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Intervista Guerini a Fanpage.it: “Ritorno a normalità non bloccando Paese ma aiutando cittadini”

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, intervistato dal direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, parla della fase due dell’emergenza Coronavirus, sostenendo che il cammino verso il ritorno alla normalità debba essere accompagnato dal governo, senza alcun blocco, e puntando sulla responsabilità dei cittadini invece che sulla coercizione.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’emergenza non è ancora finita ed è necessario “tenere alta la guardia”. Ma bisogna anche pensare alla fase due, cercando “non di bloccare il Paese ma di accompagnarlo verso un ritorno graduale alla normalità”. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, intervistato dal direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, prefigura le tappe che il governo e gli italiani devono percorrere per uscire dall’emergenza Coronavirus e proseguire nella fase due, con un lento e graduale ritorno alla normalità. “In questo momento penso che sia giusto tenere alta la guardia – precisa Guerini –. Credo che i sacrifici fin qui fatti dagli italiani hanno portato a risultati positivi. C’è bisogno di tenere ancora alta la guardia, ma anche di iniziare a prepararci perché si possa realizzare un graduale ritorno alle nostre attività, sia di carattere sociale che economico. Credo che le prossime settimane saranno quelle in cui si arriverà gradualmente a un allentamento delle misure. Ma dobbiamo essere consapevoli che avremo un periodo piuttosto lungo di convivenza con il virus, con regole chiare da seguire sul distanziamento sociale e con una limitazione parziale della nostra socialità. C’è la volontà del governo di non tenere bloccato il Paese ma di accompagnarlo con garanzie per la sicurezza dei cittadini a un ritorno graduale verso la normalità”.

La ripartenza deve essere europea, secondo quanto più volte sostenuto dal Governo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha detto che se non ci sarà una risposta unitaria dovremo fare da soli. Guerini sottolinea che “quello che ha detto Conte non era una volontà, ma un rischio: se i Paesi del’Ue non riescono a definire uno sforzo di solidarietà insieme, c’è il rischio della tentazione di fare da soli. Ma non è la volontà dell’Italia, che vuole una risposta forte dell’Europa. Credo che in queste settimane l’Ue abbia fatto uno sforzo importante, con strumenti come il Sure o l’intervento della Bce, C’è bisogno di un ulteriore sforzo, di un investimento di carattere economico e politico: l’Europa deve avere la consapevolezza che la sua idea passa anche dalla capacità di solidarietà condivisa e collettiva”. Mettendo le basi non per un’Europa federale, ma quanto meno per “un’Europa sempre più politica, che è ciò di cui abbiamo bisogno”.

La risposta delle forze armate durante l’emergenza Coronavirus

Guerini, da titolare del dicastero della Difesa, parla anche del ruolo delle forze armate durante l’emergenza:

Le forze armate hanno risposto dando il loro contributo. Hanno svolto l’attività a 360 gradi, che va dal rientro dei connazionali all’estero al trasporto di materiale dall’estero (come quello sanitario), al trasporto delle persone sul territorio nazionale (come per i pazienti contagiati). Poi da 10 giorni c’è l’impegno accanto alla Protezione Civile per portare il materiale da Roma in tutto il territorio nazionale, mettendo a disposizione 19 centri logistici in tutte le Regioni.

Ancora, c’è l’impegno insieme alle forze di polizia per il controllo del territorio. Poi un grande impegno, quello dei medici e degli infermieri militari, che sono andati soprattutto in Lombardia nella prima fase ad affiancare gli operatori sanitari civili che voglio ringraziare. Quello dei sanitari militari è un impegno molto gravoso, importante e molto utile: in campo ci sono più di 300 tra medici e infermieri, anche con nuove assunzioni per un anno. Stiamo facendo ora le prime immissioni, daranno una mano in questo grande sforzo che sta facendo il Paese.

Alcune Regioni hanno chiesto una maggiore presenza del personale dell’esercito sul territorio, a cui Guerini replica: “Io ho sempre detto che non c’era bisogno di procedere a nessuna militarizzazione del paese. Un ministro non decide di impiegare le forze armate sul territorio liberamente, c’è un dispositivo che parte dai prefetti e il dipartimento di pubblica sicurezza decide quali forze impiegare. Mi pare che questo meccanismo stia funzionando molto bene, quotidianamente c’è un lavoro coordinato con le risposte alle esigenze rappresentate sul territorio”. Invece, per quanto riguarda l’ospedale del Celio, Guerini spiega che verranno messi a disposizione 150 posti per malati Covid, di cui 50 in terapia intensiva e sabato “verranno già messi a disposizione i primi 80 posti”.

La produzione delle mascherine da parte dell’esercito

L’esercito sta contribuendo alla produzione delle mascherine necessarie in questa fase di emergenza: “C’è il tema di guardare alla fase successiva e per questo abbiamo incaricato le aziende della difesa per fare una ricognizione per la produzione di mascherine per il futuro. A partire da maggio a Torre Annunziata si insedieranno alcune linee di produzione in collaborazione con un’azienda privata. Porterà alla produzione di sei milioni di mascherine al mese nella fase più emergenziale, come a maggio, e poi ridotta. Ci permetterà anche di avere un presidio per il futuro, di carattere pubblico”, spiega il ministro della Difesa. Che rivendica anche il contributo dato dal comparto difesa per la produzione dei ventitatori per la respirazione: “Con il contributo della difesa si è quintuplicata la produzione settimanale dei dispositivi che aiutano la respirazione”.

Guerini su tutela della salute e libertà individuali

Il tema della conciliazione tra tutela della salute e libertà individuali viene considerato da Guerini fondamentale perché l’Italia è stata la “prima democrazia liberale a confrontarsi con questa esigenza. Quando il governo ha assunto provvedimenti molto duri, che hanno colpito la nostra socialità, lo ha fatto con grande approfondimento, capacità di valutazione: credo che dobbiamo ancora garantire questo equilibrio e il nostro lavoro nella direzione dell’applicazione dei provvedimenti assunti si è sviluppato non tanto sul fronte della coercizione ma della responsabilizzazione degli italiani, i quali hanno risposto assumendo questi sacrifici, vivendoli non come limitazione alla libertà personale ma come contributo alla battaglia per la salute collettiva. La scommessa che dobbiamo fare è sulla responsabilità, non sulla coercizione”.

Il ministro della Difesa ridimensiona le polemiche tra governo e Regioni, parlando di un una collaborazione “molto intensa” e di qualche polemica che “deriva dal fatto che ci siamo confrontati con un’emergenza molto pesante”. Infine, Guerini parla del suo territorio, quello del lodigiano, essendo stato lui sindaco di Lodi: “Ho vissuto l’esperienza del fatto che le statistiche e i numeri cedono il passo ai volti di persone conosciute: persone che si sono ammalate, che sono decedute, che hanno visto morire parenti. Questo ha portato un ulteriore coinvolgimento emotivo. Il messaggio che mi sento di dare è questo: ringraziare i lodigiani, così come gli italiani, perché stanno vivendo questo momento con grande dignità, compostezza e responsabilità. È un sacrificio pesante quello che stanno vivendo e si incrocia anche con uno sguardo preoccupato sul futuro. Il lodigiano ha vissuto prima degli altri questo dato, che i sacrifici hanno portato a un miglioramento delle condizioni sanitarie, a un rallentamento dei contagi e a poter vedere una luce in fondo al tunnel. Questi sacrifici ci dicono che non dobbiamo abbassare la guardia, ma possiamo iniziare a rialzare la testa”.

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