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Giarrusso chiede immunità parlamentare: accusato di diffamazione per insulti sessisti a giornalista

Era il 2017: nel corso di un dibattito online il senatore pentastellato Mario Giarrusso accusò la giornalista Debora Borgese di essere nel libro paga di Fratelli d’Italia, attribuendole un nomignolo a sfondo sessuale. Ora GIarrusso ha chiesto che si pronunci la Giunta per le autorizzazioni a procedere di palazzo Madama.
A cura di Annalisa Girardi
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RETTIFICA: Come ha segnalato la stessa Debora Borgese, la giornalista all'epoca dei fatti descritti in questo articolo non ricopriva la carica di collaboratrice parlamentare di FdI. "Questo passaggio non è di poco conto se si considera che per questa (falsa) collaborazione che non ha avuto mai luogo il senatore ha chiesto di avvalersi dell'immunità parlamentare", ha precisato Borgese.

Il senatore del Movimento Cinque Stelle, Mario Giarrusso, accusato di diffamazione da una giornalista, per presunti insulti sessisti via social, ha chiesto che si pronunci la Giunta per le autorizzazioni a procedere di palazzo Madama, opponendosi così all'imputazione coatta. Si è svolta oggi la prima udienza presso la IV sezione penale del tribunale di Catania, anche se i fatti risalgono al 2017: nel corso di un dibattito online Giarrusso accusò la giornalista Debora Borgese, che al tempo ricopriva la carica di collaboratrice parlamentare di Fratelli d'Italia, di essere nel libro paga del partito di Giorgia Meloni. Il senatore le avrebbe inoltre attribuito un nomignolo a sfondo sessuale.

Secondo l'avvocato della difesa, il legale Christian Petrina, la disputa online sarebbe una critica politica tra due soggetti politici, per la quale è possibile invocare l'immunità parlamentare. Il pm ha deciso di rimandare la questione al dibattito, per poter compiere delle verifiche rispetto al fatto avvenuto. L'avvocato Eleonora Cordelli, difensore di Borgese (che si è costituita parte civile), si è associata alla richiesta, per cui tutto è rinviato al prossimo 1 aprile.

Giarrusso è tornato nei giorni scorsi al centro delle polemiche interne del Movimento Cinque Stelle, per la mancata restituzione degli stipendi. Il senatore non starebbe elargendo nessun rimborso previsto dallo statuto del Movimento da circa un anno, giustificandosi affermando di dover sostenere molte spese legali, seguite alle querele ricevute. Intervistato da Fanpage.it, Giarrusso ha spiegato: "Io devo difendere la mia attività di portavoce nei tribunali, dove sono stato trascinato da persone che abbiamo attaccato svolgendo i compiti che ci sono stati affidati dai cittadini. Noi abbiamo chiesto al Movimento di fare fronte alle spese di giustizia", puntando il dito contro lo scudo legale di Rousseau, che secondo il senatore non funzionerebbe.

"Ne ho parecchie di querele, noi coi soldi della restituzioni abbiamo pagato a Grillo 300mila e passa euro di spese legali e hanno fatto benissimo. Io non voglio pagare i prossimi dieci anni a pagare debiti, quando sarò in pensione. Dobbiamo avere una copertura", ha concluso Giarrusso.

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