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Opinioni

È cambiato anche l’outlook del governo: ora Meloni accelera per la svolta a destra

Dall’agenzia di rating Moody’s un formidabile aiuto a Giorgia Meloni alla vigilia di settimane complicate. In Fdi c’è grande soddisfazione: i sondaggi sono rassicuranti, la linea della prudenza ha pagato e passo dopo passo stiamo costruendo la nostra idea di Italia. Le cose in politica cambiano molto velocemente, però. E la presidente del Consiglio lo sa bene.
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“Per i gufi è un altro boccone amaro”. “È un risultato che mancava da anni”. “È il frutto di un anno di lavoro in cui abbiamo saputo dimostrare affidabilità, autorevolezza e visione”. Con queste parole, Fratelli d’Italia ha commentato la decisione dell’agenzia Moody’s di confermare il rating e migliorare l’outlook dell’Italia, promuovendo di fatto (con qualche specifica) le politiche economiche del governo Meloni e ribadendo la centralità del Pnrr per il nostro Paese. L’esultanza della maggioranza appare del tutto giustificata, anche perché l’analisi dell’agenzia contrasta con il quadro a tinte fosche tratteggiato solo pochi giorni prima dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio. I tecnici, nel commentare le misure del governo, avevano parlato di “PIL che non si espande da circa un anno”, di “produzione frenata dal netto deterioramento della domanda interna”, di “consumi che sembrano aver esaurito la fase di recupero” e di previsioni macroeconomiche “accettabili per il 2023 ma con rischi al ribasso per l’anno prossimo nettamente aumentati”.

Le valutazioni dall’agenzia Moody’s sono invece una vera boccata d’ossigeno per Giorgia Meloni. Tanto più importante perché arriva alla vigilia di settimane che si annunciano estremamente complesse e mentre si moltiplicano le voci di tensioni interne alla maggioranza. La presidente del Consiglio in un solo colpo vede rafforzata la sua posizione a livello internazionale e ottiene un formidabile strumento per replicare alle critiche sull’operato del suo governo, che arrivano non solo dall’opposizione ma anche dagli esponenti delle istituzioni europee (in particolare su immigrazione e mancate riforme, vedasi balneari e ratifica del MES). Non è cosa da poco, considerando che, con la manovra blindata, la partita con le opposizioni si giocherà esclusivamente sul piano comunicativo. Al di là delle perplessità su alcuni aspetti della valutazione dell’agenzia di rating (i dubbi sulla situazione post 2025, gli alert sul corretto utilizzo dei fondi del PNRR), il governo potrà rivendicare i propri meriti sullo stato di salute del sistema Italia, insistendo sul basso spread, sul calo della pressione fiscale e sui numeri positivi sul versante dell’occupazione.

Sta pagando la linea Giorgetti – Meloni, quella della prudenza sul piano economico – finanziario, con una prima manovra in continuità con l'esperienza di Draghi e una seconda piuttosto conservativa, a dispetto delle richieste degli altri leader di maggioranza. La messa in sicurezza dei conti è del resto una delle precondizioni di quel progetto di trasformazione del Paese che Meloni non ha mai negato di voler perseguire. Un disegno ampio, di cui stiamo cominciando a vedere i primi schizzi. Riforma costituzionale, nomine istituzionali e nelle partecipate, occupazione della scena televisiva / culturale, provvedimenti in chiave securitaria, svolta conservatrice sul campo dei diritti individuali, definizione di un nuovo corporativismo nell'ambito di una rideterminazione dei rapporti con le parti sociali: è l'Italia che Meloni ha in mente, su cui lavora da anni. È quella "visione di lungo termine" di cui lei parla fin dal suo insediamento, il vero motivo delle tante concessioni fatte in questi mesi.

Il consenso popolare resta la leva principale con cui portare avanti un simile progetto. Fino a pochi mesi fa, oltre che sui sondaggi positivi, la leader di Fratelli d'Italia poteva contare sull'assenza di competitor tra le fila dell'opposizione e sullo stato di grande confusione in cui versavano Lega e Forza Italia. Le cose sono in parte cambiate. Se la Presidente del Consiglio resta in alto nelle classifiche di gradimento, all'orizzonte comincia a delinearsi una sagoma più nitida del quadro politico del futuro. Pd e M5s hanno tempo e modo per costruire un piano di lavoro comune, anche grazie al disfacimento del Terzo Polo del 2022. Il campo centrista non resterà a lungo senza guida (e c'è sempre quel cognome che gira…). Salvini ha trovato una nuova collocazione della Lega, riscoprendo la fascinazione per "il fare" che aveva animato il Carroccio prima della conversione romana. In poche parole: c'è un quadro politico in grande fibrillazione e i margini di azione della destra potrebbero anche ridursi bruscamente. Così come il consenso popolare, che negli ultimi anni ha sempre visto grandi oscillazione, con leader bruciati nel breve volgere di pochi mesi (vero Salvini?).

È il motivo dell'accelerazione impressa da Meloni in queste settimane su premierato, immigrazione, sicurezza e agricoltura: occupare le caselle ora che ne ha la forza e la possibilità, anche a costo di irritare gli alleati e dare nuova linfa agli oppositori in Parlamento e nel Paese. Non ancora un all-in, certo. Ma una grossa scommessa.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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