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Manovra 2026

Come sarà la rottamazione quinquies delle cartelle in legge di Bilancio

Con la manovra 2026 confermata la rottamazione quinquies: l’ipotesi è un piano di rateizzazione al massimo in 9 anni, ma con una rata minima di 100 euro, per evitare i micropagamenti e limitare così i costi per lo Stato. Si tratta ancora sull’ipotesi di un acconto iniziale per aderire alla rottamazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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La rottamazione quinquies è confermata nella manovra 2026, che verrà approvata domani in Consiglio dei ministri. Esulta Matteo Salvini, che della misura è il principale promotore: "Come promesso, finalmente è in arrivo la rottamazione definitiva di tutte le cartelle esattoriali emesse fino al 31 dicembre 2023 – ha scritto sui social -. Vale per i cittadini che hanno fatto la dichiarazione dei redditi (quindi nessun furbetto), ma che per problemi esterni o personali (Covid, malattie, fallimenti, difficoltà familiari, mancati pagamenti di altri, aumento improvviso dei costi) non sono riusciti a pagare tutto".

La rottamazione delle cartelle sarà non in 10 anni, con 120 rate, come inizialmente proposto dalla Lega. L'ipotesi è che sia massimo in 9 anni, e con rate uguali, senza l'acconto iniziale che pure era stato ipotizzato. Vediamo nel dettaglio cosa comporta. "Rate uguali, senza acconto iniziale, da pagare in nove anni e senza sanzioni che nel frattempo hanno moltiplicato l'importo dovuto. Per 15 milioni di Italiani torna finalmente la possibilità di lavorare e di pagare, di vivere serenamente e di guardare al futuro con fiducia", ha detto ancora Salvini.

Come sarà la nuova rottamazione delle cartelle voluta dalla Lega

Secondo quanto scrive oggi il Sole 24 Ore, la nuova rottamazione dovrebbe prevedere una rata minima di 100 euro. In questo modo di fatto i piani saranno flessibili, per cui per i debiti più bassi non si dovrebbe arrivare alle 54 rate bimestrali (9 anni) ipotizzate. La rata minima servirà a contenere i costi amministrativi, che sarebbero svantaggiosi in termini di beneficio finale, in caso di micropagamenti. Quindi, per i debiti fino a 5mila euro ci sarà secondo i piani un calendario di pagamenti più breve. Restano esclusi dalla misura i ‘recidivi', coloro cioè i contribuenti che hanno aderito a passate rottamazioni senza portarle a termine, e vengono tenute fuori anche tributi locali e multe.

L'acconto iniziale, nonostante gli annunci di Salvini, tuttavia è ancora in bilico. Se il segretario del Carroccio infatti spinge per l'esclusione dell'acconto, i tecnici del Mef spingerebbero, secondo quanto riportato dal Sole, per un pagamento iniziale di almeno un 5% del debito complessivo. Il braccio di ferro sarebbe ancora in corso. La soluzione spinta dai tecnici chiaramente servirebbe per limitare i danni per l'amministrazione: alcuni contribuenti, proprio per evitare pignoramenti imminenti o fermi amministrativi, potrebbero essere portati ad aderire alla rottamazione, senza poi sanare i debiti. Circostanza questa che si è effettivamente verificata con le prime quattro rottamazioni, che hanno visto il versamento solo del 41% dei debiti, con conseguenti 48 miliardo persi dall'Erario. D'altra parte, ed è questa la preoccupazione principale della politica, con un acconto in ingresso molte persone potrebbero essere scoraggiate. Il quotidiano fa un esempio pratico: con il pagamento dell'acconto del 5% e una rata minima di 100 euro, con un debito di 3mila euro si potrebbe fare un piano da 30 rate, con un versamento iniziale di 150 euro.

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