Garante privacy, si dimette il segretario generale Angelo Fanizza. Report: “Chiedeva di spiare i dipendenti”

Si è dimesso il segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali, Angelo Fanizza. La notizia è arrivata poco fa tramite un comunicato dell'autorità. Nella nota non vengono specificate le motivazioni ma le dimissioni arrivano dopo settimane di contestazioni che hanno coinvolto uno dei componenti del collegio, Agostino Ghiglia, eletto in quota Fratelli d'Italia.
Dopo lo scontro con Report innescato dalla scoperta della visita di Ghiglia in via della Scrofa a poche ore dalla multa comminata al programma di Ranucci per il caso Sangiuliano, la polemica è esplosa. Dalle opposizioni sono arrivate numerose accuse di imparzialità nei confronti dell'Authority e richieste di dimissioni. Quest'ultime sono state respinte da Ghiglia, che negli scorsi giorni aveva riposto diffidando Report.
Finora, il collegio ha escluso l'ipotesi di scioglimento ma a fare un passo indietro oggi è stato il vertice amministrativo. "Il Segretario Generale del Garante per la protezione dei dati personali, cons. Angelo Fanizza, ha rassegnato le proprie dimissioni. Il Collegio del Garante, nel prenderne atto, ringrazia il Segretario Generale per il lavoro svolto", si legge nella nota.
Chi è Angelo Fanizza e perché si è dimesso
Angelo Fanizza è stato nominato Segretario Generale del Garante per la protezione dei dati personali a 29 luglio 2025. Il suo mandato sarebbe dovuto scadere nel 2027 . Nato a Bari nel 1973, è un Magistrato amministrativo e dottore di ricerca in diritto pubblico dell'economia. Docente nell'Università di Bari, è stato anche magistrato presso il Tar del Lazio. Ha, anche, svolto una lunga attività formativa ed è autore di numerose pubblicazioni. La sua nomina era stata decisa all'unanimità dal Collegio composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza.
Finora non sono state chiarite le motivazioni ma Report ha riferito che "poche ore fa è stato reso noto all'interno dell'Autorità un documento riservato in cui il Segretario Generale Angelo Fanizza chiedeva al dirigente del dipartimento informatico di provvedere urgentemente all'estrazione della posta elettronica, degli accessi vpn, degli accessi alle cartelle condivise, degli spazi di rete condivisi, dei sistemi documentali, dei sistemi di sicurezza. La richiesta di Fanizza di spiare i lavoratori dell'Autorità risale al 4 novembre, due giorni dopo la prima puntata dell'inchiesta di Report", si legge. "Secondo quanto riferito da fonti interne – viene spiegato –, oggi il dirigente del dipartimento per la sicurezza informatica ha informato i dipendenti e denunciato l'illegittimità di questa richiesta. I lavoratori del Garante della Privacy hanno chiesto le dimissioni dell'intero Collegio".
Dall'altra parte però il Collego riferisce "la propria totale estraneità rispetto alla comunicazione a firma dell'ex Segretario Generale – alla quale, peraltro, non è mai stato dato seguito – riguardante una richiesta di dati dei dipendenti relativi all'uso dei sistemi informatici". Il Garante ricorda "come da suo costante orientamento giurisprudenziale l'accesso da parte del datore di lavoro a taluni dati personali dei dipendenti relativi all'utilizzo dei sistemi informatici può costituire violazione della privacy".
Le reazioni
"Prima vanno via, meglio è", ha commentato Sandro Ruotolo, europarlamentare e responsabile Informazione nella segreteria del Pd. "L'Autorità garante per la Privacy è ormai in piena crisi: i lavoratori hanno votato all'unanimità una mozione di sfiducia contro l'intero collegio e il segretario generale si è dimesso. È un segnale chiarissimo di un'istituzione che ha perso credibilità e autorevolezza. Da settimane l'Autorità è travolta da polemiche, accuse di contiguità politica e tensioni interne che ne hanno minato la funzione di garanzia. Quando un organo che dovrebbe essere indipendente perde la fiducia di chi ci lavora e dell'opinione pubblica, significa che non è più nelle condizioni di svolgere il proprio ruolo. Per questo la soluzione è una sola: il collegio deve dimettersi immediatamente e si deve aprire una nuova fase, con criteri di nomina realmente indipendenti e trasparenti. La tutela dei dati personali è un pilastro della democrazia. Merita un'Autorità forte, credibile e inattaccabile. Ora, purtroppo, non lo è più", ha concluso.
"Solo nelle ultime 24 ore si sono succeduti i seguenti fatti: il collegio è stato sfiduciato dagli stessi dipendenti del Garante; i pm di Roma hanno chiesto l'archiviazione per i giornalisti di Report per il caso dell'audio tra San Giuliano e Corsini, lo stesso per il quale il garante ha inflitto la sanzione monstre a Report; il segretario generale si è dimesso", ha affermato il capogruppo M5S in commissione di vigilanza Rai Dario Carotenuto. "Cos'altro deve accadere affinché il collegio schiodi e si dimetta in blocco? Il prestigio di questa istituzione è ai minimi termini e sta crollando ora dopo ora, non ci sono le condizioni per andare avanti".