Gaza, Hamas libera un ostaggio e chiede il cessate il fuoco e l’ingresso degli aiuti: Israele rifiuta e intensifica i raid

Nel cuore della distruzione quotidiana, arriva un gesto inatteso. Hamas ha infatti annunciato la liberazione del soldato israelo-americano Edan Alexander, catturato durante l'attacco del 7 ottobre 2023, definendola una "mossa umanitaria" diretta agli Stati Uniti. Un atto unilaterale, senza contropartite, in mezzo a un conflitto che continua a colpire in modo feroce la popolazione civile palestinese. Il rilascio, secondo fonti palestinesi, vuole sbloccare i negoziati per un cessate il fuoco e per l'ingresso degli aiuti umanitari. Da parte israeliana, la risposta però è stata gelida: "Nessuna concessione. Nessuna condizione", ha affermato il governo di Netanyahu, che ha ribadito l'intenzione di "intensificare l'offensiva" anche mentre proseguono i negoziati indiretti. Ma qualcosa sembra comunque muoversi sul piano diplomatico.
Trattative dirette tra Hamas e Stati Uniti, malgrado il gelo israeliano
Il gesto di Hamas si inserisce in un contesto diplomatico molto complesso: Reuters ha confermato che sono in corso colloqui diretti tra l'organizzazione palestinese e l'amministrazione americana, con il Qatar e l'Egitto a fare da ponte. L'obiettivo sarebbe duplice: giungere a una tregua e garantire l'accesso agli aiuti per la popolazione civile, ormai allo stremo dopo mesi di assedio, bombardamenti, interruzioni sistematiche di acqua, elettricità e forniture mediche, e blocco degli aiuti umanitari. Hamas avrebbe anche avanzato una proposta concreta per la gestione futura di Gaza: un'amministrazione tecnica, indipendente, con pieni poteri, fuori dal controllo diretto sia israeliano che del gruppo stesso. Una proposta che riflette insomma l'urgenza di un cambio di passo.
Donald Trump ha commentato il rilascio di Edan Alexander, ringraziando Qatar ed Egitto per il loro ruolo. Ma sono le famiglie degli ostaggi a tenere davvero il punto: "Il ritorno di Edan deve essere solo l'inizio. Vogliamo tutti e 59 gli ostaggi di ritorno a casa". Il messaggio è chiaro, ma resta sospeso tra diplomazia e macerie.
Netanyahu rifiuta la tregua: "Combatteremo ancora, anche durante i negoziati"
Il governo israeliano non intende però cedere. Il premier Benjamin Netanyahu ha infatti respinto qualsiasi interpretazione conciliativa del gesto di Hamas: "Israele continuerà a negoziare, ma solo mentre intensifichiamo i combattimenti". Secondo fonti di Tel Aviv, il rilascio di Alexander sarebbe avvenuto senza alcun coordinamento, se non una comunicazione da parte americana a cose fatte. Il piano del mediatore statunitense Steve Witkoff, che prevede il graduale rilascio degli ostaggi e la riduzione delle ostilità, sarebbe stato condiviso con Israele, ma senza "vincoli reali". La linea resta insomma quella dell'intransigenza militare, anche a costo di prolungare una crisi umanitaria che non ha paragoni nel mondo contemporaneo.
Anche l'Iran in campo: colloqui indiretti con Washington
Nel frattempo, sul piano regionale si registra un altro fronte in movimento: a margine del conflitto, proseguono infatti anche i colloqui indiretti tra Teheran e Washington, mediati dall'Oman. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, ha definito gli incontri "difficili ma utili", con l'obiettivo di "risolvere divergenze su Gaza e oltre". Sebbene i negoziati restino informali, è chiaro che il destino della Striscia è ormai diventato il centro di una partita geopolitica più ampia, dove ogni alleanza e ogni silenzio pesano.
Raid israeliani su una scuola: strage di civili a Jabalia
Intanto, a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, una scuola che ospitava circa duemila sfollati è stata colpita da un attacco aereo: sarebbero almeno dieci i morti accertati, secondo la Protezione civile palestinese, ma il bilancio potrebbe salire. Le immagini diffuse dai media locali mostrano corpi senza vita tra le macerie, molti dei quali di bambini. Fonti palestinesi parlano di quindici vittime e decine di feriti. Non è certo un episodio isolato: solo nelle ultime 48 ore, l'UNRWA ha denunciato la distruzione di un proprio magazzino e la morte di 23 persone. Le strutture civili continuano ad essere bersagliate con regolarità, nonostante le convenzioni internazionali e gli appelli al rispetto del diritto umanitario.
"Mai più la guerra": il Papa implora la pace e denuncia la violenza
Nel suo primo Regina Coeli, Papa Leone XIV ha rotto ogni ambiguità: "Cessi immediatamente il fuoco, si presti soccorso alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi". La sua voce si aggiunge a quella di altre organizzazioni umanitarie come l'UNRWA, che da giorni denuncia "carestia, collasso dei servizi essenziali, attacchi a infrastrutture e mercati vuoti". Il Pontefice ha chiesto anche una "pace giusta" per l'Ucraina, ma le parole più forti sono state per Gaza, dove ha evocato "una spirale di odio che devasta i più innocenti".
Tajani: "Governo non è silenzioso su Gaza"
"Dov'è il silenzio? Se parlo io, che sono vicepremier e ministro degli Esteri, parla il governo", ha detto al Corriere della Sera, il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, rivendicando la preoccupazione dell'Italia per l'invasione di Israele a Gaza e l'azione del Governo in aiuto dei civili palestinesi. "Ma poi non ne ha parlato la stessa presidente del Consiglio? Non ha detto che condividiamo la proposta dei Paesi arabi per la ricostruzione di Gaza? Il che significa confermare che siamo preoccupati per la popolazione civile palestinese. Siamo l'unico governo europeo che ha messo in piedi un piano di aiuti alimentari e sanitari, ‘Food for Gaza'. Vogliamo il cessate il fuoco, vogliamo la liberazione degli ostaggi, ci riconosciamo nella posizione incontrovertibile di papa Leone XIV", ha aggiunto.