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Opinioni

Ci spiace caro Esposito non è colpa delle donne se ci sono uomini impotenti

Il tweet sessual calcistico del senatore Pd Stefano Esposito contro tutti i non-juventini (cioè quasi tutto il resto del paese) manca totalmente la metafora che vorrebbe e contrariamente alle apparenze non è neanche troppo sessista, anzi: le donne afflitte da uomini impotenti o incapaci sappiano che da ora in poi, il Pd si augura che il loro desiderio sia soddisfatto.
A cura di Sabina Ambrogi
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Il senatore Pd Stefano Esposito è quello che un paio di anni fa diceva a Marta Camposana, una ragazza attivista No-tav picchiata dalla polizia e anche toccata nelle parti intime, che se lo meritava (“Parte da Pisa per andare a fare la guerra allo Stato, prende giustamente, qualche manganellata e si inventa di essere stata molestata #bugia”). Ieri ha scritto un altro tweet che sta rimbalzando un po' ovunque con un notevole scia di riprovazione e accuse di sessismo.

Stavolta il contenuto è una divertentissima metafora (lui dice che dobbiamo ridere quindi lo stiamo facendo) seguìta alla vittoria del Barcellona contro la Juventus alla finale Champions. E poiché molti esultavano per la sconfitta dei bianconeri il senatore si è abbandonato a questa pensata, rivolgendosi peraltro a Matteo Orfini e a Luca Cassiani, avvocato e Consigliere comunale di Torino.

Questo è il tipo di idiozia che porta molte reazioni e quindi senz'altro è candidato a essere il “politico/giornalista-format”, cioè invitato a spiegare pensierini assurdi nelle trasmissioni, al solo scopo di alzare ascolti (gli esempi vanno da Salvini a Adinolfi ) e di cui la trasmissione La Zanzara è il principale contenitore. Questi personaggi-format hanno il pregio di ributtare nel dibattito qualsiasi cosa. Tipo “è giusto essere senatore e fregarsene totalmente del proprio ruolo?”. Oppure "le donne devono votare?” oppure “ essere gay si può curare?” E via di seguito.

Ma divertiamoci a capire cosa scrive il senatore Pd. Innanzitutto la metafora non centra il suo obiettivo. Stefano Esposito (che infatti che l'ha con gli intellettuali che, giustamente, lo devono aver ripreso chissà quante volte) intenderebbe dire: “Essere contenti della sconfitta è come se la tua partner andasse a letto con un altro e tu che non riesci a fare sesso con lei, perché sei impotente, fossi contento del suo piacere con un altro”.

Seguiamo il solco del suo significato e vediamo dunque: chi sarebbe l'impotente? Tutti i tifosi di tutte le altre squadre, meno quelli della Juventus. E che siano impotenti ci siamo: infatti nessuno di loro aveva la propria squadra in campo, e quindi non potevano fare il tifo per la loro squadra. La parte assolutamente fuori contesto e che fa fallire il senso della metafora è quella riguardante la donna protagonista. Chi sarebbe? La Juventus? E perché mai un romanista, per esempio, o un tifoso del Toro o anche un non-tifoso dovrebbe avere un rapporto affettivo o di desiderio con la squadra più odiata di ogni campionato? E siccome la premessa è sbagliata si fallisce anche il significato che segue. Infatti se quella non è la mia donna (nessuno ama la Juventus) perché mai pur essendo io impotente (la mia squadra non ha potuto giocare la partita) dovrei essere dispiaciuto che qualcuno la fa godere al posto mio? Inoltre proprio nessuno l'ha fatta godere, visti i risultati. Anzi, la sofferenza è appunto, con grande gaudio di tutti, felicemente andata a tutti i tifosi della Juventus. Nelle tifoserie è una roba non da poco che la squadra avversaria perda. Qualsiasi cosa, ma perda. A meno che il senatore (ma sarebbe troppo) non voglia aver identificato la Juventus con la nazionale, o con l'amore patrio.

Questo per quanto riguarda la lettura della metafora che è totalmente fuori contesto, spiegata male e capita peggio dallo stesso autore Esposito. E quindi, sì, fa molto ridere. Ha ragione a dire a tutti “fatevela una risata”.

Vediamo le accuse di sessismo. E' vero che la metafora usata sia comunque sessista: è rivolta ai soli maschi. Ma questo ogni pessimo politico lo fa: anche se le tifose sono ormai un numero esorbitante non si accorge che il mondo è cambiato da diversi decenni. Appunto è rimasto agli anni '70 cosa di cui ha accusato tutti coloro che hanno reagito. Soprattutto identifica le donne con il ruolo sessuale. Cosa c'è di nuovo rispetto a mezzo secolo fa? Però, attenzione, perché il senatore del Pd introduce un nuovo elemento: prevede che alcuni uomini siano impotenti ( e quindi lo ammette) e che le loro donne possano andare con altri. Tutto ciò rammoderna la questione, e fa sembrare quel tweet una presa di coscienza, chissà, magari a titolo personale. Va provata empatia per lui, e quelli come lui sofferenti dell' impotenza, ma va presa coscienza della piccola evoluzione che c'è stata visto che la repressione anche nominale del desiderio femminile è una variabile fondante delle logiche del patriarcato. Diciamo che con questo si prevede che se un uomo è impotente (in senso stretto e lato) è possibile, diremo auspicabile, che la malcapitata donna goda con qualcun altro. Finalmente, si cambia verso. Chissà in quale direzione. Ma si cambia

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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