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La Camera deve fare causa alla Lega per i 49 milioni di euro di rimborsi spariti: via alle verifiche

Dopo il processo sui 49 milioni di euro di rimborsi elettorali che la Lega Nord sta restituendo allo Stato, Camera e Senato avrebbero dovuto fare una causa civile al partito chiedendo il risarcimento dei danni d’immagine. Questo non è mai avvenuto, ma l’Avvocatura di Stato ora ha avviato i controlli per verificare se sia fattibile.
A cura di Luca Pons
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Si apre una nuova pagina nel caso dei 49 milioni di euro di fondi pubblici che la Lega Nord deve restituire allo Stato. Camera e Senato, secondo i giudici di Genova che si erano occupati della vicenda, avrebbero dovuto chiedere un risarcimento alla Lega Nord in sede civile, per il danno d'immagine subito. Ma questo non è mai avvenuto. Ora l'iter è ripartito, dopo una lettera di storici ex esponenti leghisti che ha invitato Montecitorio e Palazzo Madama a procedere, e che il Fatto quotidiano ha riportato.

L'inchiesta, iniziata nel 2012, aveva stabilito che 48,96 milioni di euro di rimborsi elettorali ricevuti dal Carroccio tra il 2008 e il 2010 andavano restituiti allo Stato. Sono poi cadute in prescrizione le accuse a Umberto Bossi, allora segretario del partito, e il tesoriere Francesco Belsito, condannati in primo grado e in appello. Ma nel 2017 il tribunale di Genova ha stabilito la confisca dei 49 milioni di euro. A settembre era arrivato l'accordo: la Lega Nord ha iniziato un piano di pagamenti da 600mila euro all'anno, che richiederà più di ottant'anni per restituire l'intera somma dovuta.

Nel frattempo, Matteo Salvini ha fondato un nuovo partito, la Lega per Salvini premier. Questo non è toccato dai debiti della Lega Nord, cosa che diversi esponenti "bossiani" hanno contestato negli anni all'attuale ministro dei Trasporti. Resta il fatto: dato che Camera e Senato si erano costituiti parte civile nel processo per truffa riguardante i 49 milioni, avrebbero poi dovuto chiedere un risarcimento in sede civile. Questo non è avvenuto, ma secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano adesso l'Avvocatura dello Stato starebbe controllando se ci sono i margini per farlo.

La cosa più importante è verificare se la Lega Nord abbia a sua disposizione un patrimonio tale da poter soddisfare le richieste. In questo caso, la decisione spetterebbe ai presidenti delle due Camere: Ignazio La Russa e, forse con più imbarazzo, il leghista Lorenzo Fontana.

Ciò che ha portato a far riemergere il caso è una lettera inviata dall'associazione "Lega per il Nord", formata da ex appartenenti al partito di Bossi, come Giuseppe Leoni, Stefano Stefani e Maria Teresa Baldini. Nel testo, secondo il Fatto, si chiederebbe se Camera e Senato abbiano "iniziato l'azione esecutiva" per avere i risarcimenti in sede civile. Si legge: "Le Camere avrebbero dovuto chiedere quantomeno gli interessi legali dal momento del dovuto all'effettivo saldo". E questo porterebbe, solo per il 2023, "a 2,4 milioni di euro di interessi". Ben meno dei 600mila euro stabiliti.

L'associazione ha specificato che se Montecitorio e Palazzo Madama non dovessero rispondere partirà una denuncia penale alla Corte dei conti. La Camera ha fatto sapere di aver ricevuto la nota, e che sono in corso gli approfondimenti necessari.

Lo stesso presidente Fontana, al Fatto, ha confermato che sono state "avviate verifiche preliminari sulla consistenza della richiesta da parte dell'associazione e sullo studio legale che l'ha inoltrata". Il confronto con l'Avvocatura di Stato invece arriverà "in un momento successivo". Quando arriverà, comunque, potrebbe stare alla decisione di Fontana (e di La Russa dall'altra parte) se far partire o no la causa contro il Carroccio.

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