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In Italia i poveri aumentano e il rischio di diventarlo è più alto della media Ue

Il nuovo rapporto Bes dell’Istat conferma che il rischio di povertà e la disuguaglianza tra ricchi e poveri, nel nostro Paese, sono peggiori rispetto alla media europea. Negli ultimi dieci anni la povertà assoluta è sempre aumentata, con l’unica eccezione del 2019 grazie al reddito di cittadinanza.
A cura di Luca Pons
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Il rischio di povertà in Italia è parecchio più alto rispetto alla media europea. E lo stesso vale per la disuguaglianza tra il reddito dei più poveri e quello dei più ricchi. Ma se quest'ultimo dato, perlomeno, negli ultimi dieci anni è leggermente migliorato, non accenna a scendere la percentuale di persone che rischiano di finire in povertà da un momento all'altro (basta un imprevisto, una spesa non preventivata, o altro). Aumenta, invece, la quantità di persone che si trovano già in quella situazione.

A riportare questi dati è il nuovo rapporto Bes realizzato dall'Istat, che si può trovare qui in versione integrale, e qui nel formato digitale che permette di navigare tra i grafici a propria scelta. Il rapporto tiene conto di oltre 150 indicatori statistici diversi per misurare il benessere in un Paese: si va dalla salute all'istruzione, dall'ambiente alle relazioni sociali, dalla qualità dei servizi alla ricerca. In più di un settore, il confronto con l'Europa è negativo: l'occupazione, soprattutto femminile; la percentuale di giovani laureati; e altri ancora. Ma è dal benessere economico che emergono alcuni dei numeri più preoccupanti.

Dal rapporto 2024, pubblicato oggi, emerge infatti che il rischio di povertà in Italia è al 18,9%, mentre la media europea è del 16,2%. Può sembrare una differenza contenuta, ma ci si rende conto in fretta che non è così: se la percentuale italiana fosse in media con quella Ue, ci sarebbe circa un milione e mezzo di persone in meno che rischiano di finire in povertà.

C'è distacco anche nella disuguaglianza di reddito, ovvero quanto guadagna il 20% più ricco della popolazione rispetto al 20% più povero. In Italia, il reddito del quinto più benestante vale 5,5 volte quello del quinto più in difficoltà. In Europa, la media è a 4,7. È comunque una distanza ampia, ma decisamente al di sotto del dato italiano.

Da questo punto di vista c'è un aspetto positivo per l'Italia: negli ultimi dieci anni, la situazione è leggermente migliorata. Si parla di un cambiamento molto lento, però. Nel 2014, quello stesso rapporto era a 5,8. Oggi come detto è sceso a 5,5.

Il problema è che lo stesso non si può dire per la povertà. Il rischio di diventare poveri riguarda il 18,9% della popolazione, la grave deprivazione materiale e sociale tocca il 4,6% e la povertà abitativa riguarda il 5,6%, mentre il 9,2% abita in famiglie a cosiddetta ‘bassa intensità di lavoro' (cioè dove si riesce a lavorare poche settimane all'anno). Queste sono percentuali che non accennano a scendere. E non solo dal 2023 al 2024, ma nell'ultimo decennio: la situazione non è migliorata dal 2014.

Al contrario, aumenta la povertà assoluta – che va oltre il rischio, e riguarda chi non ha i mezzi per potersi permettere una vita dignitosa. Questa nel 2014 coinvolgeva il 6,9% della popolazione. Nel 2024 è arrivata al 9,8%, quasi un italiano su dieci. L'unico anno in cui non c'è stato un aumento è stato il 2019. Quell'anno, la povertà assoluta secondo l'Istat è scesa sia per effetto del reddito di cittadinanza, sia grazie al miglioramento dei livelli di spesa delle famiglie meno abbienti.

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