Crosetto dice che l’Italia potrà difendersi da sola nel 2031 e cita il sistema missilistico israeliano come esempio

L'Italia si trova di fronte a una realtà concreta: oggi il Paese non sarebbe in grado di reagire autonomamente a un attacco missilistico o aereo su larga scala. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha indicato infatti sei anni come il tempo necessario per costruire un sistema di difesa nazionale che possa operare senza contare esclusivamente sul sostegno della Nato: "Quanto tempo ci vuole per mettere l’Italia in condizioni di difenderci da un eventuale attacco esterno? La mia previsione è questa: se, come stiamo facendo, ci attiviamo subito, prevedo ci vogliano sei anni. Dunque immagino nel 2031", ha dichiarato in un'intervista a Repubblica. Si tratta di una stima legata alla capacità autonoma del Paese: sei anni per pianificare, investire e integrare tecnologie avanzate, radar e sistemi di intercettazione in grado di proteggere non solo gli obiettivi strategici, ma anche le aree popolate, tenendo conto delle nuove possibili minacce provenienti dal cielo, dai droni ai missili balistici a corto e medio raggio.
Nel delineare la necessità di rafforzare la difesa aerea nazionale, Crosetto ha fatto riferimento all'Iron Dome: "Non siamo pronti. Ho il dovere di dirlo, se vogliamo costruire un sistema complessivo di difesa, a partire da un modello di Iron Dome che possa garantire la nostra difesa da ogni minaccia". Un riferimento che non implica l'adozione diretta del sistema israeliano.
Il sistema missilistico israeliano come modello di riferimento
L'Iron Dome è un sistema missilistico sviluppato in Israele, in grado di intercettare e neutralizzare razzi, droni e missili a corto raggio e progettato per proteggere aree strategiche del territorio. Sviluppato dalla Rafael Advanced Defense Systems, (azienda israeliana militare nata nel 1948 come corpo delle scienze militari delle Forze di Difesa Israeliane-IDF e trasformata poi nel 2001 in società statale), e dall'Israel Aerospace Industries (azienda israeliana specializzata nella progettazione e produzione di sistemi aeronautici, satellitari, missilistici e di sicurezza), è stato inaugurato nel 2011 dalle IDF ed è parte di una triade di difesa aerea insieme ai sistemi David's Sling (Fionda di Davide) e Arrow, destinati a minacce a medio-lungo raggio. Si tratta di una tecnologia avanzata, disponibile solo tramite accordi governativi diretti con Israele. In Europa, l'unico Paese ad aver ottenuto una licenza per la produzione su scala locale, è attualmente la Romania, mentre gli Stati Uniti hanno integrato il sistema in alcuni programmi di cooperazione militare.
L'adozione dell'Iron Dome, da parte di un Paese, implicherebbe la stipula di un'intesa formale con Israele.
Una questione politica, oltre che tecnica
L’idea di un sistema di difesa aerea avanzato richiede un investimento strutturale che va ben oltre l'acquisto di equipaggiamenti: si tratta infatti di un progetto a lungo termine che include ricerca e sviluppo, formazione del personale, addestramento operativo, produzione industriale e integrazione nei meccanismi di comando e controllo esistenti. Una tempistica minima stimata in sei anni, che richiede continuità politica, coerenza strategica e risorse certe. All'interno del governo si registrano però posizioni molto diverse: da un lato, c'è infatti chi spinge per accelerare i tempi in nome della sicurezza nazionale e della deterrenza; dall'altro, chi sottolinea i vincoli di bilancio e le potenziali ricadute sul consenso politico.
Il Ministero della Difesa smentisce missione NATO
In parallelo al dibattito interno sulla difesa nazionale, nei giorni scorsi sono circolate indiscrezioni su un possibile rafforzamento del contributo italiano alla missione NATO "Sentinella Orientale", attiva sul fianco Est dell'Alleanza. Secondo alcune fonti, l'Italia starebbe valutando l'invio di due caccia in più rispetto ai quattro già operativi. Il Ministero della Difesa ha però smentito, precisando che "non è giunta alcuna richiesta di rafforzamento del fianco Est", e che eventuali sviluppi futuri dovranno seguire le procedure formali previste in ambito NATO. Anche in questo caso, ogni decisione avrà un peso non solo operativo, ma anche politico e strategico, a conferma di come il tema della sicurezza sia oggi al centro di una ridefinizione degli equilibri internazionali.