Giornalisti spiati e aggressioni omofobe in crescita, Zan: “Meloni ha paura della democrazia, Rai ormai è Istituto Luce”

Il Democracy, Rule of Law and Fundamental Rights Monitoring Group (DRFMG), organismo interno alla Commissione LIBE del Parlamento Europeo che monitora la situazione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali negli Stati membri, dedica oggi un incontro all'Italia. Ma i ministri del governo italiano non partecipano: nonostante siano stati invitati i ministri dell'Interno e della Giustizia, Piantedosi e Nordio per intervenire in audizione, al loro posto dovrebbero esserci dei sostituti in rappresentanza del governo.
L'organismo, composto da 2 rappresentanti per ogni gruppo politico, ha già lavorato su situazioni critiche in Slovacchia e Ungheria. In questo caso il focus dell'incontro, a cui partecipa anche il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, spiato dal software di Paragon Graprhite, sarà sul sistema giudiziario e sull'indipendenza della magistratura in Italia, sulla libertà di stampa e sui diritti LGBTQIA+. Oltre a Cancellato, partecipano all'evento il giornalista e conduttore conduttore del programma di Rai 3 Report Sigfrido Ranucci, Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, l'avvocata Roberta Parigiani, La Procura europea (EPPO), Libera e l'Associazione nazionale magistrati. Sui temi dell'incontro, che si tiene a porte chiuse, abbiamo intervistato l'europarlamentare del Pd Alessandro Zan (Pd, S&D).
Vi aspettate oggi la presenza di Piantedosi e Nordio all'incontro? In caso contrario, che segnale arriverebbe da parte del governo?
L’assenza dei ministri Nordio e Piantedosi oggi al Parlamento europeo, e precisamente al gruppo di monitoraggio della Commissione LIBE sullo stato di diritto in Italia, sarebbe un segnale inequivocabile: quando si parla di diritti, giustizia e contrasto ai crimini d'odio il governo preferisce voltarsi dall'altra parte, sottraendosi alle proprie responsabilità. Anche se partecipassero loro rappresentanti, significherebbe una sola cosa: non ci vogliono mettere la faccia. Non ci aspettiamo la loro presenza, perché purtroppo questo governo ha dimostrato più volte di non avere il coraggio di confrontarsi nemmeno sui provvedimenti che promuove.
Il Rapporto dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali del 2024, il Rapporto sullo Stato di Diritto della Commissione Europea 2024 e la Commissione contro il Razzismo e l’Intolleranza del Consiglio d’Europa (ECRI) mostrano un deterioramento dello scenario dei diritti fondamentali in Italia. Cosa è emerso?
È emersa un'Italia in cui i diritti non avanzano, ma arretrano. Crescono le discriminazioni nei confronti delle persone LGBTQIA+ e delle persone migranti. Dall'ultimo rapporto sullo stato di diritto, inoltre, la situazione è peggiorata: sono stati varati altri provvedimenti liberticidi come il DL sicurezza, ricorrendo peraltro all’imposizione del decreto per silenziare la discussione parlamentare, sono state portate avanti crociate contro i diritti delle famiglie arcobaleno, abbiamo assistito ad attacchi contro la magistratura e contro la stampa, attivisti e giornalisti sono stati spiati. Non sono casi: si tratta di un disegno politico preciso.
Sarebbe quindi necessaria una legislazione ad hoc contro i crimini d'odio. A che punto siamo in Italia?
Siamo fermi, anzi: stiamo andando indietro. Le discriminazioni aumentano e l'assenza di una legge specifica ha favorito l'aumento dei crimini, anche a causa di un linguaggio d’odio da parte delle più alte cariche istituzionali. La destra non solo non vuole una legge efficace contro l'odio, ma nega persino che ci sia un'emergenza. Le aggressioni aumentano – solo nel 2024, ci sono state 3600 aggressioni omofobe – e le vittime restano senza tutela. Serve una legge al più presto: in Europa sto lavorando in questa direzione come relatore della Direttiva vittime affinché venga garantito che le vittime di tutti i reati siano riconosciute e trattate in modo rispettoso e non discriminatorio.
Durante il premier time lo scorso 7 maggio, la senatrice Unterberger ha proposto di introdurre un reato specifico che punisca l'incitamento all’odio e alla violenza di genere, proponendo anche di spostare in Italia polizia e carabinieri che ora sono impiegati nei centri in Albania, per meglio tutelare le donne sulle strade e nelle stazioni. In quel caso il presidente del Senato La Russa, riprendendo la parola, si è lasciato scappare un commento ironico, "Brava, bene, come no…". Cosa ci dice quest'atteggiamento?
Ci dice tutto. È l'ennesima dimostrazione della mancanza di rispetto verso le proposte che riguardano temi fondamentali. Un'ironia inaccettabile, specie da chi ricopre una carica istituzionale che dovrebbe essere super partes. Serve responsabilità, non sarcasmo. E serve una cultura delle istituzioni che riconosca il valore e l'urgenza di questi temi.
Del resto La Russa è lo stesso che invita apertamente a non votare per il referendum su cittadinanza e lavoro…
Esatto. È gravissimo che il presidente del Senato scoraggi l'esercizio di un diritto democratico e di un dovere civico come il voto. Ma del resto è coerente con una maggioranza che teme la partecipazione, ostacola la libertà di informazione e blocca ogni proposta che allarghi i diritti. Questo governo ha paura della democrazia. D’altronde, il sovranismo prende quota quando si abbassa la partecipazione dei cittadini.
A questo proposito, a un meno di un mese dal referendum dell'8 e 9 giugno, per l'ottava volta la scorsa settimana il centrodestra ha bloccato i lavori della commissione di Vigilanza Rai. E contemporaneamente continua l’ingerenza politica e governativa sulla RAI. Quali sono le conseguenze?
Le conseguenze sono gravissime: viene oscurato il dibattito pubblico su un referendum che riguarda il futuro del Paese. La Rai, che dovrebbe essere servizio pubblico, è ridotta a megafono del governo. Non è neanche più TeleMeloni, oramai siamo all’Istituto Luce. È un segnale di quanto temano il confronto e l'informazione libera.
Un recente rapporto della Civil Liberties Union for Europe (Liberties) ha detto che l'Italia figura tra i paesi a rischio, per quanto riguarda la libertà di stampa. Inoltre il nostro Paese è sceso nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, al 49esimo posto, secondo il rapporto annuale di Reporters Sans Frontières. Questi allarmi suonano ancora più gravi alla luce di quanto emerso sui casi di spionaggio ai danni dei nostri giornalisti. Il governo però continua a tacere. Come dovrebbe intervenire?
Il fatto che il governo italiano ancora taccia è gravissimo. Siamo davanti a uno dei più gravi attacchi alla privacy e alla libertà di stampa mai registrati, e le vittime ancora non sanno chi le abbia spiate e perché. L'uso invasivo di spyware è peraltro incompatibile con il diritto europeo e mina lo stato di diritto e i diritti fondamentali: per questo abbiamo chiesto alla Commissione di indagare e intervenire. Non possiamo accettare che la sicurezza nazionale venga usata come pretesto per calpestare la democrazia. In Italia viviamo in un clima di intimidazione, censure e minacce, con il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa critica.
Il disegno di legge (ddl) Varchi sulla gestazione per altri reato universale è diventato legge a ottobre. È stato fatto un monitoraggio sulla legge da quando è entrata in vigore? Che tipo di ostacoli stanno riscontrando le coppie di genitori dello stesso sesso?
Non esiste alcun monitoraggio serio. E gli ostacoli sono tantissimi: registrazioni anagrafiche negate, figli considerati legalmente ‘figli di uno solo', procedimenti giudiziari infiniti. Questa legge ha un solo scopo: colpire le famiglie arcobaleno e criminalizzare le scelte di genitorialità, anche se fatte all'estero e con piena legalità. È una legge ideologica e discriminatoria che attacca soprattutto i diritti dei minori. Al Parlamento europeo ho chiesto e ottenuto un dibattito in plenaria per interrogare la Commissione europea e per sollecitare l'adozione del regolamento sulla genitorialità. Ma non ci siamo fermati qui, e nella Relazione sullo stato di diritto in Europa ho fatto approvare dei miei emendamenti per garantire i diritti di tutte le famiglie. Per una vera Unione dei diritti, chi è genitore in uno Stato membro deve poterlo essere in tutti gli Stati membri.
La Risoluzione Sasso (settembre 2024, approvata alla Camera dei Deputati) propone linee guida per escludere la cosiddetta “ideologia di genere” nelle scuole. Da poco il ministro dell'Istruzione Valditara ha fatto approvare in Cdm un disegno di legge che impone alle scuole il consenso informato dei genitori, in caso di progetti che riguardano l'educazione sessuale. Le due misure vanno lette insieme. Cosa sta succedendo nella scuola italiana, una delle poche tra l'altro in Europa a non prevedere l'educazione affettiva in classe?
Sta succedendo qualcosa di molto pericoloso: in nome di un fantasma ideologico chiamato “gender” si vuole censurare l'educazione all'affettività, al rispetto e all'identità e alla sessualità. In realtà si impedisce a ragazze e ragazzi di avere strumenti per conoscersi, per rispettare l'altro, per vivere relazioni sane. Valditara continua a inchinarsi alla propaganda oscurantista e a strumentalizzare temi cruciali. Il governo ci sta portando su un piano inclinato che conduce a quello che sta accadendo in Ungheria, Slovacchia e Ungheria, dove le forze illiberali strumentalizzano la scuola e i diritti dei minori per attaccare i diritti della comunità LGBTQIA+.
Nel suo Rapporto sullo Stato di Diritto, la Commissione Europea ha sottolineato che il livello di indipendenza percepita del sistema giudiziario in Italia resta basso, ed ha espresso preoccupazioni in merito all’attuazione della separazione delle carriere. Il governo però tira dritto. Ci sarà modo di bloccare questa legge con un referendum?
Non è una separazione delle carriere, ma una riforma che mira a limitare il ruolo della magistratura sancito dalla Costituzione. Così come è proposta, la riforma mina l'equilibrio della giustizia, accentua il controllo politico e riduce l'autonomia della magistratura. In tutto ciò, gli attacchi dei rappresentanti del governo sul ruolo e l'operato della magistratura mettono in dubbio l’autonomia e la legittimità dell’operato dei giudici. Non possiamo permetterlo: la giustizia deve restare libera, indipendente, imparziale e scevra da interferenze politiche.