Il discorso di fine anno del Presidente Mattarella: “Ripugnante chi nega la pace, giovani siate esigenti”

Alle 20:30, trasmesso a reti unificate e sui canali social del Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto agli italiani il tradizionale discorso di fine anno, chiudendo il 2025 con gli auguri per il 2026. È stato il suo undicesimo messaggio di Capodanno, aperto da un forte richiamo alla pace: un valore da desiderare con convinzione e da difendere contro chi la nega. Il Capo dello Stato ha invitato i cittadini a non cedere a un senso fatalistico di impotenza di fronte alle grandi sfide del presente. Alla domanda "cosa posso fare io?", Mattarella ha risposto richiamando il cuore stesso della Repubblica: la libertà e la pace come elementi fondativi, da costruire insieme attraverso il dialogo e la responsabilità di essere cittadini. La pace, ha spiegato, non è solo un obiettivo politico o internazionale, ma un modo di pensare e di vivere: rispettare gli altri, rinunciare all’imposizione della propria volontà, praticare ogni giorno una mentalità di convivenza, dalla dimensione quotidiana fino ai rapporti tra gli Stati.
Nel suo intervento, il Presidente ha poi toccato i grandi temi dell'attualità internazionale, a partire dal desiderio di porre fine ai conflitti, come quello in Ucraina, e a Gaza, e dal contrasto a ogni forma di violenza; accanto a questo sguardo sul presente, Mattarella ha ripercorso alcune tappe fondamentali degli 80 anni della Repubblica italiana. Ha poi ricordato il valore storico del voto alle donne, simbolo dell’unità del popolo e passaggio decisivo verso una democrazia più inclusiva, avviando un percorso di parità ancora in divenire. Ampio spazio è stato dedicato poi alle conquiste dello Stato sociale: il Servizio sanitario nazionale, fondato sui principi di universalità e gratuità delle cure, e il sistema previdenziale esteso a tutti. Per il Presidente, si tratta di pilastri che pongono al centro la dignità della persona e l'uguaglianza, condizioni da difendere e preservare anche di fronte ai cambiamenti del tempo.
Non sono mancate poi anche le pagine più dolorose della storia repubblicana. Mattarella ha evocato le stragi e il terrorismo, ricordando i volti e i nomi delle vittime: magistrati, giornalisti, uomini delle istituzioni, forze dell'ordine e tanti giovani colpiti da ideologie fondate sulla violenza. Quella stagione è stata definita la "notte della Repubblica", ma l'Italia – ha sottolineato – "ha saputo reagire, grazie alla forza delle istituzioni e all'unità delle forze politiche e sociali nel difendere i principi costituzionali".
Il Presidente ha poi evidenziato il ruolo decisivo della cultura nella costruzione dell'identità nazionale: arte, cinema, letteratura e musica come strumenti di coesione e crescita civile. In questo quadro ha richiamato anche la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo, affidato alla Rai, quale garanzia di pluralismo e partecipazione democratica. E poi un auspicio ai giovani: "Siate responsabili come chi costruì l'Italia moderna. Qualcuno – che vi giudica senza conoscervi davvero – vi descrive come diffidenti, distaccati, arrabbiati: non rassegnatevi. Siate esigenti, coraggiosi. Scegliete il vostro futuro".
Infine, un ricordo particolare è stato dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli della legalità e della lunga lotta contro la mafia. Il loro esempio, ha detto Mattarella, continua a parlare alle nuove generazioni e a tutti coloro che non si rassegnano alla prepotenza della criminalità, in Italia e oltre i confini nazionali. Un messaggio che, ancora una volta, lega memoria, impegno e speranza nel futuro della Repubblica.