio in Aula. Anche perché era stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a dire che non ci sarebbero stati passaggi sul tema. Tajani ha fatto sapere che invece ci sarà un disegno di legge di ratifica, che seguirà il normale iter di una legge tra Camera e Senato: "Questo governo non si sottrae al dialogo e al vaglio del Parlamento. Per analoghe iniziative non c'è stato alcun passaggio parlamentare, mi riferisco all'accordo con la Libia". Poi ha ribadito che l'accordo siglato con l'Albania è un "modello innovativo" che potrà anche essere applicato con altri Paesi.

Nella replica alle opposizioni, Tajani ha poi negato che l'accordo con l'Albania sia stato deciso da Meloni senza mai informare il resto del governo: "È finito il momento in cui la verità delle cose la poteva decidere la sinistra, in cui qualcuno decideva chi era onesto e chi no", ha detto il ministro, suscitando le proteste dell'Aula. "La verità è che la prima riunione dedicata all'accordo tra Italia e Albania si è svolta nel mio ufficio. Non c'è stato nessun segreto, nessuno di noi è stato preso in giro o scavalcato".

Opposizioni unite: "Una vittoria il passaggio in Aula, avete cambiato idea"

La Camera ha discusso la risoluzione presentata dalla maggioranza e le due delle opposizioni (una del M5s e un'altra, unitaria, di Pd, Italia viva e +Europa). La prima di fatto era una conferma della linea del governo Meloni, e lo impegnava ad adottare "ogni iniziativa necessaria per un’efficace e urgente attuazione del Protocollo".

Quella del Movimento 5 stelle, invece, chiedeva tra le altre cose che il governo consegnasse al Parlamento ogni anno una relazione sul funzionamento di questo nuovo sistema di accoglienza, ma anche che si impegnasse a garantire tutti i diritti delle persone migranti Lgbt, ad aprire canali di ingresso legali in Italia, a fornire un sostegno psicologico alle persone migranti in Italia, a riformare il trattato di Dublino. La risoluzione del resto delle opposizioni, invece, si concentrava soprattutto sulla richiesta di coinvolgere il Parlamento, cosa che il governo ha fatto con il ddl di ratifica.

Nelle dichiarazioni di voto, per Alleanza Verdi-Sinistra, Nicola Fratoianni, ha rivendicato che "il coinvolgimento del Parlamento è arrivato solo oggi, avete cambiato idea ed è un bene". Poi ha dichiarato: "È un'operazione di pura propaganda. Come l'accordo con la Tunisia, come i blocchi navali. Costerà il triplo di quanto sarebbe costato potenziare il sistema in Italia, per ottenere solo un buco nell'acqua".

Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha accusato: "State provando a edificare una costruzione di cartapesta che non reggerà, e non basterà averla messa fuori dal diritto europeo per farla funzionare". Per Italia viva ha parlato il capogruppo Davide Faraone: "Solidarietà a Tajani e Piantedosi, che non hanno avuto ruolo a realizzare questo accordo. Perché se c'eravate alla riunione, eravate distratti. C'è stato un balletto dichiarazioni in cui ognuno diceva la sua. L'accordo con l'Albania per come l'avete scritto è inutile, dannoso, controproducente e costoso. È l'ultima proposta propagandistica di un governo che non sa dove mettere le mani". Per Azione, Matteo Richetti ha aggiunto: "Costruire qualche edificio in Albania forse distrae l'attenzione degli italiani, ma sicuramente non risolve il problema migratorio".

"Una redenzione di Tajani, se non la vogliamo chiamare una giravolta. Le opposizioni e il M5s avevano ragione", ha commentato Alfonso Colucci, del M5s, durante le dichiarazioni di voto: "Il governo ha omesso i costi, li dico io: 80 milioni, di cui 100 depositati in garanzia. Sono costi enormi. Chi pagherà? I cittadini italiani che già oggi versano lacrime e sangue, che non arrivano a fine mese e la cui situazione non potrà che peggiorare grazie alle politiche di bilancio del governo Meloni".

"La ratifica" del protocollo "non è una concessione del governo al Parlamento", ha ricordato la deputata Laura Boldrini (Pd), che pure si è detta soddisfatta delle comunicazioni di Tajani, in particolare sul coinvolgimento delle Camere. "Il ministro Piantedosi dovrà dirci poi quanti agenti saranno impiegati nei centri in Albania", unità che saranno sottratte all'Italia. Ma "Cosa succede se le nostre motovedette fanno soccorsi in acque Sar italiane o maltesi? È diritto europeo o no?", ha domandato ancora Boldrini, annunciando il voto contrario dei dem alla risoluzione di maggioranza.

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