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De Gregorio: “Così feci cadere il Governo Prodi”. I dettagli del sabotaggio

I retroscena dell’Operazione Libertà, ovvero il sabotaggio che il 24 gennaio del 2008 ha fatto cadere il Governo Prodi. Milioni di euro, trattative segrete, senatori comprati. Fu un attentato alla democrazia.
A cura di Davide Falcioni
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Senato - legge di bilancio in costituzione

"Operazione libertà": questo è il nome che Silvio Berlusconi diede al sabotaggio del Governo Prodi, che si consumò drammaticamente il 24 gennaio del 20008. A mettere la "mina" letale negli ingranaggi di un governo che già politicamente appariva tutt'altro che solido fu il senatore dell'Italia dei Valori Sergio De Gregorio, che si sarebbe fatto comprare al prezzo di 3 milioni di euro, tutti versati in nero da Berlusconi. Romano Prodi, interpellato dai giornalisti su quei giorni, ha parlato di un attentato alla democrazia: "Un vero e proprio atto di corruzione che, se confermato, avrebbe certamente cambiato la storia del nostro Paese".

La ricostruzione degli eventi di quei giorni è veramente inquietante. L'anello di collegamento tra De Gregorio e Berlusconi era l'editore faccendiere Lavitola. Il presupposto fondamentale era la convinzione – per il leader del centrodestra – che tutti hanno un prezzo, che tutti sono sul mercato. Se sia vero non si sa sa: di certo, era vero per De Gregorio. Tutto iniziò nel luglio del 2006: il governo si reggeva su una fragilissima maggioranza di 4 voti, e De Gregorio ne faceva ancora parte. Fu in quei mesi che venne avvicinato dal Cavaliere, determinato a scovare le possibili "falle" (si legga: indecisi) del centrosinistra. De Gregorio sicuramente lo era: venne eletto coi voti del centrodestra alla presidenza della "Commissione Difesa", ma in cambio avrebbe dovuto iniziare una serie di azioni volte a indebolire il governo: "I metodi erano diversi – spiega l'ex Idv – ma principalmente uno: procurarsi dei voti in  parlamento".

E come ci si procura voti in parlamento? Ci sono due strade: la prima – quella politica – è il legittimo tentativo di convincimento; la seconda, la corruzione. Naturalmente Berlusconi preferì quest'ultima. De Gregorio spiega ai magistrati che individuò ben presto un anello debole nel suo partito, che che avrebbe potuto cambiare idea: Giuseppe Caforio, sempre delle fila dell'Idv. "Puoi offrirgli fino a 5 milioni", gli fa sapere Berlusconi. Così De Gregorio agisce, senza sapere che però Caforio avrebbe registrato tutto e sporto denuncia. Il primo tentativo fallì, e l'Idv mise il senatore campano alla porta.

L'attacco finale al Governo Prodi iniziò il 16 gennaio del 2008. A Berlusconi sarebbe bastato recuperare tre senatori; ma andiamo con ordine. Quel giorno il Ministro della Giustizia Mastella entra a Montecitorio sconvolto dalla notizia che la procura di santa Maria Capua Vetere intende arrestare sua moglie: il guardasigilli dà le dimissioni, e 4 giorni dopo ritira l'appoggio dell'Udeur al Governo, costringendo Prodi il 24 gennaio a chiedere di nuovo la fiducia al Senato. Stavolta gli sarà fatale: 161 a 156 per il centrodestra. Chi tradì? Oltre a De Gregorio e a Mastella, lo fecero anche Lamberto Dini e Giuseppe Scalera. "Stranamente" quel giorno fece mancare la sua presenza anche il senatore Pallaro, eletto in Argentina. In aula il Pd accusa i "Giuda" di essersi venduti, ma non ne ha le prove.

Ma le prove arriveranno: i magistrati scopriranno una lunga lettera che Valter Lavitola inviò a Berlusconi dalla latitanza in Brasile. Il faccendiere, direttore de L'Avanti!, scrive: "Lei subito dopo la formazione del Governo in questa legislatura, con Ghedini e Verdini presenti, mi disse che era in debito con me e che lei era uso essere almeno alla pari. Era in debito per aver io ‘comprato' De Gregorio, tenuto fuori dalla votazione Pallaro, fatto pervenire a Mastella le notizie della Procura di Santa Maria Capua Vetere, da dove erano arrivate le pressioni per il vergognoso arresto della moglie, e insieme a Ferruccio Saro e al povero Comincioli ‘lavorato' Dini. Ciò dopo essere stato io a convincerla a comprare i senatori necessari a far cadere Prodi". E' un millantatore Lavitola? Non si direbbe, dal momento che come lui ammette nella stessa lettera Berlusconi in cambio gli garantì un posto da parlamentare europeo e uno nel Cda della Rai, oltre ad altri "favori": un finanziamento a L'Avanti! di 400mila euro nel 2008 e "4-500 mila euro di rimborso spese per la casa di Montecarlo", ovvero il dossier scaricato contro Fini per vendicarsi della sua fuga dal Pdl.

Riepilogando: De Gregorio sarebbe stato comprato a suon di milioni di euro; a Mastella era stata fatta arrivare al momento giusto una notizia scottante che riguardava la moglie; Pallaro era stato "convinto" a rimanere lontano dal Parlamento il giorno del voto di fiducia; Dini era stato "lavorato" (come ammette Lavitola); Scalera sarebbe invece stato corrotto (anche se mancano le prove dei bonifici). Così cadde il Governo Prodi. E Berlusconi, incredibilmente, malgrado tutto è ancora lì a dettare legge.

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