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Dal governo 2,1 miliardi di euro per la riqualificazione delle periferie di 24 città italiane

Nel corso della mattinata, a Palazzo Chigi, i sindaci di 24 città italiane hanno siglato i protocolli d’intesa relativi al Piano di rilancio delle periferie degradate, che a regime prevede lo stanziamento di 2,1 miliardi di contributi pubblici da utilizzare per finanziare le opere di riqualificazione delle città di Bari, Firenze, Milano, Bologna, Avellino, Lecce, Vicenza, Bergamo, Modena, Torino, Grosseto, Mantova, Brescia, Andria, Latina, Genova, Oristano, Napoli, Ascoli Piceno, Salerno, Messina, Prato, Roma e Cagliari.
A cura di Charlotte Matteini
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Nel corso della mattinata il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e i sindaci di 24 città italiane, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, hanno firmato i protocolli d'intesa relativi al Piano di rilancio delle periferie degradate di alcune grandi città del Belpaese. Con questo accordo, siglato a Palazzo Chigi, sono quindi stati sbloccati 500 milioni di euro per l'attuazione del piano e secondo quanto stabilito, dopo la registrazione dei protocolli da parte della Corte dei Conti, le amministrazioni comunali coinvolte dal piano avranno 60 giorni di tempo per presentare i progetti definitivi, ulteriori 60 giorni per la parte esecutiva, per poi avviare i lavori. Tra i firmatari dell'accordo figurano il sindaco di Roma Virginia Raggi, il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris, il sindaco di Messina Renato Accorinti, quello di Firenze, Dario Nardella, e il sindaco di Bari e presidente dell'Anci Antonio Decaro e le città che parteciperanno al piano di riqualificazione sono: Bari, Firenze, Milano, Bologna, Avellino, Lecce, Vicenza, Bergamo, Modena, Torino, Grosseto, Mantova, Brescia, Andria, Latina, Genova, Oristano, Napoli, Ascoli Piceno, Salerno, Messina, Prato, Roma e Cagliari.

"Le città sono un po' la locomotiva del treno economia-mondo. È banale dirlo, ma sappiamo tutti che l’economia del mondo è trainata in maniera in alcuni casi decisiva dalla competizione tra le aree urbane, che determina in molti casi la competitività del Paese. Noi in Italia quanto a locomotiva delle città non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, visto che abbiamo le città più antiche e in molti casi più belle. Se investiamo nella qualità delle nostre città, investiamo sulla competitività del paese. È la prima tappa di un percorso che ci può portare a dare un contributo importante alla competitività e qualità italiane", ha affermato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a margine della cerimonia.

I 500 milioni sbloccati da questa prima intesa serviranno a finanziare parzialmente alcuni progetti di riqualificazione delle periferie degradate di 24 grandi città italiane e verranno successivamente incrementati con un ulteriore miliardo e seicento milioni di euro inseriti nella legge di stabilità del 2017. Di questo miliardo e seicento milioni, 800 sono già stati deliberati dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, mentre i restati 800 saranno a breve sbloccati con un decreto della presidenza del consiglio dei Ministri. Attualmente esistono 120 progetti preliminari potenzialmente finanziabili, inseriti nella graduatoria costruita in seguito al concorso bandito lo scorso 30 maggio, per un totale di circa 3,9 miliardi di euro, una somma che verrà in parte coperta dai 2 miliardi e cento milioni erogati dallo Stato e in parte da investimenti privati.

Il Piano Periferie finanzierà soprattutto interventi edili, come la costruzione di nuove scuole, parchi, edilizia popolare, riqualificazione di strade e piazze cittadine, ma anche interventi per l'inclusione sociale, ovvero dei servizi per favorire l'avvio di nuove imprese, la ricollocazione di persone rimaste disoccupate, la formazione professionale e l'integrazione sociale.

Secondo i dati riportati dal Sole24Ore, al momento dei 120 progetti in graduatoria "solo il 10% degli interventi ha già i progetti esecutivi, il 13% ha la progettazione definitiva, il 77% solo la progettazione preliminare o lo studio di fattibilità. Circa i primi 24 si sa solo che la percentuale più alta di progetti esecutivi è del Comune di Andria (35%), seguita da Torino (34%), Messina (30%), Grosseto (27%), Modena (23%). Lecce presenta la percentuale più alta di progetti definitivi (73%), seguita da Roma (71%) e da Bergamo (48%). Dall'analisi dei cronoprogrammi presentati dagli enti emerge che il 31% dei progetti prevede tempi di attuazione fino a due anni, il 44% un tempo fino a tre anni, il 25% fino a quattro anni, il 20% superiore a 48 mesi, con punte di 72 mesi in due casi".

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