Il governo approva il nuovo Documento di finanza pubblica, cosa ci dice sulla Manovra 2026

Il governo ha fatto il primo passo ufficiale verso la manovra 2026. Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento programmatico di finanza pubblica, o Dpfp, che serve a chiarire in che stato sono i conti pubblici e cosa intende fare l'esecutivo, a grandi linee, per il futuro. Una ‘cornice' per la legge di bilancio, come anticipato già nelle scorse settimane.
Ciò che ne viene fuori è che ci sono alti e bassi: la crescita del Pil nei prossimi anni potrebbe essere più bassa del previsto, anche se l'Italia si indebiterà di meno; questo, insieme all'obbligo di aumentare le spese militari, lascerà poco margine d'azione per altre misure. La priorità resta la riforma dell'Irpef, con un taglio dell'aliquota per i redditi da 28mila a 50mila euro.
Il Dpfp andrà ora al Parlamento: dovrebbe essere esaminato in Aula alla Camera e al Senato il 9 ottobre. Poi arriveranno i passaggi successivi, quando le misure della manovra dovranno prendere forma. Il testo ufficiale è atteso alle Camere entro il 20 ottobre.
Come vanno i conti pubblici: la ‘cornice' della Manovra 2026
Come detto, ci sono luci e ombre nel quadro dei conti pubblici italiani che viene fuori dal Dpfp. La crescita del Pil sarà un po' più bassa di quanto si pensava qualche mese fa: +0,5% quest'anno, invece di +0,6%. E lo stesso vale per il 2027: +0,7% invece di +0,8%. Percentuali comunque piuttosto basse, anche in confronto con gli altri Paesi europei.
In compenso, andrà meglio del previsto l'indebitamento, o deficit, cioè di quanto si indebita il Paese in un singolo anno. Quest'anno avrebbe dovuto essere il 3,3% del Pil, secondo le previsioni. Invece, "al momento" (precisa il Mef con cautela) sembra che sarà solo il 3%. Una soglia importante: se l'Italia scende sotto il 3%, infatti, può uscire dalla procedura di infrazione lanciata dall'Ue con un anno di anticipo. Questo aprirebbe, tra le altre cose, alla libertà di spendere di più per gli armamenti.
L'esecutivo ha stimato anche quanto aumenterà la spesa militare nei prossimi anni: "Dello 0,15% nel 2026, di 0,3 % nel 2027 e di 0,5% nel 2028". Nel complesso, quindi, si parla di arrivare a spendere circa 12 miliardi di euro (lo 0,5% del Pil) in più all'anno.
Cosa ci sarà nella legge di bilancio 2026: gli indizi del governo
Concretamente, il governo Meloni si è limitato a dare alcune indicazioni di massima per la prossima legge di bilancio – che, come detto, entro il 20 ottobre dovrà prendere una forma definitiva o quasi (aperta poi alle modifiche del Parlamento fino al 31 dicembre). In una nota pubblicata alla fine del Cdm, il ministero dell'Economia ha comunicato che ci sarà una "ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro". Una formula generale, che sembra però fare riferimento al taglio dell'Irpef.
È noto da tempo che questa è la misura su cui il governo investirà di più manovra 2026. Si parla di ridurre l'Irpef dal 35% al 33% per i redditi dai 28mila ai 50mila euro. Un'ipotesi più ambiziosa prevede anche di allargare questa aliquota fino a includere i redditi da 60mila euro. Si tratta però di un allargamento che secondo alcune stime porterebbe a quasi raddoppiare i costi della misura (da 2,5-3 miliardi di euro, a quasi 5 miliardi). E porterebbe grandi benefici a una fetta piuttosto piccola di contribuenti. È possibile, quindi, che il governo decida di rinunciare.
Sempre in tema fiscale, anche se non è citata espressamente nella nota, si sa che la Lega spingerà per inserire una rottamazione delle cartelle fiscali nella legge di bilancio. Non sarà quella proposta inizialmente dal Carroccio, però, con la possibilità di saldare i debiti in 120 rate mensili (dieci anni): verrà ridimensionata per diventare meno costosa.
Il Mef ha detto che "si garantirà un ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale". Sono attesi almeno due miliardi di euro in più oltre a quelli già stanziati in passato, che potrebbero essere usati soprattutto per migliorare gli stipendi e aggiungere personale.
Si prevedono "misure volte a stimolare gli investimenti delle imprese", e anche un "incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro", che però per adesso restano da definire. Si parla, infine, di generiche "misure dal lato delle entrate", cioè per aumentare gli incassi dello Stato. Qui la norma più discussa è un eventuale nuovo prelievo dalle banche, che comunque sarà negoziato nelle prossime settimane con gli istituti di credito, e potrebbe riproporre la formula dello scorso anno, con un ‘prestito' da parte delle banche che il governo si impegna a restituire automaticamente tra due anni.