
Cosa è successo al corteo del 25 aprile a Mottola, dove volevano vietare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il vento’

Dopo la vicenda del forno di Ascoli Piceno, che ha subito due controlli da parte delle forze di polizia per aver esposto uno striscione antifascista per il 25 aprile, scoppia un nuovo caso legato alle celebrazioni dell'80esimo anniversario della Liberazione.
L'episodio si è verificato al corteo del 25 aprile a Mottola, in provincia di Taranto, dove un maresciallo dei carabinieri in servizio avrebbe cercato di impedire ad alcuni cittadini di intonare i canti della Resistenza, ‘Bella ciao' e ‘Fischia il vento'. Alla fine ci sarebbero stati dieci manifestanti identificati, per i quali i carabinieri avrebbero fatto partire delle denunce, stando a quanto ha scritto Taranto Today in un suo articolo uscito il 29 aprile. Gli inni partigiani sarebbero stati ritenuti inopportuni, visti gli inviti alla ‘sobrietà' da parte del governo, in concomitanza con i cinque giorni di lutto proclamati per la morte di Papa Francesco. Il maresciallo dei carabinieri avrebbe richiamato disposizioni emanate dalla prefettura, per giustificare il divieto.
L'onorevole Fratoianni ha annunciato anche un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Piantedosi, chiedendo spiegazioni "su questa vicenda surreale e nello stesso tempo gravissima", e ha chiesto che vengano presi provvedimenti nei confronti del militare.
Cosa è successo davvero al corteo per la Liberazione a Mottola
Fanpage.it ha ascoltato la testimonianza di uno dei partecipanti al corteo, per provare a ricostruire quanto accaduto. Alla manifestazione a Mottola per la Festa della Liberazione era presente Sergio Maglio, 69enne di Mottola e studioso di storia locale, il quale ha raccontato cosa è successo quel giorno.
Maglio ha riferito di non sapere il nome delle persone ‘identificate': "Da quello che sappiamo non c'è stata una vera e propria ‘identificazione', anche perché a Mottola ci conosciamo tutti, non è necessario un passaggio formale. Credo ci sia stata, al termine della manifestazione, la trasmissione di una notizia di reato alla Procura, da parte dei carabinieri. Ma la notizia è stata divulgata solo da Taranto Today, che ha scritto che ‘dopo aver identificato i protagonisti dell’episodio, i carabinieri hanno proceduto alla denuncia del gruppo'".
Il corteo era partito come sempre da piazza XX Settembre, dove c'è la sede del Comune, e i manifestanti dovevano percorrere poco meno di un chilometro per raggiungere il Monumento ai Caduti. "Come è accaduto anche l'anno scorso, abbiamo chiesto ai rappresentanti dell'amministrazione comunale, il vice sindaco e gli assessori presenti, di far eseguire dalla banda musicale ‘Bella ciao'. Ci è stato detto che non era possibile, per via di una disposizione della prefettura, di cui però non ci è stato detto nulla di più preciso. E così, come è avvenuto anche l'anno scorso, alcuni di noi partecipanti al corteo abbiamo iniziato a intonarla lo stesso, anche senza accompagnamento musicale. Eravamo circa una ventina", ha raccontato a Fanpage.it Maglio.
"Poi, una volta arrivati quasi al Monumento dei Caduti, abbiamo cominciato a cantare anche ‘Fischia il vento'", ha proseguito Maglio. A quel punto un carabiniere in servizio si sarebbe piazzato al centro della carreggiata, per vietare l'esecuzione del canto partigiano. "Con un fare quasi da bullo, il maresciallo dei carabinieri ci ha detto: ‘La prima ve l'ho fatta cantare, ma questa non ve la concedo'. A quel punto ci siamo fermati, e dopo un breve confronto verbale, siamo arrivati al Monumento dei caduti, dove si è tenuta la cerimonia, con gli interventi del vice sindaco, delle scuola, e delle associazioni. Quindi abbiamo cantato di nuovo ‘Bella ciao', e poi è terminata la manifestazione. Ma c'era una norma che ci vietava di cantare quell'inno, oltre al personale gusto musicale del carabiniere?".
L'iniziativa insomma si è conclusa senza particolari scontri o violenze, per cui non è chiaro chi e perché abbia fatto trapelare la notizia della denuncia e dell'identificazione, e in che modo sia stata motivata l'eventuale segnalazione. Il dubbio è che possa essere un modo per lanciare un messaggio d'avvertimento alle persone che marciavano al corteo del 25 aprile. "Da dove viene questa fuga di notizie?", si è domandato Maglio.
In teoria, secondo la normale procedura, il carabiniere dovrebbe trasmettere l'eventuale notizia di reato al pm, il quale dovrebbe poi valutare se andare avanti o meno. Invece su Taranto Today è apparsa la notizia di cinque uomini e cinque donne, dai 30 ai 50 anni, denunciati. E fino ad ora non c'è stata alcuna smentita da parte dell'Arma dei carabinieri. "Ma non c'erano neanche cinque donne al corteo a cantare ‘Bella ciao' – ha commentato lo studioso a Fanpage.it – È un fatto strano, sembra quasi una prova muscolare da parte delle forze dell'ordine", solo alla scopo di far circolare la notizia che i partecipanti alla celebrazione avrebbero ricevuto addirittura una denuncia e far scoppiare un caso mediatico.
In pratica, basterebbe cantare un brano che non piace alle autorità, per beccarsi un'iscrizione nel registro degli indagati. Ma delle due l'una: o la notizia dell'identificazione è nient'altro che un'intimidazione, oppure c'è stato davvero un salto di qualità nella limitazione della libertà di espressione. Per sciogliere questo dubbio si aspetta una spiegazione da parte del Viminale.
Il sindacato dei carabinieri contro il vice sindaco di Mottola
Non solo non è arrivata una smentita ufficiale da parte dei carabinieri, ma sui fatti del 25 aprile a Mottola è intervenuto Nicola Magno, segretario generale regionale del sindacato Unarma, in difesa dei militare, dopo le affermazioni del vice sindaco Giuseppe Scriboni (il sindaco era assente per malattia per giorno), il quale si era schierato a favore dei manifestanti: "È inimmaginabile che qualcuno possa impedire di cantare una canzone. Prima che il corteo iniziasse, io stesso ho invitato i presenti a essere sobri, ma non mi sarei mai sognato di vietare una cosa del genere", ha detto Scriboni alla Gazzetta del Mezzogiorno.
In risposta è arrivata la replica del sindacato: "Leggiamo con sconcerto le dichiarazioni del vicesindaco di Mottola, Giuseppe Scriboni, che sembrano suggerire una responsabilità diretta dei Carabinieri per quanto accaduto durante le celebrazioni del 25 aprile. Un'accusa grave e del tutto fuori luogo, che denota un tentativo inaccettabile di scaricare su chi serve lo Stato il peso di una gestione poco chiara degli eventi istituzionali da parte delle autorità locali".
Secondo Unarma "i Carabinieri in servizio operano nel pieno rispetto delle direttive ricevute dalle autorità competenti e nel quadro delle disposizioni prefettizie o di pubblica sicurezza, specie in giornate sensibili come il 25 aprile, quest’anno ulteriormente segnate dal lutto per la morte di Papa Francesco. Parlare con leggerezza di ‘divieti arbitrari’ equivale a gettare ombra sull’onorabilità e sulla professionalità di chi, ogni giorno, garantisce l’ordine pubblico in condizioni spesso complesse e delicate".
Chi è il maresciallo dei carabinieri che ha impedito di cantare gli inni della Resistenza
E c'è un altro particolare inquietante che riguarda i fatti avvenuti a Mottola lo scorso 25 aprile. Chi è il maresciallo dei carabinieri in servizio che voleva vietare di cantare ‘Bella ciao' e ‘Fischia il vento'?. Da quanto ha scritto anche il leader di Avs Nicola Fratoianni, del militare in questione circolano alcuni post sui social, con chiare simpatie fasciste.
Secondo quanto apprende Fanpage.it, è stato Giuseppe Tarquinio a bloccare i canti partigiani. E sono suoi i vecchi post sui social, inneggianti al fascismo. Nel 2020 il maresciallo scriveva: "Ma esiste un'applicazione che elimina in automatico la canzonetta ‘Bella ciao'?". E ancora, sempre nel 2020, scriveva in un altro post su sfondo nero: "Facile amare la patria adesso, Noi l'abbiamo sempre Amata e ci chiamavate fascisti".
Ancora più esplicito un post del 2025: "Né destra né sinistra, io sono fascista!!!". Altre card condivise raffigurano un Mussolini stilizzato, con la dicitura ‘Dio, Patria, Famiglia', in un'altra si augura una buona domenica ai "camerati", con tanto di saluto romano, e si evoca lo ‘Stato fascista'.