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Governo vuole aumentare spese militari, ma la maggioranza è divisa e rischia di spaccarsi in Senato

Il governo vuole aumentare le spese militari (lo ribadisce il ministro della Difesa Guerini in una lettera aperta pubblicata oggi), ma la maggioranza è divisa. E questa settimana, con la conversione del decreto Ucraina in Senato, rischia di spaccarsi.
A cura di Annalisa Girardi
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Si apre una settimana di tensioni per la maggioranza, con la questione dell'aumento delle spese militari al centro dei lavori in Parlamento. Giuseppe Conte, dopo aver annunciato il voto contrario del Movimento Cinque Stelle agli incrementi per gli stanziamenti in Difesa, ha detto di non avere alcuna intenzione di aprire una crisi di governo, ma ha avvertito Mario Draghi di non forzare la mano affermando che il suo partito farà valere la propria posizione in quanto forza di maggioranza relativa. Il presidente del Consiglio però, da parte sua, ha sottolineato l'importanza di mantenere compatto il fronte occidentale, mantenendo gli impegni presi in sede Nato e Ue.

Sarà una settimana di chiarimenti all'interno della maggioranza di governo e delle coalizioni politiche, che si sono trovate spaccate sul tema. E il teatro delle discussioni sarà il Senato. La scorsa settimana alla Camera era stato approvato con larga maggioranza un ordine del giorno targato Lega che impegnava appunto il governo ad arrivare a spendere il 2% del Pil per la Difesa: ma la posizione del Carroccio è oscillata in questi giorni e si è deciso di non ripresentare l'ordine del giorno a Palazzo Madama. Ci ha pensato però Fratelli d'Italia a presentarne un altro sulla stessa linea.

Domani ci sarà un primo voto nelle commissioni riunite di Esteri e Difesa, nei giorni successivi invece l'Aula dovrà convertire definitivamente in legge il decreto Ucraina. E allora i nodi verranno al pettine. Alla Camera, la scorsa settimana, gli unici voti contrari (a parte qualche eccezione) sono stati quelli di Sinistra Italiana e dei Verdi europei, che si erano detti contrari all'invio di armi nel Paese. Si temono spaccature e il governo starebbe pensando di blindare il decreto coprendolo con la fiducia: un'ipotesi che aprirebbe a una serie di incognite sugli equilibri di maggioranza. In queste ore Draghi potrebbe avere un incontro con Conte e gli altri leader di partito per trovare una quadra, ma il tema resta caldo.

A mettere nero su bianco le ragioni del governo oggi ci ha pensato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in una lettera aperta a La Stampa, in cui ricorda gli impegni che l'Italia ha assunto nel 2014 con la Nato rispetto al 2% di Pil stanziato per le spese militari. Un impegno che, ha sottolineato il ministro, tutti i governi successivi a quell'anno (quelli di Conte compresi) hanno ratificato. Guerini ha anche sottolineato come l'Italia spenda molto meno per questa voce rispetto ad altri Paesi europei, come la Francia o la Germania, ribadendo ancora una volta le necessità di ammodernamento. Il ministro ha quindi concluso affermando l'importanza di "ontinuare su questa strada, con gradualità e costanza, tenendo conto dei vincoli finanziari con cui ci dobbiamo confrontare, ma mantenendo chiara la direzione di marcia che l’Italia intende percorrere se vuole confermarsi un attore credibile ed affidabile nell’ambito delle relazioni internazionali e mostrarsi consapevole delle responsabilità che derivano dallo scenario internazionale nel quale ci troviamo".

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