La lettera degli ambasciatori a Meloni per riconoscere la Palestina: “Basta ambiguità, a Gaza pulizia etnica”

Trentaquattro ex ambasciatori italiani hanno inviato una lettera aperta Giorgia Meloni, per chiedere l'immediato riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina. "Ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie, questo momento è giunto per Gaza", scrivono.
I diplomatici – tra cui figurano Pasquale Ferrara, Pasquale Quito Terracciano, Ferdinando Nelli Feroci, Stefano Stefanini e Rocco Cangelosi – ha denunciato il massacro della Striscia, chiedendo al governo Meloni di prendere una posizione netta. "L'iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt'altro che meramente simbolica, è l'immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, in vista della Conferenza internazionale sull'attuazione della soluzione e due Stati", hanno precisato.
Cosa dice la lettera inviata dai diplomatici alla premier
L'appello a riconoscere lo Stato di Palestina arriva dopo l'annuncio del presidente francese Emmanuel Macron degli scorsi giorni. A settembre, la Francia riconoscerà lo stato palestinese seguendo la decisione già adottata da altri Paesi europei come Spagna, Norvegia e Irlanda. "Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza. Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l'orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi, che non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele all'autodifesa e che non è affatto improprio qualificare in termini di pulizia etnica, mentre la Corte Internazionale di Giustizia esamina gli estremi del genocidio", hanno sottolineato.
Al momento il governo italiano non è intenzionato a osservare l'esempio francese. La premier ha parlato di "scelta controproducente" rimandando alla soluzione "due popoli, due Stati". Anche il vicepremier e ministro degli Esteri ha ribadito la stessa linea e chiarito che il riconoscimento della Palestina potrà avvenire solo se quest'ultima sarà disposta a riconoscere lo Stato di Israele. Nella lettera i 34 diplomatici hanno denunciato "le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario – di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere – minano le stesse fondamenta della comunità internazionale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni di consuetudini internazionali".
I firmatari insistono sulle "inaccettabili restrizioni per l'accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inaccettabili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria" che "stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti, che si aggiungono alle decine di migliaia già provocate dai massicci e indiscriminati bombardamenti israeliani in tutta la Striscia. In questi mesi abbiamo assistito a incessanti spostamenti forzati di popolazione da una parte all'altra della Striscia senza che ci fossero delle reali zone di protezione internazionale. Tutto ciò è avvenuto mentre tutte le infrastrutture di Gaza, necessarie anche solo alla sopravvivenza della popolazione, sono state sistematicamente distrutte, a cominciare dagli ospedali, per continuare con le scuole, le università, gli stessi campi profughi". Dinanzi a tutto questo, le dichiarazioni, "pur necessarie, come quella firmata da 30 ministri degli Esteri (ed una Commissaria Ue) lo scorso 21 luglio, a cui l'Italia meritoriamente si è unita, "non servono più: servono gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci".
In particolare, gli ex ambasciatori esortano il governo a "sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele, sostenere in sede Ue ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) nei confronti dei ministri israeliani – come Bezalel Smotrich e Itamar Ben G'vir – che incoraggiano e appoggiano il moltiplicarsi degli insediamenti illegali e le violenze dei coloni in Cisgiordania, unirsi al consenso europeo per la sospensione temporanea dell'Accordo di associazione tra Israele e l'Unione Europea". Quindi, il loro appello, cioè il riconoscimento immediato dello Stato di Palestina.
"Chiediamo al governo di ripensarci. Questa decisione confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di ‘due popoli, due Stati' non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente", osservano. Le relazioni con Israele "devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva. L'eventuale annessione in tutto o in parte dei Territori palestinesi, ad esempio, dovrebbe comportare la radicale revisione delle relazioni diplomatiche con Israele".
Magi: "Meloni ascolti gli ambasciatori, dobbiamo fermare Netanyahu"
"Dobbiamo dire basta al massacro di Gaza. Dobbiamo fermare Netanyahu. Dobbiamo mettere in campo ogni azione diplomatica per fermare la strage di civili palestinesi. Insieme ai partner europei e all'Ue, dobbiamo riconoscere lo stato di Palestina, sospendere ogni collaborazione militare con Israele, interrompere l'export di armi e sanzionare Israele", ha commentato il segretario di +Europa, Riccardo Magi. "Come +Europa lo avevamo chiesto nelle settimane scorse al governo in una mozione parlamentare che è stata bocciata dalla maggioranza: oggi a chiederlo sono 34 ex ambasciatori italiani. Se Meloni non vuole ascoltare le opposizioni, almeno ascolti loro", ha proseguito.
Nel riconoscere lo Stato di Palestina "non ci sarebbe alcuna legittimazione di Hamas e non equivale a premiare il terrore come dice Netanyahu, cosa che invece sta facendo lui con la sua guerra, alimentando il rancore e la violenza che rischia di esplodere negli anni a venire. Il no di Meloni al riconoscimento dello Stato di Palestina risponde a una lettura che non sta più in piedi: piuttosto che sposare la linea filo Netanyahu degli USA di Trump, il governo italiano rompa gli indugi e si faccia promotore in Europa di un fronte unito per il riconoscimento dello Stato di Palestina, mandando così un messaggio inequivocabile di isolamento politico e diplomatico al governo israeliano", ha concluso Magi.
Anche dal Movimento 5 Stelle arriva l'appello a Meloni affinché "ascolti chi ha servito il Paese con onore e oggi le chiede un atto di coraggio e di giustizia: riconoscere lo Stato di Palestina. Quegli ambasciatori stanno insegnando a Meloni cosa significa rappresentare lo Stato con onore e dignità a un governo che si ostina a restare inerte davanti alla tragedia quotidiana, al massacro e al genocidio in atto a Gaza. Questo governo non può continuare a voltarsi dall'altra parte", hanno commentato i capigruppo in commissione esteri alla Camera e al Senato Francesco Silvestri e Bruno Marton.
"Qual è il momento in cui riconoscere lo Stato di Palestina? Quando non ci sarà più un palestinese vivo? O quando avranno completato il piano di pulizia etnica?", ha scritto su X il leader di Avs Nicola Fratoianni. "Addirittura un pezzo autorevole della storia della nostra diplomazia oggi vi dà persino una lezione di dignità. Forse un po' di coraggio da parte vostra a questo punto non sarebbe male".